Vogue, Vogue, Vogue.

Stop, posa, gira.

Vogue, Vogue, Vogue.

Siete pronti a non farvi scappare nemmeno uno dei look che sfileranno sulle passerelle delle collezioni Primavera/Estate 2021?

Modelle che calcano con disinvoltura le passerelle più prestigiose, buyer seduti in prima fila alle sfilate e clienti alla ricerca di un nuovo completo, magari da sfoggiare nei casinò online*: la moda è un settore imprescindibile dell’economia, che nel Regno Unito impiega oltre 800.000 persone e genera un fatturato superiore ai 29 miliardi di euro.

Facendo un confronto con il comparto F&B (food and beverage), vediamo come la moda impieghi il doppio dei lavoratori e generi 4,7 miliardi di euro in più, configurandosi di conseguenza anche come il settore creativo più importante del Paese. Vista l’importanza economica di questo comparto, non sorprende che un evento quale la settimana della moda di Londra abbia un simile rilievo: è uno degli appuntamenti più importanti del calendario del settore durante il quale volte l’anno vengono individuate le nuove tendenze stagionali e vengono applauditi i frutti del lavoro creativo degli stilisti.

Nonostante sia la più “giovane” tra le principali settimane della moda (New York, Parigi e Milano), quella di Londra non viene di certo considerata meno prestigiosa e negli ultimi 37 anni ha ospitato un pubblico di prim’ordine, tra cui spiccano l’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, la principessa Diana e la regina Elisabetta II.

Non lasciatevi però ingannare dalle atmosfere glamour, dalle schiere di VIP e dagli incredibili spettacoli messi oggi in scena sulle passerelle della settimana della moda di Londra: le origini della kermesse sono molto più umili di quanto non si possa pensare; più Il Diavolo veste al mercato e meno Il Diavolo veste Prada.

Gran parte della prima edizione di quest’evento, andata in scena nel 1984, un anno dopo l’istituzione del British Fashion Council, si svolse infatti in un tendone eretto per l’occasione nel parcheggio del Commonwealth Institute di Kensington, nel west end londinese, a cui venne affiancato un padiglione espositivo all’Olympia, uno dei centri fiere e congressi principali della capitale inglese.

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La prima settimana della moda di Londra fu incentrata sulla qualità piuttosto che sulla quantità: tra le sole 15 sfilate in programma svettava quella di Vivienne Westwood, vera e propria icona della moda a livello mondiale.

Grazie al discreto successo ottenuto, la manifestazione ricevette l’approvazione del governo britannico che si impegnò a erogare fondi per garantire la sopravvivenza a lungo termine di quella che diventerà poi la settimana della moda che conosciamo oggi, un evento di portata globale che attrae stilisti, buyer e giornalisti da tutto il mondo.

In una dichiarazione rilasciata nel 2018, Anna Wintour, leggendaria caporedrattrice di Vogue e una delle figure più influenti del settore, ha definito la settimana della moda di Londra “meravigliosa ed entusiasmante, proprio quello che la moda dovrebbe rappresentare”, affermazione che trova d’accordo gli oltre 5.000 invitati e i 100.000 turisti che hanno visitato Londra in occasione della settimana della moda nel febbraio 2020, l’ultima dell’epoca prepandemia.

Con l’aumentare dell’importanza dell’evento, lo spettacolo offerto a buyer e appassionati negli ultimi 37 anni è aumentato notevolmente di livello. Il programma della settimana della moda Primavera/Estate del 2020 contava infatti 72 sfilate e presentazioni, un numero cinque volte superiore a quello dell’edizione inaugurale, ma, lontano dalle sfilate e passerelle, sono stati 250 gli stilisti che hanno presentato le proprie collezioni generando ordini 110 milioni di euro.

Avendo ormai di gran lunga superato la capienza offerta da un modesto parcheggio, la settimana della moda di Londra si svolge ora in location principalmente al chiuso e maggiormente consone al pubblico che la manifestazione attrae, come The Store X, spazio espositivo situato lungo la Strand, una delle principali arterie pulsanti nel cuore di Londra. Ulteriori eventi vengono organizzati in padiglioni esterni, montati per l’occasione nel cortile interno di un altro punto di riferimento della capitale: la Somerset House.

In confronto alle principali settimane della moda già citate in precedenza, quella di Londra ha conosciuto in breve tempo uno sviluppo più repentino: la settimana della moda di New York fu infatti istituita nel 1943, quella di Milano nel 1958 e Parigi diede vita alla prima edizione della manifestazione solo nel 1973, undici anni prima di Londra.

Ciononostante, ogni anno quest’evento porta nelle casse della capitale introiti pari a quasi 310 milioni di euro, classificandosi seconda dietro agli oltre 500 milioni spesi nella grande mela. Se guardiamo invece ai dati relativi all’affluenza, le 105.000 persone che visitano Londra in occasione dell’evento posizionano nuovamente la capitale inglese dietro a New York, seguita poi da Parigi (30.000) e Milano (22.500).

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Statistiche e fatturati non sono però fattori sufficienti a misurare il successo di questa manifestazione, che ha il merito di aver lanciato la carriera di alcuni dei principali stilisti a livello mondiale: l’edizione del 1984, per esempio, vide il debutto di quello che sarebbe poi diventato lo stilista britannico dell’anno per ben cinque volte, l’inimitabile John Galliano. Fresco di laurea presso la Central Saint Martins, lo stilista nato a Gibilterra presentò una collezione che si ispirava fortemente alla Rivoluzione Francese, come suggeriva anche il titolo Les Incroyables, e fu un successo a tutto tondo, venendo acquistata per intero da Joan Burstein, proprietaria di una delle più esclusive boutique londinesi: Browns.

Altri nomi con un’importante debito nei confronti della settimana della moda di Londra sono Alexander McQueen e Stella McCartney, così come Philip Tracy, cinque volte designer di accessori britannico dell’anno e considerato da molti come il principale fautore del revival del distretto del cappello d’oltremanica. Una delle sfilate entrate nella storia della manifestazione fu proprio quella del suo debutto, avvenuto nel 1993, durante la quale Tracy fece scendere in passerella una Naomi Campbell completamente topless.

Tra le più recenti storie di successo legate alla settimana della moda londinese troviamo quella di Simone Rocha, figlia del leggendario stilista John Rocha proiettata nel jet-set internazionale dal debutto della sua prima collezione professionale sulle passerelle della city nel 2010. È stata inoltre la vincitrice del premio stilista per collezioni donna dell’anno nel 2016 e le sue creazioni sono state indossate da figure influenti come Kate Middleton e Michelle Obama.

Nonostante lo straordinario successo della manifestazione, il settore e i suoi esclusivi eventi dovranno affrontare nell’immediato futuro delle sfide che metteranno a dura prova l’intero sistema moda e, per sopravvivere, il settore dovrà trovare ancora una volta soluzioni innovative.

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L’edizione di febbraio 2021 della settimana della moda londinese si terrà interamente online: le sfilate e le presentazioni verranno trasmesse in streaming, mentre le collezioni saranno presentate e potranno essere acquistate in padiglioni virtuali o durante appuntamenti online privati.

Vista la storia di questa manifestazione, sarebbe azzardato scommettere che questo format virtuale non riscuoterà lo stesso successo della controparte dal vivo.

 

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