Vaaamoss a volveeeeerrr!

Buenos Aires, Avenida La Plata 1700 è stracolma. “Volver”, tornare, è la parola chiave di ogni coro cantato da tutti a squarciagola. Donne, uomini, nonni e nipoti, amici, famiglie.

È in festa Boedo, il quartiere dove è nato il tango. Oggi però il protagonista è il calcio.

media

Cioè, è il calcio* come si intende a quelle latitudini.

Il football nasce in Inghilterra e diventa futbol nelle due sponde del Rio de La Plata, la passione popolare affianca il gusto del gioco. Tra Buenos Aires e Montevideo, le squadre nascono e si sviluppano come espressione di quartiere, di una zona della città, e ancora oggi il radicamento sul territorio è fondamentale. Il calcio è sport, è vita di tutti i giorni.

L’Uruguay è uno stato microscopico, l’Argentina è un Paese di evidente orientamento centralizzato rispetto alla capitale, che è un enorme centro urbano. Mi Buenos Aires querido.

Il vero futbol si respira nei celeberrimi potreros, si vive nelle piccole strade: il suo carattere è palesemente di quartiere ed è probabilmente anche per questo che le rivalità sono accesissime. La Boca, lo sappiamo, vide nascere prima il River Plate e poi il Boca Juniors, e quella zona si connota più per il SuperClasico che per le eterne musiche del tango. Boedo e Parque Patricios sono due quartieri della città, un paio di vie le dividono, Sanchez de Loria e Juan de Garay. La sentitissima partita tra San Lorenzo (Boedo) e Huracan (Parque Patricios) è definita appunto “Clasico de Barrio”.

media

All’interno di Boedo esisteva el Gasometro, lo stadio del San Lorenzo, uno degli impianti più storici e capienti del Paese (prima della costruzione del Cilindro di Avellaneda, proprio il più grande, con 75mila posti disponibili). La casa del San Lorenzo era però di impiccio a una serie di speculazioni edilizie sorte durante la dittatura militare che ha oscurato l’Argentina tra il 1976 e il 1983: il Ciclon, nomignolo del club, viveva un periodo di grave crisi economica e fu sostanzialmente obbligato dal regime a vendere i terreni di proprietà e di conseguenza a perdere il suo stadio: l’ultima partita giocata fu un brutto 0-0 contro il Boca Juniors: 2 dicembre 1979, il giorno più nero della sua storia. Una storia che stava prendendo una strada decisamente negativa con la retrocessione del 1981: è la prima tra le cinque grandi d’Argentina a perdere la categoria.

Senza una casa, retrocessi. San Lorenzo aveva perso tutto, ma non la sua gente. E la sua gente, era tutto. Boedo rimaneva azulgrana, nonostante la costruzione di un enorme supermercato, là dove prima c’era il Gasometro. La maggioranza della tifoseria del Cuervo si rifiutava di entrare in quel luogo: per pane e latte, meglio qualche isolato in più, ma non lì dentro.

La feccia militare al governo del periodo più nero della storia del Sudamerica viene cancellata, il 30 ottobre 1983 si tengono le elezioni libere con la vittoria di Raul Alfonsin. Il Paese faticosamente riparte, l’anima azulgrana della città non si è mai fermata: nel 1993 viene costruito un nuovo stadio per il San Lorenzo, che viene battezzato Nuevo Gasometro. Dopo anni di sofferenze, peregrinazioni (prima allo stadio del Velez – situazione che farà nascere una accesa rivalità fra i due club – poi al Monumental) e umiliazioni da parte delle altre tifoserie (“siete una squadra senza quartiere” viene significativamente cantato loro in faccia), il Cuervo recupera una casa, anche se lontana. Ma il cuore rimane a Boedo. E lo spirito di quel quartiere sempre al fianco del San Lorenzo che nel frattempo rimane l’unica grande d’Argentina a non vincere la Copa Libertadores: CASLA, Club Atletico San Lorenzo de Almagro diventava Club Atletico Sin Libertadores de America per tutte le rivali, che però intanto sottraevano e riadattavano i cori e le canzoni inventate dalla Gloriosa: nessun’altra gruppo di tifosi aveva (ed ha) la loro creatività e la maggior parte delle liriche e dei ritmi che ascoltate in Argentina e poi nel Mondo (il calco è ovviamente quello), nasce dall’hinchada del San Lorenzo. “Veeengo del barrio de Boedooo”, e via così. Poco alla volta si fa strada però, nelle parole delle canzoni, l’immagine del ritorno: il “vamos a volver” diventa un ritornello sempre più intenso.

