Senza l’infortunato Giannis Antetokounmpo, ma con Jrue Holiday in grande spolvero e soprattutto grazie a un Khris Middleton versione extralusso, i Milwaukee Bucks non hanno fatto rimpiangere l’assenza del due volte MVP nelle due sfide saltate a causa dell’iperestensione del ginocchio (subita in gara-4 contro Atlanta) e si sono presi l’accesso alle NBA Finals per la prima volta negli ultimi 47 anni. Un ritorno al passato anche per i Phoenix Suns, già qualificati da qualche giorno dopo aver battuto i Clippers per 4-2 e tornati a giocarsi l’ultima serie della stagione a distanza di 28 stagioni da quando Charles Barkley e un roster pieno di talento non riuscì ad avere la meglio contro i Chicago Bulls di Michael Jordan. Una finale NBA inedita, anomala e imprevedibile, arrivata al termine di una stagione in cui il calendario serrato - e gli infortuni - hanno reso vano ogni pronostico di inizio stagione.

C’era infatti chi, prima dell’avvio della regular season, indicava le probabilità di conquista dell’anello da parte dei Suns pari a quelle degli Houston Rockets: una è arrivata fino alle NBA Finals, l’altra invece si è presa il secondo posto in Lottery avendo chiuso la stagione con il peggior record della lega. Una sfida dunque aperta e tutta da seguire quella tra Phoenix e Milwaukee, con un unico vincitore già prima di iniziare: Torrey Craig. Il n°12 dei Suns scenderà in campo agli ordini di coach Monty Williams, pedina importante negli schemi difensivi della squadra dell’Arizona e con ogni probabilità chiamato a marcare per qualche minuto anche Giannis Antetokounmpo. Quell'Antetokounmpo che a inizio stagione è stato suo compagno di squadra, nelle 18 gare disputate da Craig in maglia Milwaukee Bucks. Motivo per cui al via della prossima stagione, sia che vincano il titolo i suoi Suns o i suoi Bucks, l'ex giocatore di Denver ricevere l'anello di campione NBA.

NBA Finals 2021: il percorso fatto in stagione dai Phoenix Suns

Sul 51-21 di record stagionale dei Suns ci avrebbero scommesso in pochi eppure, dopo l’ottima impressione destata nelle tre settimane scarse di gare nella bolla di Orlando la scorsa estate (8-0 il record con accesso ai playoff mancato di un soffio), coach Monty Williams era consapevole di avere per le mani una squadra potenzialmente pronta a fare il grande salto. Quale? Quello per puntare ai playoff, magari anche a giocarsi un paio di serie in postseason, ma difficilmente immaginava che nel giro di dieci mesi sarebbero subito arrivate le NBA Finals. Invece tutto ha funzionato per il meglio, partendo dalla sapiente guida di Chris Paul - la vera novità degli ultimi mesi a Phoenix, il leader che mancava e che ha permesso a Devin Booker, a Deandre Ayton e tutti gli altri giovani talenti di esprimersi al meglio. Risultato? Secondo posto in regular season a Ovest, con tanto di beffa nel primo turno playoff - conquistato dopo 10 anni di astinenza.

L’incrocio al primo turno è stato con i Los Angeles Lakers campioni NBA, claudicanti in gara-1, ma poi tornati nel pieno delle loro capacità in gara-2 - tanto da battere Phoenix a domicilio, prendersi il fattore campo e sfruttare l’infortunio alla spalla di CP3. Sembrava una condanna, con i Lakers avanti 2-1 e Suns con le spalle al muro allo Staples Center in gara-4. A cambiare l’inerzia della serie è stato invece l’infortunio di Anthony Davis - uno dei tanti in questi playoff sfortunati per gli All-Star - che ha ridato linfa e coraggio a Phoenix, abile a mettere in fila tre successi e a condannare LeBron James per la prima volta a un’eliminazione al primo turno. Percorso più agevole in semifinale di Conference quando, nonostante la sfida con un Nikola Jokic formato MVP, i Suns si sono sbarazzati dei Nuggets in sole quattro gare, riposando più degli avversari e senza concedere a Denver neanche un successo. La terza e ultima serie vinta invece è stata quella contro i Clippers - costretti a fare a meno di Kawhi Leonard, ma trascinati fino all’ultimo da un Paul George sempre oltre quota 20 punti segnati. Alla fine è stato 4-2 per Phoenix, mentre la squadra di Los Angeles ha dovuto rimandare l’appuntamento con le prime finali NBA della propria storia.

