La storia della Premier League, perlomeno quella recente, ha assunto spesso le tinte fredde del “blue” o della sua sfumatura meno satura. Manchester City, Chelsea e Leicester City hanno infatti conquistato sei degli ultimi sette titoli, con la sola eccezione rappresentata dalla metà “red” di Manchester nel 2012/2013.

Ben in cinque occasioni il trofeo, su cui campeggiano i due leoni e la corona di Sua Maestà, ha trovato il proprio domicilio nella bacheca dei Citizens (3 volte) e dei Blues (2 volte), rendendo di conseguenza la sfida tra i Manciniani e i West Londoners un cult per gli amanti del football, anzi del grande football.

Ed è proprio questa la sfida principe del ventiseiesimo turno, con l’Ethiad, o se preferite City of Manchester Stadium, che accenderá i propri riflettori nel tardo pomeriggio di domenica per mostrare al mondo uno dei duelli, non solo tatticamente, più intriganti e stimolanti che il calcio mondiale possa offrire.

I due direttori d’orchestra Sarri e Guardiola, Guardiola e Sarri, spesso paragonati a volte osteggiati, sono sicuramente legati, anche e soprattutto fuori dall’area tecnica, da una visione del football così come della vita comune, testimoniata dal continuo scambio di attestati di stima e dagli incontri privati che ne segnano e scandiscono il rapporto.

Difficile, se non impossibile per entrambi sorprendere l’amico, Il Chelsea con l’ormai dogmatico 4-3-3 sarriano tenterà soprattutto in avvio di mantenere il possesso, rinunciando in parte alla propria (già limitata) verticalità, per assorbire il devastante impatto che il City riesce ad assestare alle partite, per 15 volte al primo tiro in porta della squadra, guidata da Guardiola è corrisposto al vantaggio Citizens che hanno realizzato 13 delle 68 reti stagionali nei primi 15’.

Il playbook in possesso del tecnico ex Barcellona e Bayer Monaco sembra essere invece più ampio, per via della maggiore profondità della panchina e della capacità di adattamento maturata nei quasi tre anni di Premier dal tecnico catalano, con il rientro in squadra di De Bruyne congiunto alla nuova veste tattica cucita addosso a Bernardo Silva gli half-spaces di destra che potrebbero risultare decisivi.

City e Chelsea come risaputo fanno del gioco posizionale e del possesso il fulcro del proprio calcio, la testa di tutte le classifiche dedicate è di fatto loro appannaggio, la differenza però fondamentale risiede nella capacità degli uomini di Guardiola di creare superiorità in più zone campo con uomini diversi, a differenza dei Blues il cui unico riferimento e catalizzatore offensivo è stato fino all’arrivo di Gonzalo Higuain il solo Eden Hazard.

Sulle linee di passaggio, la capacità di vederle sfruttarle ma soprattutto di inibirle all’avversario si giocheranno i 90’, con Kantè da una parte e la sinergia fra Fernandinho e le mezzali dall’altra, che potrebbero provocare una diminuzione delle incredibili percentuali relative alla precisione, con intercetti e riconquista alta del pallone (caratteristica del City) armi potenzialmente devastanti per trasformare transizioni negative in ripartenze letali.

Seconda contro quarta, ambizioni diverse per questa stagione ma obiettivi a lungo termine simili: lasciare un segno nella storia del campionato più stimolante al mondo.

 

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