Protagonisti sì ma non sul campo, i tifosi delle squadre di calcio rappresentano spesso il dodicesimo uomo per molti club; il che tradotto vuol dire grinta e urla dagli spalti disumane, pronti per suonar la carica ai propri beniamini.

Uguali negli intenti, ma diversi quanto a modalità d’approccio al tifo, spesso si rivelano appassionati di scommesse calcio*, ma guai a remare contro la propria squadra.

A L’Insider arriva così uno che di tifoserie ne ha provate diverse e di grande livello: Antonio Cabrini, ex Juve e Bologna, nonché protagonista della cavalcata trionfale azzurra del 1982 con la conquista del Mondiale. Pronta per lui la lente del detective, alla ricerca dell’identikit del vero tifoso juventino! Si parte subito con un’analisi interna, volta a far emergere o quantomeno percepire quel feeling, per molti impercettibile, che nasce e unisce tifoseria e calciatore; quando gli chiediamo del rapporto infatti risponde prima con un “ottimo” di cortesia per poi sciogliersi ricordando “quanto siano stati uno stimolo costante” all’interno del rettangolo di gioco, tanto più nella carriera in generale.

Una carriera che ha vissuto di tensioni e momenti topici anche nel quotidiano, tanto da provocargli la pelle d’oca al sentir nominare il “derby della Mole”, la prima stracittadina del campionato italiano. “Juve – Toro vale una Champions, le sensazioni che provi prima e durante la gara sono equiparabili ad una vera finale”, le parole a caldo a rimarcare quella “rivalità fortissima” tra le due squadre di Torino.

Rivalità che perde qualsiasi connotazione negativa trovando anzi una sfumatura positiva nel suo significato che si traduce in “pregio”. Antonio Cabrini legge in quella grinta e voglia di vincere “un assoluto senso di appartenenza alla maglia, una presenza costante anche nei momenti difficili della stagione di una squadra”. Attaccamento focoso e travolgente al punto da strabordare e sconfinare in “prese di posizione marcate e ferree anche su questioni di carattere societario”. Un difetto c’è dunque ma è uno di quelli belli e del quale si fa fatica a liberarsene.

Quando però facciamo riferimento al campo di gioco, districandoci negli aspetti più tecnico-tattici, tutto trova perfetto equilibrio. È una stagione fondamentale questa per la Juventus che quest’anno ha puntato tutto su Maurizio Sarri, alla ricerca di una Champions League che tarda ad arrivare. Un fautore del “bel gioco” che pone in discussione l’assioma di Giampiero Boniperti “vincere non è importante è l'unica cosa che conta”. Ci siamo chiesti dunque dove si ponga il vero tifoso juventino all’interno di questa diatriba e la risposta di Antonio Cabrini è decisa e sicura: “Per il tifoso juventino è fondamentale vincere! Le aspettative di questa stagione sono ancora una volta rivolte alla Champions. Sarri ha ben chiaro l’obiettivo, farà di tutto per cercare di conquistarla dopo gli ultimi tentativi falliti”.

C’è infine spazio per abbandonare la muta bianconera per raccontare il cambio pelle in azzurro, quella dei tifosi della Nazionale che vive un percorso tanto diverso nei modi ma ugualmente viscerale in termini di intensità. È un tifoso che come ci spiega Antonio “è molto diverso. È un tifoso che segue apparentemente con meno passione l’andamento degli azzurri. Sembra essere più distaccato ma se si vince esplode di gioia allo stesso modo, anzi! Vedi 1982 e 2006...”

Alla fine di questa lunga chiacchierata, Cabrini ha messo giù la lente da detective, re-indossando i panni da calciatore almeno nello spirito e nei ricordi. Ricordi che restano vividi e accesi anche a distanza di anni, quando i tifosi juventini lo portavano nel cuore senza sapere che, un giorno, si sarebbero invertiti i ruoli.

 

*Si prega di essere consapevoli del fatto che questo link vi rimanderà al sito scommesse