Quando, nel 1992, le 22 squadre affiliate alla First Division decisero di tirarsi fuori dalla Football League per motivi economici, nacque la Premier League, come la conosciamo oggi, ovvero il massimo campionato inglese.

Da quel lontano 1992 sono passati quasi 30 anni, e nel corso di questi anni si sono succeduti, sui prati inglesi, giocatori che hanno dato vita a storie sportive uniche, squadre che hanno portato in alto il nome del calcio britannico, individui che hanno portato in Inghilterra quell’entusiasmo che, ancora oggi, si diffonde di seggiolino in seggiolino in ogni stadio, dal più imponente e prestigioso, al più piccolo e periferico, ma tutti caratterizzati da quell’unica, grande, costante: l’entusiasmo dei tifosi per la propria squadra del cuore che, spesso, si traduce in ammirazione verso l’unico protagonista del gioco, il calcio. O meglio, il football.

Squadre come il Liverpool, il Manchester United, l’Aston Villa degli anni ‘80 e il Newcastle dei ‘90 - ma se ne potrebbero citare a decine -, sono solo una delle magiche espressioni del calcio inglese, che negli anni non ha visto germogliare sui prati dei propri stadi solamente squadre vincenti, ma anche giocatori che hanno fatto piangere quei “tifosi del calcio” che amano questo sport solo perché c’è un pallone che rotola di cui ognuno in campo, secondo il proprio estro, può farne quello che vuole.

Frank Lampard, Steven Gerrard, Ryan Giggs, Rio Ferdinand, Paul Scholes, John Terry, Wayne Rooney, Petr Cech… sono espressione di eleganza, di classe, del carisma da condottiero, della sicurezza dell’affidabilità, di estro e fantasia di un prodigio, di determinazione stentorea di un capitano, di improvvisa follia e di saggezza equilibrata, di coesistenza tra la spensieratezza del calcio e la necessità, insita nella natura dello sport, dell’essere decisivi. E tutto ciò può emergere in questo sport grazie solamente a due piedi, un cervello, un pallone e una partita.

Quelli citati sono nomi che hanno scritto la storia della Premier League per vari motivi, chi per la propria di storia, chi per i propri gol, chi per l’aver capitanato la propria squadra fin sul tetto d’Europa e del mondo, chi per l’essere stato fedele ad un unico amore, ad un unico colore, per tutta la carriera.

C’è invece chi ha segnato le pagine della storia del calcio inglese per la propria costante presenza proprio su quei verdissimi terreni britannici degli stadi della Premier League; “presenza” che non può non far rima con legame, ammirazione, amore e salda fedeltà ad una terra, o addirittura ad una squadra, o ad una tipologia di tifoseria che da sempre rende ogni calciatore commoventemente orgoglioso di far parte di quel calcio. O meglio, di quel football.

Vediamo insieme, quindi, chi sono stati gli stacanovisti della Premier League, in grado di collezionare, in questo campionato, centinaia e centinaia di presenze.

10) Phil Neville (presenze: 505)

Al decimo posto per presenze in Premier League troviamo Phil Neville, terzino destro classe ‘77 e ritiratosi non molti anni fa, nel 2013 a 36 anni compiuti. Niente male in quanto a longevità per uno che di mestiere faceva il terzino, non di certo un ruolo “statico”.

Fratello del più anziano e, forse, più conosciuto Gary, ha giocato anch’egli più di 10 anni nel Manchester United. Ma Phil, a differenza del fratello super fedele ai Red Devils, a quei colori è stato solamente fedele, senza “super”: nel 2005, infatti, il Neville più giovane si trasferisce a Liverpool, sponda Everton, decisione che gli “prolunga” la carriera di altri 7 anni e che gli permette di collezionare altre 242 presenze in Premier, entrando di diritto in questa leggendaria classifica. Le sue presenze totali nella massima serie inglese sono infatti 505, spese al servizio di due sole, grandi, squadre, anche se l’unica ad avergli dato la gloria della vittoria del trofeo nazionale (per ben 6 volte), è stata solo il Manchester United.

