NBA SEASON RECAP: CHE ANNATA PER MILWAUKEE E TORONTO, TUTTO DA RIFARE PER I LAKERS

Quando ormai manca una sola notte di regular season e restano da cesellare solo alcuni dettagli all’interno della situazione playoff, come ad esempio chi siederà sull’ottavo scranno a Est o come verranno a costruirsi definitivamente le griglie della post season, ci sembra doveroso rivivere con voi quelli che sono stati i caratteri distintivi di una meravigliosa stagione NBA.

Un’annata dominata in lungo e in largo dai Milwaukee Bucks del candidato MVP Giannis Antetokounmpo, nettamente la miglior squadra della lega sin dalle sue primissime battute. Il dominio della franchigia del Wisconsin ci ha immediatamente costretti a rivedere le nostre gerarchie pre-stagionali sulla Eastern Conference e, in più, ci ha permesso di identificare molto presto due candidati a due dei principali premi stagionali della NBA: l’MVP per la stella greca e il titolo di Coach of the Year per coach Mike Budenholzer, capace di trasformare un gruppo dal talento effimero in una macchina da guerra capace di posizionarsi in cima alla lega. Ora ci manca solo di scoprire quale sarà il loro impatto ai playoff per comprendere quanto in profondità si sarà spinto il lavoro dell’ex coach degli Hawks.

Discorso comparabile anche per i Toronto Raptors, secondi sia nella Conference che nei record della lega: la squadra canadese, dopo aver cambiato guida tecnica passando dall’ultimo Coach of the Year Dwayne Casey a Nick Nurse che ha guidato un gruppo di talento a un secondo posto in amministrazione controllata: l’aggiunta in corsa di un super-veterano come Marc Gasol li rende interessantissimi da guardare in post-season, soprattutto con il procedere dei turni playoff. Proprio i canadesi, infatti, potrebbero essere i favoriti dell’Est a raggiungere le NBA Finals.

Meno scoppiettante di quanto ci si aspettava è stata la stagione dei Golden State Warriors, padroni dell’Ovest senza mai imporre un reale dominio, spesso distratti da discussioni interne, dagli infortuni di Steph Curry e dall’inserimento di un quinto potenziale All Star a roster come DeMarcus Cousins: insomma, una stagione paradossalmente sotto tono che, però, non inficia nessuna delle loro possibilità di chiudere uno storico three-peat (sarebbe il primo da quello dei Lakers 2000-2002), che varrebbe il quarto titolo nelle ultime cinque stagioni. Come al solito gli equilibri della lega passano da loro.

Una piccola sorpresa di questa annata è arrivata dalle lotte playoff delle due conference: per quanto la competitività della Western Conference sia apparsa su un livello maggiore rispetto a quella dell’Est, visibilmente livellata verso il basso, nel selvaggio West si sono consolidate con largo anticipo le otto partecipanti ai playoff, anche grazie alla straordinaria stagione dei Los Angeles Clippers che hanno staccato il gruppetto di squadre in lotta per l’ottavo posto sin da subito, vivendo anche esaltanti momenti in cima alla Conference: un’annata che Danilo Gallinari (alla miglior regular season della carriera) e compagni non dimenticheranno facilmente. Molto meglio delle aspettative anche i Sacramento Kings, non capaci di giungere fino ai playoff ma in grado di vivere la miglior stagione da anni, restituendo il sorriso ai propri fan dopo tantissime stagioni di tenebre.

Ben altro discorso per i Lakers e LeBron James che hanno clamorosamente mancato la post-season: sesta stagione consecutiva senza playoff per i giallo viola, prima assenza dal 2005 per James che, ora, sta cercando di reclutare qualche All-Star per riportare la franchigia angelena dove tutti si aspetterebbero di vederla. A complicare l’assunto è giunta, però, proprio questa notte l’ufficialità delle dimissioni dal ruolo di presidente di Magic Johnson, un aspetto non da sottovalutare che potrebbe assolutamente riscrivere la geografia del mercato estivo 2019.

Se ci spostiamo, invece, a Est, ci rendiamo conto di come la corsa playoff sia ancora viva a una sola notte dalla chiusura delle ostilità con ben tre squadre (Pistons, Hornets e Heat) ancora in corsa e, inoltre, realizziamo che sono ben due le franchigie assenti da molto tempo ad essere tornate alla post-season: i Brooklyn Nets e gli Orlando Magic, a coronamento di due percorsi diversi ma ugualmente interessanti. Insomma, stavolta l’Est ci ha appassionati ben oltre le aspettative.

Non è stata, però, una stagione incredibile solo dal punto di vista della competitività e delle sorprese: è stata anche la stagione del ritorno su eccellenti livelli di Derrick Rose, l’annata in cui James Harden ha chiuso a oltre 36 punti di media (settima performance realizzativa di sempre), la terza stagione in tripla doppia di media di Russell Westbrook, la ventiduesima qualificazione consecutiva ai playoff dei San Antonio Spurs, la regular season delle ventuno gare totali al di sopra dei 50 punti da parte di fenomeni come Harden, Rose, Booker, Curry, Thompson, Durant, Walker, Griffin, Antetokounmpo, Aldridge e, ovviamente, LeBron James. Un club al quale stanotte si è aggiunto Jamal Crawford, che con i 51 punti ai Mavs è diventano il più anziano giocatore a realizzare una simile prova, segnando un cinquantello con la quarta squadra diversa in carriera: un altro piccolo monumento di questa lega.

E ancora, è stata la regular season del ritiro di Dwyane Wade e di Dirk Nowitzki, con entrambi che hanno salutato i rispettivi pubblici di casa con un due gare da 30 punti ed entrambi che sono stati aggregati ai roster dell’All Star Game “ad honorem”. Il primo può ancora lottare per raggiungere i playoff, il secondo ha già lasciato lo scettro di re di Dallas a Luka Doncic. Già: è stata anche l’annata di debutto di Luka Doncic, uno dei più incredibili rookie nella storia NBA, pronto a dominare la National Basketball Association del domani.

Insomma, è stata una stagione da ricordare, così come da ricordare saranno i playoff che inizieranno nel weekend e che noi siamo pronti a raccontarvi!

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