Albo d'oro degli Europei di calcio
Percorriamo un breve cammino nella storia degli Europei attraverso l’albo d’oro (e non solo) delle varie edizioni di questa grande manifestazione sportiva.
Ci risiamo: tra poco più di un mese ricominceranno i campionati Europei di calcio, che ci siamo lasciati alle spalle “soltanto” tre anni fa - ritardati di un anno a causa della pandemia da Covid-19 - ai quali arriviamo da campioni in carica, ma con una Nazionale in buona parte rinnovata. A partire dall’allenatore seduto in panchina, dopo che Roberto Mancini ha deciso di lasciare il ruolo da ct per andare ad allenare l’Arabia Saudita, passando così lo scettro e la guida del gruppo a Luciano Spalletti - reduce dalla vittoria dello Scudetto 2023 con il Napoli e ora chiamato a un’altra impresa; riuscire a dimostrare che anche con le Nazionali è possibili dare in poco tempo una chiara impronta di gioco. Non sarà facile, ma gli Azzurri proveranno in tutti i modi a rendere onore al ruolo di campioni uscenti. L’Italia infatti è stato il quarto Paese europeo a conquistare una “seconda” vittoria nella competizione continentale, che conta dieci nazioni differenti ad aver trionfato almeno una volta (e tra le quali, ad esempio, non compare l’Inghilterra). Quali sono? Scopriamolo insieme analizzando l'albo d'oro degli Europei di calcio.
La storia degli Europei di Calcio
La storia degli Europei di calcio passa attraverso il nome delle sue trionfatrici, le partite più importanti, ma anche le imprese e le disfatte della nostra Nazionale. Non manca poi qualche curiosità che, in qualche modo, ha scritto a modo suo una pagina della storia di questa manifestazione. Vediamo tutto insieme in questo articolo.
Europei di Calcio: storia di tutte le edizioni
La prima edizione degli Europei di calcio vide la luce nel 1960, quando l’allora segretario dell’UEFA, Henri Delaunay si fece promotore di un campionato in cui si sarebbero affrontate tutte le migliori nazionali del Vecchio Continente.
Alle fasi finali di quella prima edizione - quelle che agli Europei odierni cominciano con i gironi e terminano con la finale, comprendendo oggi 24 squadre - presero parte solamente quattro squadre: Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Francia e Jugoslavia. Oggi, tre di questi Stati non esistono più. Nel ‘60 fu l’Unione Sovietica a trionfare, quella nazionale allora guidata dall’invincibile Ragno Nero, Lev Yashin.
La formula a quattro partecipanti si applicò fino all’Europeo del 1976: al successivo la lista venne allargata ad otto formazioni, a partire da Italia ‘80 fino a Svezia ‘92, in quell’Europeo in cui a sorpresa alzò la coppa al cielo la Danimarca. Nel mezzo, nel 1968, trionfò per la prima ed unica - finora - volta la nostra Nazionale, tra le mura di casa propria.
Dal 1996, poi, la festa cominciò ad allargarsi con le nazionali partecipanti che divennero sedici all’Europeo inglese di quell’anno in cui non bastò uno strepitoso Alan Shearer per far portare a casa alla squadra ospitante il trofeo. Sempre in sedici a Belgio-Paesi Bassi 2000 fino al 2012, poi a Francia 2016, per la prima volta, presero parte alla manifestazione in ventiquattro Paesi. Struttura che verrà riproposta nella speciale edizione di Euro 2020, che sarà itinerante, con i giocatori che solcheranno i prati di mezza Europa.
Le curiosità degli Europei di Calcio
La coppa assegnata al vincitore, ancora oggi, prende il nome dal suo precursore, chiamandosi appunto Coppa Henri Delaunay: due anni dopo la sua morte, nel 1957, gli venne dedicata la denominazione del trofeo, a lui che già negli anni ‘20 del 900 aveva teorizzato una competizione di questo tipo. L'omaggio a Delaunay è entrato a far parte della tradizione degli Europei, perché, ancora oggi, la coppa porta il suo nome, nonostante qualche piccolo cambiamento stilistico che, nel 2008, venne apportato ad essa, come la rimozione del piedistallo in marmo, l’altezza maggiorata di ben 18 cm, e il conseguente peso del trofeo che ora si aggira intorno ai 12 kg, 2 in più rispetto al primo. L’unica Nazionale ad aver portato a casa entrambe le versioni del trofeo, è la Spagna, che nel ‘64 alzò al cielo 10 kg di trofeo, e poi nel 2008 e nel 2012 la nuova versione (da 12 kg!) della coppa.
La Coppa Henri Delaunay venne, nel corso della sua storia, imbachecata anche da Nazionali su cui, ad inizio manifestazione, nessuno avrebbe puntato. Il caso più lampante è quello della Danimarca, ma lasciò di stucco anche la Grecia quando nel 2004 passò sopra a tutte le rivali.
La vita dei calciatori danesi, in particolare, cambiò nel 1992, quando la loro Nazionale venne ripescata per le fasi finali in seguito all’esclusione dalla competizione di quella che era una squadra strepitosa, che avrebbe potuto incantare sotto gli occhi del continente: la Jugoslavia di Boban, Savićević, Bokšić e Šuker, costretti a rimanere nel proprio Paese a causa della guerra che allora divampava nella Repubblica Socialista. La Danimarca, cinicamente, non si fece sfuggire l’occasione e in quel per lei magico 1992, Davide riuscì a battere Golia, grazie alle manone di Peter Schmeichel e al sinistro incantato di Brian Laudrup.
