È la Champions più anomala e imprevedibile della storia. Per la formula: Final Eight in un’unica città, Lisbona, e due stadi. E per le protagoniste ancora in corsa: nella precedente edizione solo due delle migliori otto (Tottenham e Manchester City) non l’avevano mai vinta prima, a Lisbona saranno ben sei i club ancora senza Coppa in bacheca. Non solo: delle due che l’hanno già conquistata (Barcellona e Bayern Monaco) solo una resterà in corsa dopo lo scontro diretto dei quarti. Clamoroso!

  1. Riassunto delle puntate precedenti. Il tabellone dei quarti si è completato dopo le ultime quattro partite di ritorno rimaste in sospeso da marzo. Dopo 10 anni Cristiano Ronaldo è stato eliminato al secondo turno della competizione: il Lione di Pjanic lo giustiziò nel 2010, quello di Rudi Garcia ha disinnescato la sua doppietta allo Stadium. Eliminazione fa rima con umiliazione per la Juventus, ko all’andata contro una squadra priva di uomini chiave come Depay e Reine-Adeläide e quindi ancora più debole di quella che ha ottenuto la qualificazione a Torino. L’assenza per squalifica del Lìder Maximo, Sergio Ramos, anima e cuore del Madrid, è stata invece fatale al Real, ko a Manchester con lo stesso punteggio (1-2) e gli stessi rimpianti dell’andata: allora per il blackout nel finale e stavolta per gli errori inediti di Varane. A Lisbona ci sarà anche Leo Messi, trascinatore supremo di un Barcellona arrivato sfinito al 90’ contro il Napoli ma capace di limitare gli effetti delle assenze di Busquets e Vidal, che in Portogallo torneranno disponibili. Sfida da ex per il cileno, reduce dalla miglior stagione dal 2015 e chiamato a reggere l’urto portentoso del SuperBayern, che dopo due settimane di vacanza è tornato in forma scintillante contro il Chelsea (4-1).

  2. Atalanta-PSG aprirà la Final 8 di Lisbona. Con tante incognite per entrambe. Sicuri assenti Ilicic, Gollini e Verratti per infortunio, Di Maria per squalifica, Cavani e Meunier per estinzione del contratto. Possibile quanto inatteso il recupero di Kylian Mbappé dopo l’entrata killer subita in finale di Coppa di Francia dal rude difensore del St.Etienne, Perrin. Il Napoli di Ancelotti è stata l’unica italiana che ha affrontato il PSG nell’era Al-Khelaifi, tutti gli altri precedenti risalgono agli anni Novanta e all’inizio del Duemila, comprese le supersfide tra il Paris di Weah, Ginola e Raì e il Milan. Era il 1995 e resta l’unica semifinale di Champions giocata nell’era moderna dai parigini. L’Atalanta arriva a questo appuntamento storico a 29 anni dall’ultima apparizione nei quarti di un torneo continentale, contro l’Inter nella Coppa Uefa 1990/91. Gasperini ha infranto muri che apparivano invalicabili per il suo club: record di punti (78) e di gol (98). Era dal 1950/51 che una squadra capace di segnare così tante reti non vinceva il campionato. Numeri spaventosi, che però richiedono un’ulteriore conferma in Europa. Le delusioni patite da Juventus e Roma rispettivamente contro la settima della Ligue 1 e la quarta della Liga invitano alla prudenza: la Serie A è ormai un parametro poco attendibile rispetto al grande palcoscenico europeo.

  3. Per i nerd della tattica il match più intrigante sarà Atletico Madrid-Lipsia: gli opposti si incontrano. Da una parte un club con storia e blasone, squadra del popolo, di lotta e di coraggio, a caccia della prima Coppa dei Campioni dopo tre finali perse, allenata da un suo ex giocatore e impostata con un rigido 4-4-2 in nome dell’equilibrio supremo; dall’altra una società fondata nel 2009, che si è affacciata in Bundesliga nel 2016, allenata da un 33enne che abbandonò presto il sogno di fare il calciatore, profeta del calcio offensivo, che ha proposto cinque sistemi di gioco diversi in otto partite di Champions. L’esperienza dell’Atletico, che sarà senza il jolly offensivo Correa, contro l’esuberanza del Lipsia, privo del suo miglior giocatore della stagione, Timo Werner, già passato al Chelsea. I colchoneros cercheranno di ritrovare il gol perduto dopo aver chiuso la Liga con il minor numero di reti segnate in un campionato nell’era Simeone. Il Lipsia, però, è l’unica squadra che non ha fatto segnare il Bayern nel 2020: che intrigo…

  4. Proprio l’armata bavarese atterra a Lisbona da grande favorita in virtù di una serie di 26 vittorie e 1 pareggio (lo 0-0 col Lipsia, appunto) nelle ultime 27 partite. Il bilancio tra andata e ritorno contro il Chelsea è stato impressionante: 7-1. Il Bayern finora ha completato un percorso netto, 8 vittorie in 8 partite tra girone e ottavi. E Lewandowski contro il Chelsea ha fatto…7 su 7 partecipando a tutti i gol, realizzandone tre e assistendo gli altri quattro: spaventoso! La forza dirompente della squadra di Flick si scontrerà con un Barcellona ancora lontano dai suoi migliori standard. Oggi più che mai è Messi y diez màs: Messi e altri dieci, tra i quali spiccano le parate di Ter Stegen, le volate di Jordi Alba, le scariche di adrenalina di Vidal, l’equilibrismo di Busquets, l’eleganza imperiale di De Jong e la resistenza strenua di Piqué, spesso solo contro tutti nelle praterie difensive. Ma contro questo SuperBayern solo un Messi celestiale, come quello che al Camp Nou fece svenire Boateng nella semifinale del 2015, potrà evitare ai blaugrana un’altra delusione europea.

  5. Fu una serata da incubo per il difensore tedesco di origini ghanesi. Più o meno come quella di Rudi Garcia e della sua Roma contro il Bayern di Guardiola qualche mese prima.
    L’1-7 dell’Olimpico resta una delle pagine più esaltanti del Guardiolismo. A Ferragosto all’Estadio Alvalade i due allenatori si ritroveranno per conquistare le semifinali: il Lione non le raggiunge dal 2010 e il Manchester City dal 2016, ultimo atto dell’era Pellegrini. A Torino i francesi hanno dimostrato di saper combinare un possesso ragionato ad un'attenta fase difensiva; contro il Real il City ha confermato le sue abilità offensive, le geometrie paradisiache di De Bruyne e la ferocia organizzata del suo pressing ma pure le sue croniche lacune difensive. La pressione è tutta sulle spalle di Guardiola: non vincere nemmeno quest’anno la Champions sarebbe avvilente, uscire contro il Lione rappresenterebbe un fallimento.