Esplosione-consacrazione-tramonto: la sequenza non ammette vie alternative. Un grande torneo è l’evento che determina la fase della carriera dei suoi protagonisti, eroi e antieroi. Il gruppo delle rose di EURO2020 è eterogeneo: c’è l’Inghilterra con un solo over 30 (Kyle Walker), la Svezia con 11 e l’Ungheria con 8; il Portogallo con 3 over 35 e l’Olanda con 6 under 23. Tutte le strade portano a Roma, anzi a Wembley: ecco, ruolo per ruolo, un po’ di highlander che in questo mese potrebbero giocarsi l’ultima grande occasione della loro carriera.

PORTIERI – Non sorprende che il record di anzianità di un giocatore agli Europei appartenga a questa categoria. Anche dopo EURO2020, il primato dell’ungherese Gabor Kiraly, il portiere col pigiama per i suoi inseparabili pantaloni lunghi della tuta, resterà inattaccabile: a 40 anni e 86 giorni è stato ed è l’unico over 40 ad aver giocato un Europeo. Il più anziano presente in questa edizione è l’ex romanista Stekelenburg, ormai 38 anni e 9 mesi: dopo 5 presenze in 3 stagioni all’Everton, è stato rilanciato dalla micidiale combo squalifica di Onana-infortuni di Cillessen-inaffidabilità di Krul. E così in pochi mesi è tornato titolare sia all’Ajax che nell’Olanda. Ha giocato poco nell’ultimo anno e dopo anni da titolare è riserva nell’Ucraina Andriy Pyatov, 36 anni, 97 presenze in nazionale, stile artigianale con cui ha caratterizzato i suoi 13 anni allo Shakhtar e quasi 14 con l’Ucraina. Ma se dici “Europei” e pensi a un portiere (tra gli umani, escluso il Pallone d’Oro Yashin) ti viene in mente subito Schmeichel. Il papà Peter, ora eccellente conduttore tv, a 29 anni fu il simbolo della Danimarca campione a EURO92. Il figlio Kasper (34) cerca un altro mese di gloria dopo una grande annata col Leicester, FACup conquistata e Champions sfiorata.

Agli ottavi dei Mondiali 2018, con il padre presente in tribuna a Nizhny Novgorod, parò 3 rigori tra supplementari e serie finale ma non bastò per eliminare la Croazia: il dramma a lieto fine del suo compagno Eriksen ha fatto passare in secondo piano ogni aspetto sportivo.

DIFENSORI – Ripensando alla sua fantastica performance negli ottavi di Champions a Torino contro la Juventus, viene da chiedersi se davvero Pepe ha 38 anni. Pochi altri giocatori pesano quanto lui per carisma, senso di appartenenza e mentalità vincente. Anche la Germania del cambio generazionale permanente ha capito che non si vince solo coi giovani e ha richiamato Mats Hummels, che anziano non è ma esperto sì, e a 32 anni può aiutare una difesa composta da giocatori più fisici (Rudiger) e duttili (Klostermann, Halstenberg, Süle, Ginter) che tecnici.

Possibile ultimo grande ballo per il recordman di presenze (127) del Belgio Jan Vertonghen (34) e per Yuri Zirkhov (37) laterale sinistro sulla breccia dal 2004, oltre 100 presenze con la Russia, sapienza tattica che compensa il calo atletico incombente.

CENTROCAMPISTI – Risalendo il campo si alza il livello. La Croazia ha perso tanti totem della cavalcata mondiale: Marione Mandzukic, il portiere Subasic, l’uomo spogliatoio Corluka (ora assistente del c.t. Dalic) e il cervello Rakitic, che si è appartato a Siviglia dopo gli anni d’oro di Barcellona. Non molla invece e continua a dirigere magnificamente l’orchestra il Maestro Luka Modric, 35 anni e sentirne 27 (sua cit.).

Si è presentato agli Europei dopo 59 partite stagionali tra club e nazionale, con una serie centrale di 26 consecutive, tutte a un livello fisico e tecnico impressionante. Ha chiuso la Liga segnando un gol bello quanto inutile contro il Villarreal (palleggio-arresto e tiro) e ha dato spettacolo anche nell’ultima amichevole pre-Euro 2020 contro il Belgio. Dopo l’assenza di marzo è tornato con la Slovacchia il primatista di presenze e reti Marek Hamsik, solo 33 anni ma un chilometraggio consistente in carriera. Senza cadere nell’ipocrisia e nel romanticismo acchiappa-like, dopo l’esperienza cinese ha scelto davvero una realtà da “calcio d’altri tempi” e, pur giocando solo 6 partite, con il Goteborg si è riguadagnato la maglia della nazionale. A più di 14 anni dal suo esordio ambisce alla terza qualificazione agli ottavi in tre grandi tornei, dopo il Mondiale 2010 (avanti a spese dell’Italia campione del mondo) ed EURO2016 (gol nella vittoria decisiva contro la Russia, 0-0 contro l’Inghilterra e ko contro la Germania al secondo turno).

ATTACCANTI – Per motivi e tempi diversi la domanda valeva per tutti e 3: sapranno ripetersi? Olivier Giroud (34) potrà replicare le sue gesta da attaccante totale quanto atipico ai Mondiali 2018, splendido scudiero di Griezmann e Mbappé nonostante 0 gol e 0 tiri in porta? O la presenza/ritorno di Karim Benzema gli toglierà continuità, autostima e riferimenti? Già sappiamo che Burak Yilmaz (35) non ha mantenuto lo splendido rendimento che gli ha permesso di trascinare il Lille al successo in Ligue 1 (16 gol e 5 assist in 28 partite)? La sua Turchia è un avversario più duro di quanto può apparire, anche per l’Italia: il c.t. Senol Gunes è lo stesso del terzo posto ai Mondiali 2002, non ha trovato il mix ottimale tra giovani ed esperti è ottimale e la leadership del centravanti del Lille (5 gol nelle ultime 4 presenze, compresa una tripletta all’Olanda) minacceranno il nostro debutto all’Olimpico… E infine, last but not least: sarà in grado Cristiano Ronaldo (36) di raccogliere e indirizzare le residue energie stagionali verso il secondo titolo consecutivo dopo EURO2016?

Con la sua partecipazione a questa edizione è al quinto Europeo in carriera, nono grande torneo, eguagliato il record di Lothar Matthäus. E in attesa di conoscere il nome del suo club nella prossima stagione, si avvicina sempre di più al primato mondiale di reti segnate con una nazionale, detenuto dall’iraniano Ali Daei (109). Cristiano è a -3: nella sua storia infinita ha scalato montagne ben più impegnative…