9) Jamie Carragher (presenze: 508)

Quando si parla di fedeltà ai colori, Jamie Carragher non può non essere posto sul piedistallo, e ammirato per i propri valori umani e calcistici. Una vita coi Reds, a partire dalle giovanili Under 18 quando, sbarbato, sognava di diventare una bandiera del suo calcio; fino ad arrivare a dire addio a 35 anni, perché ormai i suoi sogni si erano avverati tutti.

Nato a Bootle il 28 gennaio del 1978, Carragher ha vinto, ovviamente con il Liverpool, Champions League, Supercoppa UEFA, Coppa UEFA, FA Cup, EFL Cup, Community Shield. Mai una Premier League nella sua carriera. Un posto nella storia di questo campionato, però, se l’è ritagliato anche grazie alla sua perpetua presenza, ogni stagione, al centro della difesa dei Reds, arrivando a salutare, ormai 35enne, con sulle spalle il peso, l’onore e l’orgoglio di aver comandato la propria retroguardia per 508 volte.

8) Mark Schwarzer (presenze: 514)

Uno dei pochi non inglesi presenti in questa classifica è Mark Schwarzer. Lo si nota dal nome che non lo è, lui che è nato a Sydney ma da genitori tedeschi emigrati in Australia. Il suo record, però, lo ha forgiato in Inghilterra, quando, allora 25enne, interrompe la carriera da “girovago” tra Germania e Australia, per stanziarsi in Inghilterra. Qui, dopo 3 mesi al Bradford City, viene subito notato dal Middlesbrough e scelto per difendere la propria porta, in Premier League, nel 1997. Ed è proprio con il Middlesbrough e, successivamente, con il Fulham che mette in cascina la maggior quantità di fieno, in termini di presenze: 332 con i primi e 172 con i secondi. Dopodiché solo 4 presenze in 2 anni col Chelsea e una chiusura di carriera degna di un monumento della Premier come lui: la vittoria del campionato col Leicester, in quella magica ed incredibile stagione 2015/2016. Quell’anno non totalizzò nemmeno una presenza in campo, ma chissà che il destino abbia deciso di fargli quell’ultimo, e forse ormai insperato, regalo per i suoi, all’epoca, 44 anni e per coronare la sua infinita carriera.

7) Emile Heskey (presenze: 516)

Nel 2016, il mastodontico attaccante di Leicester ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo a 38 anni, e a 516 partite di Premier “suonate”.

Sembrava che la sua carriera dovesse finire prima, nel 2012, poi nel 2014 quando, rispettivamente a 34 e 36 anni, si ritrovò per 2 volte svincolato, ma per entrambe le volte decise di dare l’ultimo colpo di coda prima di dire definitivamente basta. Lo fece scegliendo di andare prima in Australia, al Newcastle United Jets, poi tornando in Inghilterra, al Bolton in Championship.

Ma l’ultima presenza in Premier League, la 516esima, risale al 2012, in quell’anno che di presenze ne collezionò 28: non male per un attaccante di stazza e, allora, di 34 anni. Giocò la sua ultima partita con il suo Aston Villa, contro il Norwich, per tutti e 90 minuti, ma della sua carriera ricordiamo trofei, presenze in nazionale maggiore e match giocati anche per top club come il Liverpool.

6) Gary Speed (presenze: 534)

Il gallese Gary Speed, morto nel novembre del 2011 a soli 42 anni, ha lasciato, tra gli altri, un segno indelebile e immortale nella storia del suo calcio: 534 presenze in Premier League.

Nel ‘90 comincia la sua carriera in quella che allora si chiamava First Division, l’equivalente dell’odierna Premier League, che si comincerà a chiamare così solo 2 stagioni dopo. Se contassimo anche le 2 stagioni giocate da Speed nell’originaria First Division, le sue presenze nel massimo campionato inglese salirebbero a 573.

Ma se a far fede sono i numeri della Premier League, l’ala gallese si colloca al 6° posto nella classifica dei giocatori più presenti sui campi da gioco inglesi.