Quello non fu l’unico Europeo ad aver subito le conseguenze di alcune gravi vicende nazionali: il più recente Europeo francese del 2016 fu tormentato dalla paura delle minacce terroristiche dell’ISIS, almeno nei mesi precedenti l’inizio della competizione. L’attentato a Parigi del 13 novembre del 2015, avvenuto sette mesi prima del calcio d’inizio del torneo, portò alla luce anche il problema della sicurezza, da gestire meticolosamente da parte delle autorità nazionali durante tutta la manifestazione, che arrivarono addirittura ad ipotizzare il ricorso a misure estreme per scongiurare il rischio di nuovi attacchi: tali soluzioni sono state però scartate dalle istituzioni, ritenendole un segno di resa al movimento terroristico. La decisione si è rivelata vincente dal momento che l’Europeo si è svolto in (quasi) totale serenità, e ci mancò poco perché, proprio la Francia, arrivasse a concludere quel torneo con la coppa in mano.
Sembra essere la nazione transalpina quella che detta legge sotto il cielo europeo: oltre ad aver ospitato addirittura tre edizioni (1960, 1984, 2016) - record assoluto della competizione -, tra cui quella inaugurale e ad aver alzato per due volte la coppa al cielo… è francese il giocatore che detiene, ancora oggi, il record di gol all’interno del singolo torneo, ma anche quello del maggior numero di gol segnati da un unico calciatore in ogni edizione europea a cui ha preso parte. Stiamo parlando di Michel Platini, che in 5 partite segnò addirittura 9 gol nell’Europeo dell’84. Solo Cristiano Ronaldo nella storia degli Europei di calcio ha siglato il suo stesso numero di reti, ma il portoghese lo ha fatto in 21 partite, Platini in 5: la media-gol del francese più alta in maniera imbarazzante.
L’Albo d’Oro degli Europei di Calcio
Ecco di seguito l’intero Albo d’Oro della storia degli Europei di calcio, con tutte le vincitrici di ogni singola edizione, a partire dalla prima del 1960, fino all’ultima giocata nel 2016.
Edizione | Data | Squadra Vincitrice |
---|---|---|
Francia 1960 | 10 luglio 1960 | Unione Sovietica |
Spagna 1964 | 21 giugno 1964 | Spagna |
Italia 1968 | 10 giugno 1968 | Italia |
Belgio 1972 | 18 giugno 1972 | Germania Ovest |
Jugoslavia 1976 | 20 giugno 1976 | Cecoslovacchia |
Italia 1980 | 22 giugno 1980 | Germania Ovest |
Francia 1984 | 27 giugno 1984 | Francia |
Germania Ovest 1988 | 25 giugno 1988 | Paesi Bassi |
Svezia 1992 | 26 giugno 1992 | Danimarca |
Inghilterra 1996 | 30 giugno 1996 | Germania |
Belgio-Paesi Bassi 2000 | 2 luglio 2000 | Francia |
Portogallo 2004 | 4 luglio 2004 | Grecia |
Austria-Svizzera 2008 | 29 giugno 2008 | Spagna |
Polonia-Ucraina 2012 | 1 luglio 2012 | Spagna |
Francia 2016 | 10 luglio 2016 | Portogallo |
Europa (itinerante) 2020 | 11 luglio 2021 | Italia |
Europei 2024: come arriva l’Italia allenata da Luciano Spalletti
Il ct della Nazionale non ha fatto mistero di voler provare il 3-4-2-1 come modulo, per mettere nelle migliori condizioni di esprimersi alcuni componenti della rosa che si spera possano fare la differenza e permettere agli Azzurri di compiere il definitivo salto di qualità. Per la squadra che se la vedrà nel girone con Spagna, Croazia e Albania non ci sarà molto tempo per sperimentare, ma sarà fondamentale riuscire a dare il giusto impulso al gruppo. Tra i pali non ci sono particolari dubbi sul capitano Donnarumma e su Vicario: si giocano il terzo posto Provedel, Meret, Carnesecchi e Di Gregorio. Se l’idea di Spalletti è quella di giocare con la difesa a tre è inevitabile partire dal ‘blocco Inter' con Acerbi, Bastoni e Darmian, jolly che può essere utilizzato anche sull’esterno o per un cambio di ruolo a gara in corso.
Come possibili laterali la lista è davvero lunga: Cambiaso su tutti, ma alcuni nomi come Calabria, Spinazzola, Lazzari e Biraghi potrebbero trovare spazio anche in base all loro stato di forma. Da tenere d’occhio Bellanova del Torino, che può essere l’outsider sulla fascia destra. A centrocampo Barella, Cristante e Frattesi hanno già il posto assegnato sull’aereo per la Germania, da valutare sia Jorginho che Locatelli: entrambi sono in grado di giocare sia a 2 sia a 3. Come possibili outsider da tenere in considerazione sempre Pessina, uomo importante a EURO 2020; e le sorprese Ricci, Fabbian, Bove e Rovella. Lorenzo Pellegrini sembra rinato con la cura De Rossi e si candida per un posto. Bonaventura della Fiorentina piace molto e il CT non l'ha mai negato. Andranno valutati gli ultimi mesi di stagione Colpani, Zaniolo e Raspadori.
Per quanto riguarda i calciatori più portati a giocare come esterni, ci sarà da valutare il modo in cui arriveranno a maggio Politano, Berardi, Orsolini, Chiesa, El Shaarawy e Zaccagni: tutti bravissimi a partire da lontano e capaci di rifinire o andare direttamente in porta. In ascesa le percentuali del Faraone, che sta vivendo un ottimo momento e che Spalletti conosce benissimo. Davanti invece Immobile, mai convocato dall’attuale CT, è il centravanti della Nazionale campione in carica ma bisognerà capire la sua condizione a fine anno. Tutti guardano a Scamacca come l’uomo della Provvidenza: forse è lui quello che potrà farci fare il definitivo salto di qualità. Almeno così si spera.
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