Che sarebbe stata una Gara 3 difficilissima per i Golden State Warriors lo avevamo capito dal finale di Gara 2: gli infortuni di Kevon Looney e Klay Thompson, la mancanza di una data certa di rientro per Kevin Durant e la necessità di trovare risorse tra le seconde linee erano tre punti di interesse troppo marcati per non riverberarsi effettivamente sull’andamento del terzo episodio della sfida.

E, in effetti, ciascuno di questi temi ha avuto la sua pesantissima importanza all’interno del 123-109 con cui i Toronto Raptors hanno immediatamente rimesso in piedi il fattore campo a proprio favore, cambiando nuovamente l’andamento della serie. I canadesi hanno fatto corsa di testa dall’inizio alla fine della Gara, con Golden State quasi sempre aggrappata alla gara con enormi difficoltà: i 47 punti di Stephen Curry, career high del numero 30 dei Dubs ai playoff, fotografano al meglio la necessità di Golden State di trovare con continuità il canestro con le proprie bocche da fuoco. Oltre a Curry sono andati in doppia cifra i soliti espertissimi Draymond Green e Andre Iguodala, mentre molto spesso DeMarcus Cousins ha mostrato palesi difficoltà nel poter essere impiegato difensivamente contro un avversario di questo livello.

In casa Raptors, invece, oltre a un Kawhi Leonard non al meglio ma comunque autore di 30 punti, 6 rimbalzi e 7 assist, si sono divisi equamente il palcoscenico Kyle Lowry (autore di 23 punti, 4 rimbalzi e 9 assist con ben cinque triple a bersaglio) e Danny Green (18 punti con 6 su 10 da 3). Anche Marc Gasol (17+7+4), Pascal Siakam (18+9+6) e Fred VanVleet  (11 punti tutti pesantissimi) hanno fornito un apporto incredibile, riuscendo a turno a rintuzzare i tentativi di rimonta per Golden State e a portare il proprio grande contributo alla causa. Il 44.8% con cui i canadesi hanno tirato da tre, chiaramente, ha aiutato quelli che – al momento- sono i padroni della serie ad ampliare la forbice contro i padroni di casa che hanno tirato invece con il 33.4% da tre punti e con meno del 40% dal campo, numeri con cui è davvero difficile restare a galla nel corso di una serie finale.

Il giusto mix di veterani pronti a fornire il corretto apporto di esperienza e giovani incoscienti come VanVleet e Siakam è sembrato davvero, da ogni punto di vista, non arginabile per una Golden State troppo rimaneggiata che per lunghissimi tratti della gara si è aggrappata al proprio orgoglio e al talento sconfinato di Steph Curry.

La serie, ad ogni modo, è lontanissima dall’essere conclusa: tantissime sono le variabili che ancora possono modificare la traiettoria di questa finale. I possibili rientri di Klay Thompson e Kevin Durant, la reazione di orgoglio di Cousins dopo una Gara 3 orrida, le condizioni ondivaghe di Leonard, la continuità al tiro dei Raptors e tanti altri fattori possono inserirsi nella narrativa di questa serie che, al momento, sta vivendo su dei binari molto diversi dal previsto: Toronto controlla, accumula vantaggi e aggredisce, Golden State praticamente sempre ad inseguire anche quando, come in Gara 2, riesce poi ad avere la meglio.

Sono, con ogni probabilità, le Finals più belle dal 2016 anno in cui proprio gli Warriors si fecero rimontare dai Cleveland Cavaliers pur essendo avanti per 3-1 nella serie. Questa volta quelli chiamati a rientrare con ferocia e orgoglio sono loro: la missione, al netto delle assenze e della qualità degli avversari appare difficilissima ma non impossibile per uno dei gruppi più forti della storia della pallacanestro.

Gara 4 è dietro l’angolo e dà già l’impressione di essere decisiva: l’attesa sarà brevissima, preparatevi a godervi una sfida di altissimo livello! A raccontarvela, poi, ovviamente ci saremo noi!

 

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