Un’intera carriera vissuta in Inghilterra tra Leeds, Everton, Newcastle, Bolton e Sheffield, anche se il massimo lo diede in quel Newcastle, il Newcastle di Shearer, dove Speed, in 276 partite, totalizzò 35 gol e 21 assist ma, soprattutto, incassò... il primo e unico cartellino rosso della sua vita!

Chiuse la sua carriera nel luglio 2010 allo Sheffield, venne nominato Member of the Order of the British Empire, e divenne subito allenatore del suo Galles con cui conquistò il record di posizioni guadagnate nel Ranking FIFA. Ammirato sempre come giocatore e uomo esemplare. Tutto ciò non gli bastò, un anno dopo il suo ritiro, per evitare di togliersi da solo la vita.

5) James Milner (presenze: 569 - ancora in attività)

Unico giocatore ancora in attività ad essere in lista in questa prestigiosa classifica. James Milner, in tutte e 5 le squadre in cui ha giocato, e sta giocando, è riuscito sempre a trovare spazio, e parecchio. Già solamente questo può dare l’idea della sostanza del giocatore che è Milner.

Centrocampista centrale dal fisico taurino, debutta nel 2002 in Premier League a soli 16 anni, con la maglia della sua città, il Leeds, e da quel momento comincia un’escalation che lo vede passare da squadre di medio livello, ai top club inglesi. Gioca per tutta la carriera nel campionato inglese, passando per Newcastle e Aston Villa attraverso una serie di prestiti, per poi impreziosire la propria carriera con i 5 anni al Manchester City e i 6 attuali al Liverpool, ancora in corso.

Specialista dal dischetto, ha segnato 30 degli 85 gol della propria carriera proprio dagli undici metri, e gli 85 assist sfornati, in Premier, per i compagni lo rendono un centrocampista centrale in grado di essere determinante anche nelle fasi di realizzazione.

Oggi, a 35 anni non ha nessuna intenzione di smettere e se il suo fisico continua a fare il suo lavoro, senza intoppi, l’impressione è che il 5° posto in questa speciale classifica sia solo una breve tappa in direzione di cime ancora più alte.

4) David James (presenze: 572)

David James, imponente portiere inglese che per anni è stato simbolo della propria nazionale, si è ritirato nel 2015 a 45 anni, anche se l’addio al calcio che conta della Premier League lo ha dato nel 2010, quando, dopo la retrocessione del suo Portsmouth in Championship, scelse di andare a giocare a Bristol, momento da cui cominciò la sua parabola discendente.

Ha partecipato con l’Inghilterra a tre Mondiali consecutivi, da quello del 2002 a quello del 2010 ed è in quest’ultimo che, a ormai 40 anni, giocò titolare per la sua nazionale per 3 delle 53 partite totali con i Three Lions.

La sua carriera nei club si è consumata per lo più con il Liverpool, con la cui maglia ha totalizzato 277 presenze, 214 in Premier League. Le restanti apparizioni in campionato le ha spartite tra Portsmouth (134), Manchester City (93), Aston Villa (67) e West Ham (64), per una cifra totale impressionante di 51.301 minuti passati tra i due pali della sua porta inglese.

3) Frank Lampard (presenze: 611)

Nella top 3 si comincia a parlare di veri e propri mostri sacri di questo sport, se non dello sport in generale, non più solo del calcio inglese.

Uno dei momenti più difficili da superare per il calcio inglese è stato il momento dell’addio di Frank Lampard: non era un addio al calcio, era solamente l’addio al campionato che l’ha cullato, l’ha cresciuto, e l’ha elevato a fenomeno mondiale. La sua carriera in Inghilterra termina ufficialmente il 30 giugno del 2015, ma il vero momento in cui mette la parola fine alla sua vita da “calciatore fenomenale”, è stato un anno prima, quando dopo 13 anni al servizio del Chelsea, a 36 anni, ha sentito che il suo fisico e la sua testa non reggevano più i ritmi del calcio europeo. Scelse il New York City, una sorta di “sala degli eroi valorosamente caduti”, una squadra che raccoglieva, in quegli anni, giocatori del calibro di David Villa, Andrea Pirlo e, appunto, Frank Lampard. Ma a fine carriera.

