Dopo il Milan, l’Inter è la squadra italiana ad aver vinto il maggior numero di Coppe dei Campioni/Champions League nel nostro Paese: ben tre successi, con i trionfi degli anni ’60 a cui ha poi fatto seguito l’indimenticabile annata firmata José Mourinho in cui i nerazzurri sono riusciti a completare un Triplete rimasto indelebilmente a marchiare la storia recente dell’Inter. Una vittoria di cui si è molto tornato a parlare nei mesi scorsi, quando la squadra ora allenata da Simone Inzaghi è arrivata per la sesta volta nella sua storia in finale di Champions League - fermandosi a un passo dal trionfo. Ripercorriamo quindi le tre finali in cui l’Inter è stata costretta ad alzare bandiera bianca, in cui l’appuntamento con la Coppa dalle Grandi Orecchie è stato mancato per un soffio.

La prima sconfitta dell’Inter: la finale contro il Celtic del 1967La prima finale persa dai nerazzurri risale al termine della stagione 1966-1967, con l'Inter che aveva la possibilità di conquistare il titolo continentale per la terza volta nella sua storia - nelle prime due occasioni era riuscita infatti a capitalizzare al meglio l’occasione. La squadra allenata dallo storico allenatore Helenio Herrera era composta da grande talenti (tutti italiani), con giocatori come Sandro Mazzola e Giacinto Facchetti a fare da guida e da bandiere di un gruppo rimasto nella storia. Tuttavia, nella finale disputata il 25 maggio 1967 a Lisbona, l'Inter non riuscì a superare il Celtic - una delle squadre più forti e temute d’Europa. Gli scozzesi erano infatti un gruppo agguerrito, ma l'Inter aveva mostrato una grande qualità durante tutto il torneo, arrivando a quella sfida con i favori del pronostico. Si fosse dovuto scommettere alla vigilia insomma, si sarebbe immaginato un trionfo di Facchetti e compagni, ma così non fu. La realtà si rivelò invece tristemente amara: l’Inter passò anche in vantaggio quasi subito, chiamata a gestire l'1-0 firmato da Sandro Mazzola su calcio di rigore dopo appena sette minuti. Poi le cose sono naufragate, soprattutto a causa di una condizione di forma che vedeva i nerazzurri stremati e incapaci di reggere sul piano fisico. Il pari fu realizzato da Gemmel al 63', di Chalmers invece la rete della disperazione (nerazzurra) e della gioia (biancoverde) al minuto 84. Un ribaltamento del risultato a cui l’Inter non riuscì a rispondere in alcun modo, incassando così la prima sconfitta in finale di quella che allora si chiamava Coppa dei Campioni.

La seconda sconfitta dell’Inter: la finale contro l’Ajax del 1972

La seconda grande occasione persa dai nerazzurri di conquistare la Champions League arrivò invece nella stagione 1971-1972: qual gruppo era guidato da Giovanni Invernizzi, vecchia bandiera in campo dei nerazzurri che aveva fatto benissimo con la squadra primavera, riuscendo poi a raccogliere i frutti del suo lavoro anche con i big. Nel 1970 Invernizzi aveva preso il posto dell'altro Herrera (Heriberto), esonerato alla quinta giornata di campionato e ben lontano dai fasti della Grande Inter che apparivano ormai superati. Da quel momento invece arrivò una rimonta esaltante, che portò i nerazzurri a laurearsi Campione d'Italia nel 1971 e dunque a conquistare il diritto di partecipare alla Coppa dei Campioni. Nessuno immaginava potesse farlo e per quel motivo fece ancora più rumore la cavalcata verso la finale della competizione continentale nei mesi successivi, culminata in una finale epica: il 31 maggio 1972, l'Inter affrontò l'Ajax a Rotterdam, ritrovandosi a giocare sostanzialmente in casa del nemico. L'Ajax allenato da Stefan Kovacs era un'avversaria incredibile, con una squadra ricca di talento, inclusi Johan Cruyff e Johan Neeskens - un gruppo che ha segnato in maniera indelebile la storia del calcio. Erano campioni in carica e nel pieno del loro ciclo d'oro: insomma tra le migliori formazioni di tutti i tempi. Nonostante un buon inizio di gara, l'Inter si trovò in svantaggio nel primo tempo colpita da Cruyff che non era limitabile in alcun modo per i canoni dell’epoca. Nella ripresa, i Lancieri trovarono il raddoppio ancora grazie al n°14 del club olandese, iconico fuoriclasse che fece dell’Inter soltanto la sua ennesima vittima - condannando così l’Inter al ko al termine di una cavalcata che aveva comunque portato in dote quattro finali nel giro di nove anni.

La terza sconfitta dell’Inter: la finale contro il Manchester City del 2023

Si arriva così dunque alla finale dello scorso giugno, con i ragazzi di Simone Inzaghi giunti al match contro gli inglesi senza grosse speranze di successo, ma rinfrancati da un cammino europeo che aveva confermato la bontà delle idee di gioco e dell’organico dei milanesi. Il Manchester City, favorita d’obbligo alla vigilia, ha infatti faticato più del previsto e rischiato in più occasioni di andare prima in svantaggio e poi l’eventuale gol del pareggio dell’Inter dopo la rete decisiva realizzata da Rodri - diventato così l’uomo simbolo del primo trionfo del City in Europa e della prima Champions League vinta da Pep Guardiola lontano da Barcellona. Una consacrazione per un gruppo unico di campioni e per un’idea di gioco diversa dalle altre, ma al tempo stesso un modo per sancire lo spessore europeo dell’Inter che ora si affaccia alla Champions League con rinnovata consapevolezza. La speranza è quella che il finale, qualora si dovesse giungere all’atto conclusivo della competizione, possa essere diverso e regalare una gioia indelebile.

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