Come diventare un Pro Gamer: i consigli da seguire
Scegliere il gioco giusto, allenarsi con costanza (ma non troppo) e trovare le giuste motivazioni: sono queste alcune delle indicazioni date dai gamer professionisti a chi vuole entrare a far parte di quel mondo. Scopriamo insieme alcuni dei consigli più utili.
Se per decenni il sogno dei bambini è stato quello di diventare calciatore professionista (o astronauta, a seconda dei gusti), negli ultimi anni si è affacciata una nuova opportunità per i ragazzi: quella di diventare dei Pro Gamer. Diventare dei campioni con i videogiochi e monetizzare questa passione è un’utopia soltanto fino a un certo punto, visto il numero crescente di professionisti: immaginare però che questa strada sia facile da percorrere è un errore che non va commesso in alcun modo, anzi. C’è bisogno di allenamento, investimenti e dedizione, trovando un equilibrio e una maturità non semplice visti il contesto e lo stile di vita richiesto. Come fare quindi? Abbiamo “rubato” alcuni consigli qua e là in giro per il web, scegliendo per voi alcune indicazioni di massima da seguire (e su cui in molti paiono concordare). Volete diventare dei Pro Gamer? Prendete carta e penna e segnatevi queste dritte.
Come diventare pro gamer: la scelta del gioco che più fa per voi e nel quale pensate di poter eccellere
Trova il tuo gioco, seguendo una delle due strade che più spesso vengono indicate: scegliere un gioco emergente oppure un titolo già affermato. Il vantaggio di scegliere un gioco già consolidato come eSport è che infrastrutture e risorse sono già in grado di sostenere il gaming professionistico. Come sottolineato da Interl, titoli di eSport di lunga data come League of Legends, Dota 2 e CounterStrike: Global Offensive (CS:GO) vantano bacini ampi e dedicati di gamer e, di conseguenza, tornei sponsorizzati con premi redditizi. Il rovescio della medaglia è che i nuovi arrivati hanno più difficoltà a imporsi in scenari già così consolidati. Quando un gioco è agli inizi, i gamer hanno invece l'opportunità di esplorare per primi ogni aspetto interno ed esterno, favorendo l'imprevedibilità e la nascita di diversi stili di gioco. I giocatori fondatori di giochi come Rocket League2 per esempio, si sono trovati al centro della scena degli eSport. Detto questo, c'è anche il rischio che un gioco non riesca a decollare a livello competitivo, costringendoti quindi a passare a un altro. Il nostro consiglio è di provarne qualcuno e scegliere quello che ti piace di più. Ricordati che dovrai giocarci molto, ma non troppo, come vedremo nell’indicazione successiva.
Allenamento e continua competizione con gli altri (come in ogni ambito della vita)
Una volta scelto un gioco che vi piace, che vi appassiona, che vi diverte e in cui volete eccellere dovete iniziare ad allenarvi con costanza. Qui ci sono differenti scuole di pensiero: da una parte quelli che giocano due ore al giorno (ma voi ci credere?), dall’altra chi ne passa quattro davanti allo schermo e altri possono arrivare anche a periodi in cui giocano sei ore. Il punto su cui concordano tutti però è che l’eccesso non serve, non ha alcun valore fare infinite maratone (divertente alle volte, ma ben poco allenante).
Si tende infatti a pensare che i pro player siano dei nerd che giocano dalla mattina alla sera ai videogame e invece no: quello è uno degli errori più comuni che si commette. Il pro player classico è una persona sveglia, spesso in ottima forma fisica che gioca il giusto. Per “giusto” intendiamo che è fondamentale la soglia di attenzione, quando quella cala è inutile insistere troppo. Quindi qualunque sia la vostra età è importante alternare i giochi con altre discipline e anche attività motorie. Visto che la maggior parte di coloro che vogliono diventare pro player sono proprio dei giovani in genere nella fascia d’età 14-30 anni, è importante capire che bisogna portare avanti i propri studi e il proprio lavoro, ma non solo. Bisogna avere tempo per la famiglia, gli amori e le amicizie, bisogna evitare di chiudersi perché non solo è dannoso per la propria salute, ma è anche il modo più facile per fallire.
L’allenamento però rimane una fase importantissima. Seguire i tutorial offerti sia dal videogioco di vostro interesse, sia dagli esperti del settore è il modo migliore per alzare il proprio livello. Gli step consigliati sono questi. Prima ci si allena nella modalità offline contro il computer, quando si vede che la capacità di battere la “macchina” è elevata a quel punto si può pensare di giocare online e sfidare persone reali. Sebbene tutti i pro player dicano che la vera sfida è quella in live, quindi in presenza fisica tra due magari in un’arena, è anche vero che prima di diventarlo si sono allenati per ore online. Online è infatti c’è la possibilità di giocare non solo con persone che fanno cose imprevedibili che un’intelligenza artificiale non riesce a simulare, ma c’è soprattutto la possibilità di capire quale livello si è raggiunto.
Come diventare pro gamer: diventare “famosi” e contattare le persone giuste
Un passaggio fondamentale poi è quello illustrato da eSports Italia, ciò a cui tendere quando il livello sale e la capacità di “vincere” non basta più - ma bisogna andare a caccia di attenzioni. Twitch e in generale il mondo social è la porta d’ingresso che da cui tutti possono pensare d’accedere, ma se si vogliono fare le cose per bene ci si chiede: chi si può contattare? Le possibilità sono tre: squadre professionistiche (club), i team e i procuratori/agenzie. Alcuni team sono piccoli e non sono altro che un assembramento di giocatori che si sono messi insieme magari per realizzare dei tornei: partecipare può essere un modo per creare aggregazione, condividere emozioni e provare a sognare, ma si rischia di rimanere per tutta la vita rilegati a un ambiente non ambizioso. In genere poi in quei contesti non si percepisce nessuno stipendio. Discorso diverso va fatto per i grandi team, che invece potrebbero però risultare un vincolo per la carriera e lo sviluppo: l’importante è informarsi bene prima di firmare ogni tipo di contratto.
Ci sono poi dei procuratori, in genere raggruppati in “agenzie” che non sono dei team, ma che curano gli interessi dei singoli giocatori come fossero dei liberi professionisti. Figure in rapida crescita, puntano a massimizzare il guadagno (non male in valore assoluto come prospettiva), anche a discapito però di tutto il resto. Fare molta attenzione anche in questo caso: in particolare avere dei contratti troppo lunghi può essere pericoloso, almeno che non vi sia riconosciuto uno stipendio garantito anche se non ci trovano un team o una squadra, cosa molto difficile che avvenga.
Per concludere, facciamo l’esempio dell’Udinese che ha creato la sua divisione eSports e ha messo sotto contratto diversi giocatori, sia per FIFA che PES. Se siete degli aspiranti pro player e amate il calcio, proprio arrivare in un club di Serie A può essere la vostra massima aspirazione. Potete indossare la maglia ufficiale di una squadra della massima divisione italiana o magari trovare un accordo con una squadra estera. I tipi di rapporto possono cambiare. Ad esempio l’Udinese, così come la AS Roma e altri club, non hanno intermediari, creano un contratto diretto tra pro player e club. In molti altri casi, anche per la velocità con cui gli eSports sono esplosi in Italia che non hanno dato tempo alle squadre di Serie A di organizzarsi, molti club si sono affidati a loro volte ad agenzie e team. Ad esempio l’agenzia Esports Academy si è occupata di fornire pro player a diverse squadre di Serie A quali Sampdoria, Bologna, Parma e Sassuolo.
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