NBA Finals 2021: il percorso fatto in stagione dai Milwaukee Bucks

Soltanto terzi a Est invece i Milwaukee Bucks, abituati nell’ultimo anno al binomio “miglior record della Eastern Conference + Giannis Antetokounmpo MVP della regular season”. Venute meno entrambe queste condizioni, in Wisconsin sono riusciti però nel frattempo a sfruttare un gruppo che ha saputo garantirsi delle alternative allo straripante dominio fisico e tecnico del n°34 greco. L’arrivo di Jrue Holiday in squadra ha cambiato il volto difensivo e organizzativo in attacco di Milwaukee, mentre il rimpianto per non essere riusciti ad aggiungere al gruppo anche Bogdan Bogdanovic è stato parzialmente lenito dalle prestazioni di comprimari di lusso come Bobby Portis, Brook Lopez, Bryn Forbes e tanti altri che - nel corso della regular season - sono riusciti a dare a loro modo un contributo fondamentale.

Iniziati i playoff, lo spauracchio non solo dei Bucks - convincenti nel 4-0 senza affanno con cui si sono sbarazzati dei Miami Heat al primo turno - ma dell’intera NBA erano i Brooklyn Nets, guidati da un Kevin Durant indemoniato e zavorrati in parte da infortuni che (ormai lo abbiamo capito) hanno segnato il percorso delle franchigie in questa stagione. Nonostante le assenze a fasi alterne di Kyrie Irving e James Harden, la semifinale contro i Nets e le sette sfide contro Brooklyn sono di gran lunga la serie più bella non solo di questi playoff, ma tra le migliori e più avvincenti degli ultimi anni - decisa di pochi centimetri dal piede di Durant che allo scadere di gara-7 ha realizzato un canestro dall’arco, diventato poi da due a causa di una scarpa più grande del dovuto che ha portato la sfida a cinque minuti di supplementari in cui i Bucks hanno saputo chiudere i conti. La forza di Milwaukee poi, come dimostrato contro Atlanta, è stata anche quella di non farsi affondare dagli infortuni: anche senza Antetokounmpo, con una serie in equilibrio sul 2-2, i Bucks hanno trovato il modo di conquistare due successi in fila e le NBA Finals.

NBA Finals 2021: il protagonista in casa Phoenix è Chris Paul

La storia di queste NBA Finals è certamente quella di Chris Paul, giunto a 36 anni e dopo 16 stagioni nella lega - giocate sempre da protagonista e spesso da All-Star - alla sua prima finale, a caccia di un titolo che sarebbe il coronamento di una carriera unica nel suo genere. Proprio quando sembrava averci rinunciato, CP3 ha sfruttato al meglio l’ennesima super stagione della sua carriera e ha trascinato i tanti giovani talenti cresciuti attorno a lui fino all’ultima serie dell’anno. Nonostante gli infortuni, le gare saltate a causa dei protocolli sanitari previsti dalla NBA, i naturali passaggi a vuoto di un gruppo che doveva maturare, Paul ha mantenuto la guida e la maturità necessaria per permettere a Phoenix di andare a prendersi un’opportunità che adesso non vogliono lasciarsi scappare. La prestazione simbolo è stata quella dell’ultima gara delle finali di Conference: 41 punti, massimo in carriera ai playoff eguagliato, 8 assist e 0 palle perse, di fronte al pubblico del suo Staples Center, contro i suoi Clippers, a chiudere virtualmente un cerchio e a sognare un successo che sarebbe il compimento di una vita intera.

NBA Finals 2021: il protagonista in casa Milwaukee è Giannis Antetokounmpo

Saranno anche le prime NBA Finals per Giannis Antetokounmpo, che tuttavia spera prima di tutto di recuperare una forma fisica accettabile per potersi giocare un’occasione unica e provare ad aggiungere alla sua bacheca di trionfi personali anche il primo anello. I suoi compagni di squadra hanno dimostrato di poter battagliare anche senza di lui, ma avranno bisogno del suo atletismo, dei suoi canestri e del suo impatto su entrambi i lati del campo per provare a superare Phoenix, con il n°34 greco che cercherà di lasciarsi alle spalle le difficoltà al tiro - sia dalla lunga distanza, che dalla lunetta. “Come sta Antetokounmpo?” : questa la domanda a cui bisognerà dare una risposta nei prossimi giorni, in attesa di capire come Phoenix proverà a prendersene cura in difesa: incroci, sfide personali, testa a testa e suggestione in una finale aperta a ogni possibile risultato e che, come raramente è successo in passato, non ha un favorito d’obbligo alla vigilia. Un motivo in più per godersi lo spettacolo e scoprire come andrà a finire.

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