L’autocitazione è come un colpo di tacco a centrocampo: sostanzialmente superflua. In rari casi, però, può essere utile.

Questo è uno dei tanti passatempi che spopolano su Twitter in quarantena: la Top 11 della Liga con un unico vincolo, un solo giocatore per club. Partiamo da qui, per raccontare i migliori del campionato spagnolo 2019/20.

  1. Courtois, Oblak e Ter Stegen hanno disputato una grande stagione. Il Drago del Real Madrid ha respinto la concorrenza di Areola proprio quando sembrava sul punto di crollare psicologicamente, ovvero dopo la sostituzione nell’intervallo di Real-Bruges di Champions League. Lo sloveno dell’Atletico si è confermato su livelli eccellenti: il gol di testa subìto dal Mudo Vazquez a Siviglia resta una delle sue poche incertezze. Ne ha avute paradossalmente di più Ter Stegen, soprattutto su tiri da lontano. Le ha però bilanciate con parate formidabili, come quella in “3 tempi” contro il Getafe e il volo Top Class su Isco al Bernabeu. Esclusi i Big, i migliori sono stati Unai Simon (22 anni, Athletic Bilbao) e Aitor Fernandez (28, Levante) entrambi alla prima LIGA da titolare: fisico e possente Simon (189 centimetri), elastico e reattivo Fernandez.

  2. La rinascita del Real Madrid è partita dalle fondamenta: difesa e centrocampo. Valverde si è aggiunto a Casemiro come equilibrista e ha migliorato la protezione di Varane e Sergio Ramos che sono così tornati ai livelli pre-crisi. Meno rassicurante il reparto difensivo del Barça, che Setién non ha migliorato: 5 gol subiti in più dello scorso campionato alla 27ma giornata, addirittura 12 più del Real finora. Sono emersi diversi nomi nuovi, potenzialmente molto interessanti per il prossimo futuro. Il terzino destro brasiliano Emerson (21, Betis) gioca sia nella difesa a 4 che in quella a 5: un potenziale erede di Maicon, da rifinire sul piano tecnico e tattico ma con doti atletiche già impressionanti, sublimate da 5 assist. E’ stato acquistato in cooperazione col Barcellona, che a giugno 2021 potrà portarlo in Catalogna per 6 milioni di euro. Annata d’oro e 5 passaggi vincenti anche per il terzino destro della rivelazione Granada, Victor Diaz (31). Sul mio personalissimo cartellino (cit.) ho inserito due difensori centrali di piede sinistro: una forzatura tattica per premiare l’ottima stagione di Pau Torres (23, Villarreal) e del ghanese Salisu (20, Valladolid). Torres, ottima tecnica anche in impostazione, ha superato Hermoso nelle gerarchie della nazionale e ha debuttato con gol; Salisu, esuberanza fisica e senso della posizione, alla prima stagione da titolare in Liga è già planato sulle agende dei top club europei. A sinistra si sono rilanciati Gayà (24, Valencia, eccellente anche in Champions) e Yuri Berchiche (30, Athletic Bilbao). Il fatto che Saùl, pur essendosi adattato al ruolo, ne sia stato uno dei migliori interpreti, rende l’idea delle sue enormi qualità tecnico-tattiche.

