Come da tradizione, per la NBA i playoff non sono solo il momento in cui le leggende nascono e i campioni vengono incoronati ma, il periodo della post-season coincide anche con il momento dell’anno in cui vengono svelati i finalisti per i premi di fine stagione. In passato proprio nel corso della post-season venivano direttamente incoronati i vincitori di ciascun premio individuale ma ora, per esigenze di “spettacolo”, la NBA ha rinviato gli annunci ad una cerimonia stile-Oscar riservata alla off-season nella quale vengono assegnati dei premi non solo per i vincitori dei classici awards dalla lega ma anche per determinati altri aspetti non solo tecnici (con lo Sportsmanship Award ad esempio) o altri riconoscimenti che non vengono usualmente inseriti nell’albo dei premiati NBA.

La scorsa settimana la lega ha annunciato, come ormai d’abitudine, i 3 finalisti per ogni categoria e ci si aspetta che a breve vengano pronunciati i membri dei quintetti All NBA, visto che è fondamentale conoscere i nominati nei quintetti entro la fine della stagione, per ragioni organizzative -anche economiche, visto che dallo status di “All NBA dipendono lauti bonus contrattuali- interne alle franchigie NBA.

Andiamo dunque oltre le polemiche. Vi anticipiamo che, tutto sommato, rispetto ad altre edizioni dei premi e ai medesimi premi assegnati ad esempio dall’Eurolega, le nomination di quest’anno ad opera della NBA sono passibili di ben poche critiche.

Partiamo con la categoria più importante, il premio di Most Valuable Player: i tre finalisti per la massima onorificenza della regular season sono l’MVP uscente James Harden,” The Greek Freak” Giannis Antetokounmpo e Paul George. Malgrado la stagione monstre di Harden, la più impressionante dal punto di vista realizzativo degli ultimi 30 anni di NBA, sembrerebbe che il premio quest’anno possa davvero finalmente essere appannaggio di Antetokounmpo, leader dei Milwaukee Bucks che hanno dominato in lungo e in largo la regular season. Un po’ distanziato dal duetto di testa Paul George, che ha comunque giocato una stagione monstre ma paga i risultati ondivaghi dei Thunder e un finale di stagione in cui è stato condizionato dagli infortuni. Pochi dubbi, in ogni caso, erano riposti sul fatto che i finalisti sarebbero stati questi tre.

Due dei tre finalisti si sono anche guadagnati l’accesso al podio per il titolo di difensore dell’anno: Paul George e Giannis Antetokounmpo hanno addirittura la possibilità di infilare il doppio premio. In questo caso, però, a partire favorito sarà Paul George e Antetokounmpo dovrà inseguite. Staccato rispetto a questo duetto è Rudy Gobert, vincitore del premio lo scorso anno e perenne candidato al titolo di Defensive Player of the Year. Anche su queste candidature, probabilmente, c’è ben poco da dire, non fosse che probabilmente Myles Turner degli Indiana Pacers avrebbe meritato il posto nel ballottaggio finale quanto lo stesso Rudy Gobert, ma di polemiche sulla sua esclusione ce ne sono state ben poche.

Capitolo Rookie: ben prevedibili erano anche le candidature di Trae Young, DeAndre Ayton e soprattutto di Luka Doncic, solare favorito per il premio dopo la fantascientifica stagione da lui disputata. Occhio alla possibilità di una vittoria di Trae Young, che fino a tre mesi fa sembrava semi-impossibile e ora, invece, è una possibilità ben più tangibile, per quanto ancora difficilmente avverabile.

Passiamo ora a due premi molto interessanti, che premiano in modi diversi la crescita di status dei giocatori NBA: il Sixth Man of the Year e il Most Improved Player.

Proprio quest’ultimo premio nasce con l’idea di premiare il giocatore con la variazione di status più evidente e De’Aaron Fox, Pascal Siakam e D’Angelo Russell fotografano perfettamente lo spirito dell’Award. Siakam parte leggermente favorito visto il suo ruolo da co-protagonista nei Raptors, la squadra con il secondo miglior record della NBA. Sarà un testa a testa molto interessante quello tra lui e D’Angelo Russell, che ha giocato una stagione da All-Star portando i Brooklyn Nets ai playoff. Un po’ staccato Fox che, comunque, a partire dal prossimo anno avrà la possibilità di diventare un All-Star.

Anche il premio di Sixth Man of The Year quest’anno, però, può essere interpretato come un modo di riconoscere un cambiamento di status a due giocatori: oltre al perenne candidato Lou Williams, infatti, hanno ottenuto la nomination Domantas Sabonis e Montrezl Harrell, due che avrebbero potuto tranquillamente ottenere la nomination anche al titolo di Most Improved Player.

Chiudiamo con il premio di Coach of the Year, conteso tra tre straordinari allenatori, capaci di portare le proprie squadre al di là di ogni aspettativa: Mike Budenholzer, Mike Malone e Doc Rivers hanno griffato personalmente le magiche stagioni di Bucks, Nuggets e Clippers ma, com’è facile prevedere, è Budenholzer a partire favorito, visto il miglior record ottenuto alla guida della franchigia del Wisconsin.

Nel corso della serata, che si disputerà nella notte del 24 giugno verranno annunciati anche l’Executive of the Year (il miglior dirigente, favorito John Horst dei Bucks) e i quintetti All-Rookie e All-Defensive.

Verranno, inoltre assegnati, l’NBA Cares Community Assist Award per il giocatore che ha presto il maggior contributo nel premio NBA Cares , il Twyman-Stokes Teammate of the Year Award assegnato al miglior compagno di squadra, il già citato Sportsmanship Award, i premi alla carriera a Larry Bird e Magic Johnson, l’Hustle Award e il Sager Strong Award.

Insomma, di carne al fuoco in NBA ce n’è sempre tanta, anche dopo le Finals i temi di interesse non mancheranno. Il Draft, gli Awards e la Free-Agency: ci aspetta una nuova meravigliosa estate targata NBA.

 

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