Genio e sregolatezza, in una storia di vita e di sport che è già un romanzo. Junior Walter Messias porta nel nome le stigmate del predicatore, della sofferenza, del percorso che può condurti verso la resurrezione e la rinascita. Nulla di blasfemo quando si parla del nuovo acquisto del Milan: il brasiliano di 30 anni è stato preso in prestito dal Crotone per 2.6 milioni di euro con diritto di riscatto a 5.4 milioni (più uno di bonus). Spesa totale per i rossoneri: nove milioni di euro, una cifra che in una delle tante vite passate Messias avrebbe accantonato pulendo non meno di 45 milioni di mattoni (tempo stimato: più di 400 anni di lavoro). Già, da muratore guadagnava 20 centesimi a mattone, distruggendosi le mani con la calce e provando a recuperare dalle strutture fatiscenti del materiale da riutilizzare in edilizia. La storia di Messias passa anche da quello e come le migliori sceneggiature lo porta a toccare il fondo, a rischiare la vita, a ripartire dal nulla e a veder compiuto il suo destino nella maniera meno scontata, insegnandoci che la strada verso il successo può prendere pieghe e strade del tutto inattese.

Junior Messias, le origini in Brasile e i problemi con l’alcol

Giovane calciatore di talento - e in Brasile sembrano esisterne a bizzeffe - con una capacità tecnica e creativa però fuori dal comune (anche in un contesto come quello carioca): Junior Messias parte da lì, a 17 anni fa parte della squadra giovanile del Cruzeiro e sogna di scalare il calcio brasiliano prima e sudamericano poi. Il soprannome è “Mico”, come una scimmietta tipica delle sue zone, ma il problema è legato al modo in cui intende il calcio: Messias è fumoso, narcisista, poco incline a giocare con gli altri. Troppo egoriferito, pensa molto a sé e riversa le sue debolezze nell’alcol, diventando in breve dipendente dalla bottiglia e portando al limite la sua esistenza. A 20 anni, il punto di non ritorno: il calcio ormai è soltanto un passatempo tra una bevuta e l’altra (finisce a giocare in terza divisione, senza grandi successi) e in macchina un giorno la strada diventa più stretta come le sue pupille, l’asfalto finisce e l’auto con Messias a bordo prosegue la sua corsa. Il botto è terribile, la lamiera si accartoccia sul suo corpo: è finita, almeno così sembra, ma i soccorsi arrivano e riescono a tirare fuori il ragazzo - rimasto cosciente per tutto il tempo all’interno della sua auto diventata una prigione di ferro. Poteva essere la fine, invece è lo stimolo per cambiare radicalmente vita.

La partenza per Torino, il lavoro da fattorino e i campi di periferia

A quel punto lasciarsi alle spalle il baratro dentro cui era finito è l’unico modo per provare a ripartire: Messias fa le valigie e si trasferisce a Torino senza soldi e senza conoscere l’italiano, raggiunge il fratello e decide di mettere da parte sia l’alcol che il calcio - superfluo rispetto al sacrificio che la vita richiede. Inizia a pulire mattoni, si distrugge fisicamente sui cantieri e le prime esperienze in Serie D come passatempo non lasciano il segno. Ha poco più di 20 anni, ma “sembra un vecchio” per quante ne ha già dovute affrontare nella vita. L’offerta di lavoro che cambia la sua prospettiva - e che in maniera del tutto imprevedibile tornerà ad avvicinarlo al calcio - arriva sotto forma di frigoriferi e televisioni. Fattorino per la ditta di Oscar Arturo Vargas - un peruviano che gli offre un lavoro dignitoso, nonostante lo sforzo fisico sia enorme. Per mesi Messias non fa altro, spaccandosi la schiena nel trasportare elettrodomestici di ogni tipo nelle case dei clienti. Poi la voglia di tornare a giocare: Vargas gestisce anche una squadretta di immigrati peruviani e con loro Messias ha l’opportunità di giocare nei tornei UISP. È stanco, claudicante, ma il talento è tutto lì da vedere.

Il riscatto di Messias: dall’Eccellenza alla Champions League in 5 anni

Nel 2015 arriva il vero momento di svolta in questa storia: a 24 anni, durante una partita contro una squadra di rifugiati, Messias viene notato a bordocampo da Ezio Rossi - ex difensore che in carriera ha giocato anche al Torino e un grande esperto di calcio di provincia. È lui il primo a cogliere il vero talento di Messias, a convincere il Fossano a offrirgli un contratto per giocare a calcio. Sono 700 euro al mese per fare il calciatore, ben 500 in meno di quelli guadagnati trasportando frigoriferi. I soldi servono, quindi Messias accantona anche quell’offerta e continua a fare il fattorino. Qualche tempo dopo però è lo stesso Rossi a bussare di nuovo alla sua porta, assunto dal Casale che convince i dirigenti a spendere 1.500 euro al mese per farlo giocare a calcio. Stavolta non può dire di no, diventa un precario nel mondo del pallone e fa la scelta giusta: in Eccellenza gioca 32 gare e segna 21 gol, conquistando la promozione in Serie D. Passa al Chieri e poi alla Pro Vercelli, che lo firma per tre anni, ma a fermarlo in quel caso sono problemi con il passaporto. Non può essere tesserato e torna di nuovo disoccupato. Niente professionisti e ricomincia in Serie D: altri gol, altre magie, altra promozione in Serie C con salvezza nella stagione successiva con il Gozzano. A 28 anni poi arriva la grande occasione con il Crotone: 29 dicembre 2019, dopo cinque mesi d’astinenza in Serie B, trova il primo gol sotto la curva dei tifosi calabresi; una vera e propria liberazione, preludio alla promozione in Serie A, alla stagione da 9 gol e 4 assist nel massimo campionato e all’offerta del Milan. Un percorso imprevedibile, imponderabile, ma dal lieto fine. Una storia di vita che va ben oltre il calcio e che racconta come, attraverso il sacrificio, si possa arrivare a conquistare ogni tipo di traguardo.

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