Toronto. Estate 2007.

In Canada si gioca il primo Mondiale under 20 (fino a due anni prima, si chiamava Coppa del Mondo giovanile).

Decido di andare a vedere gli allenamenti dei favoriti, l’Argentina, all’Upper Canada College.

Cento metri di asfalto, erba verdissima ai lati del campo sintetico, linee gialle di football dell’altra parte dell’oceano e bianche per il soccer. Clima disteso. Ever Banega fa un numero in partitella dove a capitan Agüero viene imposto il ruolo di difensore, Maxi Moralez si lamenta per un’entrata di Federico Fazio, Mauro Zarate prova una corsa a balzi per recuperare dall’infortunio. Quando è a Toronto l’Argentina si allena qui, in fondo a Saint Clair Avenue, la strada che un anno prima si è colorata di azzurro per la vittoria dei mondiali della nazionale italiana di calcio: dopo Roma, questa è la città, passaporti alla mano, più italiana del mondo, o almeno questo primato se lo gioca con San Paolo. Mi metto in disparte e incontro di nuovo un giocatore che la maggior parte dei numerosi tifosi sembra nemmeno osservare.

“Periodista italiano? Otra vez?”

Sono sempre io, Angel.

Lo avevo visto qualche giorno prima, quando il CT Tocalli visto la pressione degli appassionati argentini aveva ordinato di aprire i cancelli e rendere pubblici, almeno in parte, gli allenamenti.

Io però Angel, Angel Di Maria lo avevo già sentito nominare. Nel Sudamericano sub20, il torneo che aveva qualificato l’Albiceleste al torneo intercontinentale canadese, era la riserva di Ismael Sosa, giocatore che ho sempre adorato. Come Angel, verso cui avrei insistito anche quel giorno, unico a disturbarlo per fare quattro chiacchiere.

“E’ vero che qualche squadra italiana ti ha contattato?”

“Nada de nada, amigo.”

Nulla, io ci avevo provato, suggerendo un interessamento dell’Udinese, non so quanto reale ( in quel torneo aveva già bloccato Alexis Sanchez, poi protagonista di un grande torneo, arrestatosi proprio contro la grande Argentina in semifinale: Vidal fece la partita peggiore della sua storia di calciatore e regalò due reti agli avversari).

Nada de nada.

Sarebbe arrivato il Benfica a convincere il Rosario Central, che aveva prelevato il “Fideo” da un piccolo club come il Torito per qualche pallone (verificai anni dopo proprio in quella piccola realtà rosarina la storia; tutto vero).

Il campionato mondiale under 20, insieme al Sudamericano sub20, è la più bella competizione a cui abbia mai preso parte, perché è pieno di storie così. Storie di giocatori che svoltano, insieme a storie di giocatori che si consacrano.

Una volta Victor Hugo Morales, la voce del gol del secolo, quello di Maradona contro l’Inghilterra, mi raccontò della prima volta in cui il suo amico Diego diventò idolo del Paese. Correva l’anno 1979 e si giocavano i Mondiali giovanili in Giappone: Il “Pibe de oro”, che ancora vestiva la maglia dell’Argentinos Juniors, sarebbe stato eletto miglior giocatore di quella competizione (il capocannoniere fu Ramon Diaz), accompagnata da tutto il Paese, che viveva nella notte o in mattinata, con enorme partecipazione, quegli eventi. I ragazzi guidati da Cesar Luis Menotti, inarrivabile filosofo del futbol prima che tecnico campione nel Mondiale del 1978, avrebbero portato a casa quel torneo (in finale 3-1 ai sovietici, firma anche di Maradona e Diaz): il primo di una lunga serie, tanto che oggi l’Argentina è la nazionale che ha ottenuto più successi, sei, davanti ai brasiliani, fermi a cinque.

Oggi inizia un altro Mondiale under 20 e sicuramente sarà di nuovo fonte di numerose storie di calcio e di uomini, che qui su “Locos Por el Futbol” proveremo a seguire (seguiteci anche giornalmente su Twitter, all’account @pizzigo).

L’Argentina ci arriva con una squadra molto competitiva. Roffo in porta, Patricio Perez dell’Atletico a guidare la difesa, Santiago Sosa e Anibal Moreno in mezzo, e davanti una selezione di giocatori offensivi molto interessanti: Julian Alavarez, campione della Libertadores con il River Plate (è entrato al Bernabeu contro il Boca), Barco, reduce dall’esperienza in MLS (ha deciso una finale Copa Sudamericana con l’Indipendiente calciando un rigore al Maracana contro il Flamengo), De La Vega e Maroni. Molti di questi han fatto bene già al sudamericano sub 20 dove però la vittoria è andata per la prima volta della storia all’Ecuador. Occhio a questa nazionale, inserita col Messico di Diego Lainez (supertalento del Betis Siviglia) e il Giappone, nel girone dell’Italia (che manda una selezione sperimentale: Zaniolo, Kean e Tonali, vicecampioni continentali, andranno con Di Biagio all’Europeo under 21 casalingo). Potenziale ottimo davanti: Leo Campana punta centrale, Plata e Alvarado sugli esterni, Rezabala a disegnare calcio sulla trequarti, Palacios a spingere sulla corsia di sinistra e Cifuentes, in mezzo, a equilibrare il tutto. Nigeria, Mali e Senegal sono outsiders che potrebbero sorprendere per davvero, anche andando fino in fondo: l’unica squadra africana a vincere il torneo è stata il Ghana, nel 2009, in finale contro il Brasile di Toloi e Douglas Costa.

L’Europa ha però le due grandi favorite. Non la campione in carica, l’Inghilterra, che si è suicidata nello spareggio dello scorso europeo under19 contro la Norvegia ( a proposito, occhio al centravanti nordico Erling Haland) bensì Francia e Portogallo. I giovani galletti sono coperti dietro (N’dicka dell’Eintracht, Zagadou del Borussia Dortmund, Babacar dell’OM) e davanti ( Gouiri del Lione e Diaby, ex Crotone oggi al PSG). I lusitani hanno talento ovunque e lasceranno a casa, anzi, spediranno alle finali di Nations League il maggiore talento mai visto da quelle parti dai tempi di Cristiano, Joao Felix.

Qui in Polonia, dove si gioca la competizione (e noi di Locos saremo sul posto per testimoniare, as usual), arriveranno però tutti gli altri. Proprio tutti, anche Diogo Dalot del Manchester United e Rafael Leao del Lille che avevano saltato l’Europeo under19 giocato in Finlandia l’anno scorso, stravinto anche battendo l’Italia in finale. C’è il miglior giocatore di quel torneo, Jota, del Benfica come Gedson Fernandes, lui pure assente in Finlandia, e Florentino. Sull’esterno sinistro il piede educatissimo di Ruben Vinagre, in fase offensiva Trincao del Braga, dietro la leadership di Diogo Queiros, capitano del Porto campione dell’ultima Youth League, la Champions del giovani. A Lodz, sede della finale che si giocherà il giorno 15 giugno, proverà a bissare.

Noi ci godremo quel giorno, e tutti gli altri. Inizia oggi il Mondiale under 20, lì dove sbocciano i campioni, il vero paradiso degli appassioni di futbol. E noi siamo Locos por el Futbol.