C’è un aspetto speciale nel parlare dello stemma del Genoa calcio, visto che la squadra del capoluogo ligure è stato il primo club a nascere nel nostro Paese nell’ormai lontano 1893. Quel logo, quei colori e quelle scelte di impostazione hanno segnato in maniera chiara gli inizi - e non solo quelli - del nostro calcio: nei primi anni però non c’era il Grifone sul petto dei giocatori che scendevano in campo, arrivato soltanto in un secondo momento perché sulla maglia bianca dei primi anni non veniva apposto alcun simbolo. Questa storia infatti parte da molto lontano: proviamo a ripercorrerla rapidamente insieme.

La svolta del 1910 e l’arrivo del Grifone nello stemma del Genoa

Genoa ed il Grifone hanno un legame indissolubile che parte quasi dagli inizi della storia del club rossoblù. Nel corso dell’assemblea della Società che si tenne il 15 febbraio 1910, uno dei soci, Aristide Parodi, prese la parola per proporre di inserire nello stemma del club quello della città, con due Grifoni che sostengono lo scudo con la croce di S. Giorgio. È un passaggio cruciale nella storia della squadra, un cambio di passo che, in maniera anche quasi inconsapevole, segna il definitivo distacco da ciò che era stato il Football and Cricket - derivazione di quanto fatto dagli inglesi - diventando invece a tutti gli effetti genovese e legato al capoluogo ligure poi per sempre. Un simbolo che dunque entra nella nostra storia, senza però in un primo momento spuntare anche sulla maglia: no, per quello ci vorrà tempo, presente “soltanto” su tessere e altri documenti in una fase che oggi si potrebbe definire “di sperimentazione.

La curiosità però in questo caso è un’altra: Aristide Parodi, colui che ebbe l’idea del Grifone, era anche un calciatore del Genoa. Seppure fosse di ruolo attaccante, giocò la sua unica partita ufficiale come portiere nel corso del campionato del 1900 girone ligure, quando i genoani sconfissero la Sampierdarenese per sette a zero (sì, il campionato era una questione soprattutto ligure/piemontese in quegli anni). Diventato il cassiere del club, grazie al suo prestito di 500 lire, fu possibile la costruzione del campo di gioco di San Gottardo che ospitò il Grifone per tre anni prima del trasferimento definitivo a Marassi. Una figura insomma davvero emblematica nella storia del club.

Le modifiche imposte dal fascismo e il “gallinaccio” degli anni ’80

Il primo stemma ad essere cucito sulla casacca rossoblù, per la verità, non era molto diverso da quello che conosciamo oggi: l’unica differenza è che il Grifone rivolgeva il suo sguardo a destra e non a sinistra (nel frattempo ne era rimasto uno solo). Questa creatura leggendaria con il corpo di leone e la testa da aquila è diventata nel giro di pochi anni uno dei simboli più riconoscibili del nostro calcio - subendo pochissimi modifiche nel corso dei decenni, se non quella imposta dal regime fascista che mise in mano al Grifone un fascio littorio; poi subito rimosso a seguito della caduta del regime nei primi anni ’40.

Resta davvero poco altro da segnalare in una storia fatta soprattutto di continuità: l’arrivo di una nuova modifica dello stemma infatti è molto recente, quando negli anni ’80 si cambia in parte la colorazione del Grifone - passato ad avere la testa rossa e il corpo blu, per richiamare in maniera chiara i colori della società e modifica che portò i tifosi del Genoa a definirlo “gallinaccio”. Nel decennio successivo invece, nel logo cambia il contesto in cui viene inserito il Grifone (che non esce mai di scena): nella parte alta viene aggiunto il nome della squadra, con la scritta in giallo a campeggiare su un fondo rosso e la data invece in basso - quel 1893 di cui andare particolarmente fieri. Ai lati, inoltre, vennero disegnate due bandiere rossoblù, una delle quali sormontata da una croce rossa su sfondo bianco, un richiamo alla bandiera simbolo della città di Genova.

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