L’unico elemento di contatto tra le due finaliste, almeno a una prima occhiata veloce, è che entrambe scenderanno in campo con undici giocatori. È difficile, infatti, pensare a due filosofie più diverse rispetto a quelle proposte dai bavaresi e dai parigini.

Il rigore inossidabile come acciaio che forgia e sovraintende ogni decisione, anche la più piccola, venga presa nell’ambiente Bayern, sul prato e fuori. L’ambizione, la sregolatezza, la creatività elettrica che governa le scelte in casa Paris Saint-Germain, soprattutto outside the pitch.

Nessuno spazio alle sorprese, la finale è quella attesa, ma c’è ancora la possibilità che la storia si concluda con un finale diverso dalle aspettative, sarebbe un autentico schiaffo al malocchio degli ultimi anni.

Due modi diversi di arrivare all’epilogo, tra le mura del Da Luz di Lisbona. Frizzante, vivace, incontenibile il PSG, un’estasi impensabile fino a poco tempo fa, quando si diceva che la precoce interruzione della Ligue 1 avrebbe creato solo problemi alle squadre francesi.

Robotica ma non automatica la qualificazione della squadra di Flick, puntuale e chirurgica ma non perfetta nell’abbattere il Lione. E, se l’occhiata si è fatta nel frattempo più acuta, allora avrà notato che qualche sassolino è rimasto incastrato nell’ingranaggio oliato dai tedeschi.

Il punto sul Bayern Monaco

Abbastanza curiosamente, i biancorossi si ritrovano in una finale europea nell’anno “pieno” (per intenderci, quello che finisce con lo zero) così come l’Inter, un decennio dopo l’ultimo atto di Madrid.

Nello scorso articolo abbiamo parlato degli impressionanti numeri nelle semifinali che i bavaresi possono vantare, ma se si riduce il campo alla finalissima, le cose peggiorano, anche se di poco.

Nella moderna Champions League si contano due successi su cinque finali disputate. E le sconfitte sono state piuttosto dure da digerire, come l’incredibile rimonta subita dal Manchester United nel 1999. O quella più recenti ai rigori contro il Chelsea di Drogba (era il 2012).

Per rimettere al 50% il discorso bisogna scomodare l’epoca d’oro degli anni Settanta, quando Muller, Beckenbauer e soci griffavano un tris consecutivo tra il ’73 e il ’75. Si capisce quindi che questa sera l’ago della bilancia tornerà a far pendere la percentuale da una parte o dall’altra.

Completiamo il quadro ribadendo alcune cifre significative: il Bayern ha vinto tutte le partite dell’edizione 2019/20 di UEFA Champions League, ha trionfato in 28 delle ultime 29 gare giocate e possiede il duo d’attacco più prolifico d’Europa (la coppia Lewandowski-Gnabry con 78 gol). Il polacco, a segno nel finale, tiene vivo il record di gol consecutivi nel torneo con 9, sempre a caccia degli 11 di CR7.

Il punto sul PSG

Se già era un record giocarsi una semifinale, figuriamoci avanzare ulteriormente all’ultimo step. Serve altro da dire?

Per rinforzare il blocco dei numeri, allarghiamo il discorso alle finaliste francesi nella coppa dalle grandi orecchie. Il primo nome non è certamente dei più attesi. Si tratta dello Stade de Reims, club dello Champagne ancora oggi in massima serie. Le due finali (perse) contro il Real Madrid nel 1956 (per 4-3) e nel 1959 (2-0) portano i nomi di due icone del calcio francese recentemente scomparse: Michel Hidalgo (vincitore in panchina dell’Europeo ’84) e Raymond Kopa (Pallone d’Oro nel ‘58).

Passiamo agli anni Settanta, l’epoca d’oro del Saint-Etienne, la squadra più titolata di Francia. Peccato che dall’altra parte ci fosse un’altra corazzata, proprio il Bayern già citato in precedenza. Risultato, un sofferto 1-0 dei bavaresi nell’ultimo atto di Glasgow.

L’epoca successiva è targata Olympique Marsiglia. Sono due le finali conquistate dall’OM, nel ’91 e nel ’93. Nel gioiellino del San Nicola di Bari, trionfò ai calci di rigore la Stella Rossa, ma la maledizione venne interrotta poco dopo, a Monaco (guarda a caso) contro il Milan di Capello. Era la vittoria di Deschamps, Desailly e Voller.

Debacle monegasca nell’ultimo atto, lo 0-3 contro il Porto mourinhano a Gelsenkirchen in una finalissima tra rivelazioni. È giunto il momento di aggiustare il tiro.

Pronostici e analisi di PSG - Bayern Monaco

Il format particolare scelto dall’UEFA per completare l’edizione corrente sembra aver cambiato un po’ le carte in regola, a giudicare dai risultati emersi. Ma per la finale di Lisbona l’unica differenza sarà l’assenza di pubblico sulle rosse tribune del Da Luz.

Pur private precocemente del campo, le squadre francesi hanno messo sul rettangolo verde tutta la voglia e l’energia che era rimasta immagazzinata nelle gambe e nei pensieri. Ha sicuramente fatto pensare il modo di giocare di entrambe, soprattutto del PSG.

È piuttosto logico andare a cercare il punto di svolta del collettivo di Tuchel nell’incredibile rimonta contro l’Atalanta. La memoria corta potrebbe ingannare, in pochi ricordano le ceneri parigine dopo le due finali di coppa (entrambe peraltro vinte).

Gli addii burrascosi di Meunier e soprattutto Cavani, l’infortunio di Mbappè, i guai fisici di Verratti. Tutto sembrava contro il club di Saint-Germain.

 

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