Una storia fatta di cultura popolare, di tarocchi, di commistioni tra commercio, scaramanzia e opportunità di diffusione. Dipende da tanti fattori concatenati tra loro la diffusione delle carte da gioco sia in Italia che più in generale nel mondo. Da dove arrivano i denari, le coppe ecc ecc? Perché l’asso, che per secoli non valeva nulla, è diventata la carta più importante? Cosa succedeva in Inghilterra se sul trono del regno sedeva un Re o una Regina? Curiosità e alcuni aneddoti che raccontano il significato e le radici storiche dei simboli delle carte da gioco, spesso ritrovate anche nei casinò online*. Scopriamoli insieme.

Come nascono i semi delle carte regionali italiane

Le carte di origine latina, di quelle presenti anche in Italia, hanno alla loro base come semi i bastoni, le spade, le coppe e i denari, che indicano diverse categorie sociali in cui è divisa la popolazione. I bastoni rappresentano infatti i contadini e le spade i guerriglieri, mentre le coppe stanno a simboleggiare il popolino e i denari i semplici commercianti. Nei mazzi regionali italiani è possibile individuare qualche riferimento in più legato a località o ragioni storiche specifiche: ad esempio, nel tre di denari delle carte siciliane, dalle quali sarebbero nati i Tarocchi, viene stampata spesso l’immagine della trinacria (testa femminile con tre gambe piegata a circondarla, divenuta nel corso dei secoli simbolo della Sicilia stessa).

Viaggiando per il mondo ci si rende conto di come qualche Paese utilizzi carte con semi totalmente diversi dai più comuni: le carte tedesche vedono come simboli ghiande, foglie e campanelli (sulle quali torneremo anche nel paragrafo successivo) insieme ai cuori, mentre in Giappone circolano mazzi con cinque semi, tra i quali spiccano i vortici. Tecnicamente, in origine non c’era alcuna volontà di associare ai mazzi di carte chissà quale significato, anche perché si parlava pur sempre di oggetti economici, facilmente reperibili e pensati perlopiù per un intrattenimento poco impegnato. Il fascino della tradizione ha lasciato le carte praticamente immutate e di conseguenza è difficile andare a riscoprire solo oggi qualche messaggio nascosto.

Come nascono i semi delle carte francesi e la “regola all’inglese”

Anche quella dell’evoluzione dei semi è una storia di contaminazione: dai vecchi semi mamelucchi - ossia degli appartenenti a quelle milizie d’origine turca (per lo più servili) che vennero poi spazzati via all’epoca di Napoleone - si arrivò prima ai semi tedeschi: ghiande, cuori, foglie e campanelli. Quindi un contributo decisivo arrivò dai francesi, che inventarono il mazzo poi divenuto il più famoso di tutti con quattro semi: coeurs (cuori), piques (picche), carreaux (quadri) e trefles (fiori). I motivi dell’adozione di quelli che sono i simboli arrivati fino a oggi sono quasi certamente solo economici: cuori, quadri, picche e fiori erano infatti simboli molto più facilmente riproducibili rispetto a quelli tedeschi o – ancora peggio – da quelli delle carte asiatiche da cui derivavano.

Tutta una questione di praticità e di facile riproducibilità quindi, come confermato poi dalla grande diffusione delle carte francesi nel mondo. Nel tardo medioevo, poi, le figure vennero usate spesso per raffigurare le famiglie reali delle varie dinastie europee. Nacquero così il re, la regina e il fante. Curiosità: in Inghilterra per un periodo fu in vigore una regola in base alla quale il valore delle carte era legato al sesso della persona regnante. Se in carica c’era un Re allora il Re era la carta più alta del mazzo, se invece sul trono sedeva una Regina allora la Regina sostituiva il Re anche nella gerarchia delle carte da gioco.

Se si parla però del valore variabile delle carte da gioco, non si può non fare riferimento all’asso, che più o meno fino alla fine del XVIII secolo era la carta che in realtà aveva il valore più basso di tutte (con il Re a farla da padrone, a prescindere dalle latitudini). Difficile immaginarlo per chi come noi, dal poker in giù, è ormai abituato invece a considerarla la carta di maggior pregio: come è arrivata questa rivoluzione a livello di concezione e considerazione? Secondo alcuni studiosi ciò potrebbe essere legato ai cambiamenti sociali sopraggiunti dopo la Rivoluzione Francese e ai successivi movimenti nati dal basso, come il socialismo. Elevare l’asso a carta più alta sarebbe stato un modo simbolico di soppiantare la nobiltà, togliendole il comando della società in favore del ceto più basso – rappresentato appunto dall’asso.

Le origini delle carte da gioco e il ruolo della guerra

Secondo la maggior parte degli studiosi e degli esperti che hanno dedicato la loro attenzione anche all’evoluzione delle carte da gioco, i primi esemplari di cui abbiamo testimonianza sono venuti fuori in Cina - intorno all’anno Mille (secoli prima della loro comparsa in Europa). In particolare il periodo individuato come più probabile è quello in cui venne inventata la carta e più precisamente la carta moneta. Si crede infatti che, perlomeno in un primo periodo, nei giochi di carte gli strumenti utilizzati (le carte, appunto) fossero anche la valuta, quindi la posta in gioco. Si giocava per vincere le carte, un bene pregiato e scarsamente diffuso. In un transito i cui confini sono difficili da delineare, le carte da gioco sarebbero arrivate dalla Cina fino a noi attraversando un bel po’ di paesi e culture - l’India, la Persia e alcune popolazioni mediorientali come i Mamelucchi egiziani.

Ruolo fondamentale nella diffusione in occidente delle carte da gioco lo hanno certamente avuto anche le guerre: in particolare pare che durante le prime Crociate, i soldati cristiani avessero scoperto questo passatempo dalle popolazioni arabe, portandolo poi con loro al ritorno in Europa. Non a caso le prime testimonianze di carte da gioco nel Vecchio Continente si hanno nella seconda metà del XIV secolo. Uno dei primi esemplari è il cosiddetto “mazzo di Stoccarda”, le cui raffigurazioni erano per lo più dedicate a scene di caccia - considerate però in un primo momento come “pericolose” e anche per questo associale al malocchio e alla scaramanzia.

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