  3. Non sorprende che il campionato europeo che più di tutti esalta tecnica individuale e possesso palla, abbia proposto tanti centrocampisti di qualità. Ma anche se la Top 11 è un gioco, va comunque perseguito un equilibrio di squadra. Per questo vanno citati i migliori centrocampisti centrali, Casemiro (28) e Busquets (31). Entrambi fondamentali per Real e Barcellona, così come lo è stato il ghanese Thomas Partey (26) per l’Atletico Madrid. Con la differenza che quest’ultimo non è attorniato da compagni di reparto e di attacco del livello di quelli dei suoi due omologhi. Di conseguenza, il concetto di “equilibrio” non è deputato solo a lui e il suo lavoro fisico e tattico non è sublimato da un gioco collettivo di spessore. Con queste caratteristiche si è esaltato il serbo Maksimovic (25) nella sua seconda stagione al Getafe solido e solidale di Bordalas: al Valencia era una comparsa, alla periferia di Madrid è diventato imprescindibile. Ha entusiasmato con gol (10) e accelerazioni l’argentino ex Milan e Genoa, Ocampos (25). Le consuete bizze di carattere che ne hanno limitato la carriera, tuttavia, sono puntualmente tornate, come testimonia la sciocca espulsione contro il Valladolid. Si prospetta un orizzonte luminoso per Ferràn Torres (20) esterno destro del Valencia, contratto in scadenza a giugno 2021 e ancora in attesa di rinnovo. 4 gol e 4 assist in Liga, 2+2 in Champions, una falcata elegante quanto imperiosa, abilità tecnica al cross e al tiro, lucidità nelle scelte vicino all’area avversaria: se il carattere lo assisterà, ha tutto per imporsi anche in un Top Club.

  4. Messi (19+12) e Benzema (14+6) sono stati i migliori attaccanti della Liga. Al loro livello, fino all’infortunio, solo Suarez. Altri hanno mostrato qualità che sembravano dimenticate. Lucas Perez (31, Alaves) è andato in doppia cifra per la seconda volta in carriera: 11 reti dopo le 17 del 2015/16 col Depor; l’argentino Chimy Avila (26, Osasuna) era a un solo gol dai 10 della scorsa Liga quando è stato costretto ai box da un grave infortunio a un ginocchio; Gerard Moreno (27) ne ha segnati 11 senza rigori, dando un grande contributo anche alla manovra del Villarreal. Come Roger Martì, che ha così sopperito al notevole calo realizzativo del Comandante Morales, che ha segnato contro il Real un gol fantastico: appena il secondo del suo campionato, però, dopo i 10 di un anno fa. A ballare tra centrocampo e attacco tre talenti su tutti: Oyarzabal (22) e il norvegese Odegaard (21) della Real Sociedad e il franco-algerino del Betis Siviglia, Nabil Fekir (26). Tre mancini fatati, ognuno con caratteristiche fisiche diverse: falso lento ed essenziale il basco, elettrico e iper-verticale lo scandinavo, esplosivo e micidiale al tiro l’ex Lione. Oyarzabal è destinato a un grande club, Odegaard tornerà alla Casa (Blanca) madre. Dove già sognano di accompagnarlo al suo amico e connazionale Haaland…
    E Fekir? Resterà in attesa di giudizio, finché non riuscirà a controllare il suo carattere fumante. La sua stagione (e la sua carriera) sono tutte nella partita contro il Barcellona: gol, dribbling e perle macchiati da un’assurda espulsione.

  5. Senza il ribaltone dell’ultima giornata disputata (1-2 sul campo del Betis) El Banquillo de Oro virtuale sarebbe andato senza discussioni a Zinedine Zidane, artefice della rinascita madridista con scelte forti quanto decisive: il decollo definitivo di Valverde, la destituzione di Marcelo a vantaggio di Mendy, la spinta motivazionale per Modric, Isco e Vinicius, la continuità di Benzema. Il tracollo del Benito Villamarin ha rimesso in discussione il trono di miglior allenatore, non tanto per il risultato quanto per il modo in cui è arrivato. Menzione d’onore, quindi, per José Pepe Bordalas, che per il secondo anno consecutivo ha portato il Getafe costantemente in zona Champions, facendo benissimo anche in Europa League (eliminato l’Ajax in attesa dell’Inter). Ma l’allenatore dell’anno, per rapporto rosa/risultati, è stato Diego Martinez, alla guida del Granada neopromosso, nono in classifica in una stagione storica per il club, mai così in alto dagli anni ’70.

Un gruppo pieno di debuttanti che grazie al loro guru non si sono mai sentiti allo sbaraglio. Anzi: hanno battuto il Barcellona a inizio stagione, spaventato il Real al Bernabeu e sfiorato la finale di Coppa del Re. Anche se la Liga non dovesse più riprendere, stiano sereni: il loro prodigioso percorso non sarà dimenticato.