A fine carriera, sì, perché anche se l’anno successivo Frank ha ritentato di mettere il naso in Premier, con il Manchester City, la sua stagione non fu, come ovviamente era prevedibile, all’altezza del vero Frank Lampard, anche se comunque qualcosa di bello è riuscito ancora a farlo vedere.

Bandiera e capitano del Chelsea, ha giocato per il Blues 102 partite in Champions League e 429 in Premier, che, sommate alle 150 con il West Ham tra il ‘95 e il 2001, e alle 32 col City, lo portano ad essere il 3° calciatore con più presenze nella storia della Premier League.

2) Ryan Giggs (presenze: 632)

La storia del Manchester United va a braccetto con quella di uno fra i più grandi - se non il più grande - simboli di quel club: Ryan Giggs.

Una carriera per una maglia sola, una vita per una maglia sola e un cuore che, per sempre, ha battuto solo ed esclusivamente per un colore: il rosso dei Red Devils.

Ryan Giggs ha smesso di dare calci al pallone a 41 anni, ovviamente salutando all’Old Trafford, con indosso quella stessa maglia che si era infilato, per la prima volta, nell’87, nelle giovanili del Manchester United: l’1 e il 4, da 14enne a 41enne con uno stemma solo sul petto; nel frattempo, 13 trofei del massimo campionato inglese. Tutti con una maglia sola.

Per far capire quanto non volesse mai abbandonare la propria squadra, nelle ultime stagioni con lo United si è addirittura messo a fare l’allenatore-giocatore, una figura che sembrava potesse esistere solo al massimo nel calcio dilettantistico. Lui l’ha fatto nel Manchester United. Anche grazie a quelle presenze è riuscito ad arrivare alle 632 in Premier di cui conserva orgogliosamente il ricordo. Sarebbero 656 se si considerasse anche la First Division pre-92/93, numero che lo avrebbe portato ad essere al 1° posto fra i giocatori con più apparizioni in Premier League. Ma non c’è bisogno di questo per far capire che leggenda è stato Giggs per il calcio inglese.

Due Champions League vinte nel ‘99 e nel 2008 hanno rimpinzato un bottino di trofei gonfissimo; tutti trofei che, con estrema classe, con invidiabile eleganza e con ferma umiltà, ha riposto, come un amorevole padre orgoglioso del proprio figlio, nella bacheca del suo unico amore, il Manchester United, per fregiarlo, ogni volta, di una soddisfazione in più.

1) Gareth Barry (presenze: 653)

Ed eccoci giunti alla vetta, raggiunta, nella storia, solo da Gareth Barry. 653 presenze per uno che non faceva il portiere di mestiere, ma il mediano, fanno ancora più impressione.

Classe 1981, in campo dal 1997, ha giocato per tutta la vita in Premier League, tranne che negli ultimi 2 anni di carriera: non si spiegherebbe altrimenti il motivo di questo incredibile traguardo.

Si è ritirato neanche un anno fa, nell’estate del 2020, e quello che più di ogni altra cosa impressiona, è la costanza con la quale ha partecipato ad ogni stagione di campionato: non è mai sceso sotto le 24 presenze in campionato, tranne che nella stagione 2001/2002, quando ne totalizzò “solo” 20, in Premier League, con l’Aston Villa, ad appena 20 anni. Dopodiché un numero impressionante di stagioni con, in media, più di 30 partite giocate lì, in mezzo al campo, a ringhiare in faccia ad ogni avversario. Un ruolo logorante, teoricamente, ma evidentemente non per lui.

Sono 53 i gol segnati e solamente 2 i trofei vinti, entrambi col Manchester City nel 2011 e nel 2012: una FA Cup e una Premier League. Il passaggio al City, probabilmente, è stato il coronamento di una carriera costruita sul lavoro e la dedizione e che ha portato, solo nelle battute finali, i riconoscimenti che un giocatore come lui si sarebbe meritato in un numero ancor maggiore.

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