I tifosi, uniti, impediscono che il club venga venduto a impresari che ne avrebbe fatto una società per azioni, sullo stile di un percorso invece venne tragicamente intrapreso col Racing Club di Avellaneda, costretto poi al fallimento proprio per questo insano passo.

Boedo, il Vamos a Volver, l’opposizione alla vendita, il San Lorenzo vince poco sul campo, ma è imbattibile sulle tribune e possiede una anima profonda che non può essere intaccata.

media

L’orgoglio cuervo si fortifica sempre più e si riunisce attorno a un sito internet, proprio nel momento del boom del web: DeBoedoVengo nasce nel 2001 e diventa il vero punto di riferimento del tifoso, l’arena virtuale dove è possibile scambiarsi opinioni su tutto quanto ruota attorno al club. Il linguaggio, già creativo sulle tribune, diventa codificato grazie alla rivoluzione tecnologica che, quasi paradossalmente, fa riscoprire parole antiche e profonde: Identità, radici, appartenenza, ritorno alla terra sacra.

Il legame col territorio, quello delle origini, eccolo lì condiviso sul web e poi nelle strade di Boedo.

Siamo il San Lorenzo, siamo differenti, siamo unici.

Nel 2004 in Avenida La Plata, la strada dove sorgeva il Gasometro, sostituito da un Carrefour, si svolge la prima riunione di massa aperta a tutti: “25 anos de exilio”, gli viene pure dato un nome. È una pietra miliare del ritorno.

Avvocati e notabili affiancano i tifosi comuni: non c’è nessun ostacolo giuridico al ritorno del San Lorenzo a Boedo, garantiscono. La battaglia legale ha inizio, ed è accompagnata dal popolo che riempie Plaza de Mayo, davanti alla Casa Rosada: devono ascoltarci, dobbiamo tornare a Boedo: l’8 marzo 2012 il popolo festante vestito di azulgrana che circonda il più importante edificio governativo del Paese è qualcosa di realmente impressionante. È un’onda che non si ferma più. Un’onda di emozioni, di fratellanza, di condivisione: “vedrai torneremo a Boedo”, il commovente refrain dei tifosi, più di un atto di fede, ormai.

Un sentimento che scoprono di avere tutti, quando all’improvviso lo riconosce Adolfo Res, l’uomo determinante di questa marcia di ritorno. Un tifoso comune, e quindi, come hanno scritto, “un sognatore”, “que arrancó solo y terminó moviendo multitudes”, per usare la solita efficacia della lingua argentina (che c’entra sempre poco con quella inventata a Salamanca). Una cosa nata “con un click”, come dice lui. I programmi radio, gli incontri le marce, sono nate dopo il click di Adolfo.

Il 15 dicembre 2012 la legislatura di Buenos Aires approva all’unanimità la “ley de Restitucion Historica”, obbligando stavolta Carrefour a vendere al San Lorenzo la terra che gli era stata sottratta: nella sala un esplosione di entusiasmo che può essere equiparata solo a quella ascoltata al termine della finale di Copa Libertadores del 2014, decisa, in favore del San Lorenzo, da un rigore di Nestor Ortigoza, giocatore sublime e di culto, da barrio se ce n’è uno (lo hanno pure pescato giocare nei potreros torneini tra amatori, anche mentre era già giocatore professionista).

Non c’era compleanno, battesimo o matrimonio che il tifoso cuervo non faceva che donare “metri quadri” del nuovo impianto.

Un pezzettino di sogno, un pezzettino di anima. La vita.

Ci siamo, ormai. Pochi giorni fa più di 70mila persone hanno riempito Avenida La Plata per la grande festa del ritorno. Tanta gioia, tante lacrime. Più di un anziano a celebrare un sogno “che mai avrei pensato si realizzasse: e invece siamo di nuovo a Boedo!”

Il calcio è sport di popolo, nato nei quartieri e Buenos Aires.

E per questo, è molto più di un gioco.

Nella maniera più poetica, con la lotta e l’orgoglio, ce lo hanno dimostrato i tifosi del San Lorenzo.

“La vuelta es ahora”.

(“Y ahora, que gane San Lorenzo”, il pezzo l’avrebbe chiuso così, il più celebre tifoso del Cuervo, Papa Bergoglio)

 

@pizzigo