C’era tutta la città all’ “Hotel de Ville” di Arles, Provenza. Ma stavolta non era la ormai classica occasione per parlare del genio di Vincent van Gogh. Questioni di football. Questioni di cuore. Tutto il mondo festeggiava l’enfant du pays, Ismaël Bennacer. Nato e cresciuto in questo bel lembo di Midi francese, è stato celebrato come gloria della cittadina: nella recente Coppa d’Africa è stato eletto miglior giocatore del torneo e la sua Algeria è tornata a vincere la competizione continentale. Algeria, sì, perché la mamma di Ismaël è originaria di questo Paese, e Bennacer ha scelto di giocare per le Fennecs, le “Volpi del deserto”: “Ho fatto le under nella Francia (4 presenze in under 18, 7 con l’under 19, ndr), poi l’Algeria mi ha offerto di entrare nel gruppo della nazionale maggiore e ho accettato.”

Rabah Madjer, il celebre Tacco di Allah, una volta in televisione si prese i meriti di questo indirizzamento (“ho visto subito che era un giocatore dal grande avvenire”), certamente una parte importante ce l’ha avuta l’ex presidente della federazione Mohamed Raouraoua, l’uomo che ha riportato l’Algeria ad alto livello anche con una politica attrattiva sulle cosiddette “seconde generazioni”, ragazzi nati in Francia da genitori maghrebini. Bennacer ha il padre marocchino, Mahrez la madre, ma entrambi, convinti dal Pres, hanno scelto l’Algeria: due pietre d’angolo della vittoria della Coppa d’Africa 2019, anche se oggi Raouraoua non ha più la poltrona, finita all’uomo nuovo del calcio algerino, Kheireddine Zetchi, altro uomo di visione (nelle ultime ore peraltro si ventila di sue dimissioni a causa di intromissioni governative pesanti).

Il 6 settembre 2016, in una gara contro il Lesotho, Ismael indossa per la prima volta la maglia delle Fennecs: ha 18 anni. Bennacer con i colori biancoverdi addosso ha alzato al cielo, meno di tre anni dopo, il più importante trofeo continentale, e ora si prepara per la più importante tappa della sua carriera: ha firmato per il Milan e giocherà a San Siro. Stadio che ha già fatto tremare nell’ultima giornata del campionato scorso: in mezzo al campo con la maglia dell’Empoli ha letteralmente comandato, insieme a Traoré, la partita chiusa poi con una sconfitta contro l’Inter E comandare a San Siro non è da tutti.

Ci vuole coraggio, qualità e personalità. Rapidità di frequenze e di pensiero, serenità nella gestione della palla anche nelle zone più pericolose del campo: Aurelio Andreazzoli, allenatore preparato, non esitò infatti, già nella stagione della promozione dalla Serie B alla A, ad arretrarlo, per affidargli compiti di regia. Bennacer nasce trequartista (ha un bel tiro e sa rifinire nelle vicinanze dell’area di rigore avversaria) ma il tecnico ora al Genoa gli chiese inizialmente di giocare da interno e poi, già sul finire sulla stagione di cadetteria, lo provò davanti alla difesa dove, già dalla terza giornata del campionato maggiore, evoluisce: ne gioca 37 di partite con la maglia dell’Empoli in Serie A e attira gli occhi degli amanti del bel calcio nostrano. Il primo a credere nelle capacità del ragazzo in Italia è stato però Riccardo Pecini, talent scout dall’occhio lungo, le relazioni giungono sul tavolo dei responsabili scouting dell’Empoli e l’affare si fa per una cifra attorno al milione e mezzo nell’agosto del 2017: il cartellino appartiene all’Arsenal che si mantiene un diritto di riacquisto che, per qualche settimana pensa anche di esercitare, prima di andare su Ceballos e lasciare campo libero al Milan, che lo blocca prima della Coppa D’Africa, sicuramente risparmiando qualche milione, viste le performances di Ismael in Egitto.

L’Arsenal dice quindi addio definitivamente a un ragazzo che ha contribuito a fare crescere. E il DNA gunner, Bennacer lo possiede. Quel DNA di gioco di tocco e di palla a terra, trapiantato a Londra da Arsène Wenger, che è l’allenatore che lo firma dall’Arles nel luglio del 2015. Suggerito dallo scout di fiducia Gilles Grimandi, Bennacer non ha dubbi nello scegliere l’Arsenal, proprio perché riesce ad avere un rapporto diretto con Wenger, la lingua è fondamentale (c’era anche una offerta importante del Manchester City) e l’idea di calcio arriva a traino. Più complicato si rivelerà poi l’inserimento nel club e nella città. Bennacer è giovane e molto timido, testimoniano anche a Empoli dove non ricordano una parola in più del ragazzo e tanti silenzi rispettosi. Mussulmano praticante, l’unica richiesta di Ismael è stata solo un luogo di preghiera negli impianti del Castellani. A “Le Vestiaire”, il talk della tv francese con Dugarry, Petit e Leboeuf. Bennacer ha recentemente ricordato quel periodo londinese, ricordi di campo dove, nonostante qualche limite di fisicità, non si sentiva per nulla inferiore ai compagni: lo dice senza boria, equilibrato come sempre: riconosce il suo calcio. Le partite con l’under 23, dove era peraltro il capitano, non sono però sufficienti e dopo l’ennesimo colloquio con Wenger si sceglie un prestito a Tours, in Francia: è gennaio, meglio non rischiare e scegliere una squadra di livello inferiore (Ligue 2) e quindi con le garanzie di giocare con continuità in un calcio di grandi. È una tappa importante, quella di sei mesi tra i castelli della Loira.

Nonostante le difficoltà della squadra o forse anche grazie a quelle Bennacer trova il click, diventa giocatore vero e sono bravi ad Empoli a chiedere all’Arsenal di proseguire in Toscana il suo percorso. Un percorso in cui Ismael brucia le tappe, acquisisce sicurezze e consapevolezza ad ogni gara: le 39 partite di Serie B con l’Empoli mostrano un giocatore che appartiene al calcio di alto livello. In meno di tre anni si è meritato il Milan. Era solo una questione di tempo. Un amico di Arles ricorda a noi gli anni della formazione, una decina di anni nel sud della Francia a immaginare meraviglie: “ Sai quante volte gli ho visto fare quelle conduzioni palla al piede, quei filtranti improvvisi e precisi… adesso sono orgoglioso di vederlo nella nazionale algerina, di vederlo così decisivo, e poi il Milan…” Adesso tocca a San Siro, lo attende palcoscenico più importante, il più bello. Ismael se la sente. Sicuro.

@pizzigo