Weekend extralarge, Serie A spalmata su quattro giorni, le coppe europee incombono, quelle nazionali pesano, i campionati ne risentono. Vale per la Serie A, con il turnover programmato di Allegri e quello obbligato di Simone Inzaghi per l’infortunio di Milinkovic Savic. E vale anche per la Liga, con Arthur – pedina chiave del centrocampo del Barça - e Llorente – seconda linea in rampa di lancio del Real – ko dopo il primo, entusiasmante Clasico di Copa del Rey. Ma andiamo con ordine, partendo dal sabato pomeriggio con vista sulla Champions.

  1. Il Napoli non sfonda a Firenze, Lafont consolida le aspettative sul suo valore, Mertens e Milik mancano il colpo del ko. Critiche eccessive nei confronti degli azzurri: il ritmo di Ancelotti, non solo nel gioco, è l’opposto di quello di Sarri. I passaggi a vuoto sono contemplati, a patto che non diventino troppo frequenti né decisivi. La rosa resta nettamente inferiore rispetto a quella della Juventus: quanti giocatori del Napoli sarebbero titolari o prime riserve nella rosa di Allegri? Solo Koulibaly, Allan e Ghoulam al top… Il vantaggio sulle concorrenti per la zona Champions, a parità di valori complessivi, è notevole: +9 sull’Inter, +13 sul Milan, +14 sulle romane. Don’t worry, be happy (e non perché “chi si accontenta gode”).

  2. La reazione dell’Inter a Parma è stata da squadra matura, dopo una settimana gestita in modo oculato dal club. Spalletti ha ricevuto la risposta più importante dai suoi giocatori: la sua credibilità non è stata scalfita dai ko con Bologna,Torino e Lazio. Il messaggio alla società sull’affaire Icardi (sedetevi a un tavolo armati di pazienza e mate e completate finalmente il rinnovo) è molto chiaro ma tradisce una mancanza di comunicazione tra lui e i dirigenti. Tutela il capitano, a sua volta non aiutato nel rapporto coi compagni dalle parole di Wanda Nara (“riceve pochi palloni, Lautaro dovrebbe giocare di più…”). A Parma Icardi ha litigato a lungo col pallone e ha fatto la cosa più bella senza: gran movimento a liberare lo spazio per il destro vincente di Martinez. Per Spalletti, ripagato da Nainggolan con una prova di spessore, è giunto davvero il momento di puntare con decisione sulla coppia argentina. Lautaro, che al Racing Avellaneda giocava in coppia con Lisandro Lopez, può dare ora un contributo decisivo, soprattutto in Europa League.

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  3. Bologna-Genoa è stata più bella di quanto mi aspettassi. Si giocavano tanto entrambe: il Bologna poteva uscire dalla zona retrocessione per la prima volta dopo due mesi e mezzo e coinvolgere nella bagarre il Genoa, che con un successo avrebbe invece virtualmente guadagnato la salvezza. L’1-1 finale ne vale mezza per Prandelli, che ha trovato in Sanabria un’ottimo successore di Piatek. Ha studiato da falso 9 nella cantera del Barcellona ma segna da vero 9. In tutti i modi: di destro, sinistro e di testa. Ne risentiremo parlare. Il Bologna è un’altra squadra rispetto a quella pavida di Inzaghi, anche grazie ai nuovi arrivi che Mihajlovic può sfruttare con più continuità. La salvezza va ancora conquistata ma il Dall’Ara è già ri-conquistato. Anche da Destro, di nuovo in gol dopo quasi un anno, ancora contro il Genoa. Per tifosi appassionati eppure “di professione scettici” (cit. “Le tue ali Bologna” di Dalla-Morandi-Carboni-Mingardi) è già un grande passo avanti.

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  4. La Juventus segna altri 3 gol, stavolta senza subirne. Il contatto Szczesny-Djuricic in avvio era da rigore (e giallo) e avrebbe potuto indirizzare la partita su binari diversi. Impossibile da vedere a velocità reale, molto difficile anche al VAR. La responsabilità principale è in ogni caso del VAR Maresca, meno puntiglioso, al limite dell’indisponente, di quanto sia di solito in campo. Avrebbe dovuto indicare chiaramente a Mazzoleni che il portiere aveva toccato prima l’avversario e poi il pallone. I bianconeri crescono alla distanza e Khedira è il manifesto dei progressi generali di condizione. Lo standard del gioco offensivo resta sotto quello dell’élite europea (City, Liverpool, Barcellona, Real Madrid) ma dal derby madrileno arrivano altri segnali incoraggianti in vista della Champions. L’Atletico ha smarrito la sua identità, sospeso tra l’intenzione di Simeone di migliorarne la qualità offensiva e i limiti di alcuni interpreti, a partire dal centrocampista ghanese Thomas Partey. Ne riparleremo qui tra sette giorni, poco prima che le note dell’inno della Champions risuonino al Wanda Metropolitano.

  5. Ancora la P2, legale e letale (per gli avversari). Paquetà-Piatek affondano anche il Cagliari, assistiti come a Roma da un prodigioso Donnarumma. Le vie della Champions sono infinite e affollate: 4 squadre per un posto in un solo punto. Due scontri diretti nelle prossime tre settimane daranno exit poll più attendibili: prima del derby di Roma, l’attesissimo Atalanta-Milan. Sabato sera capiremo definitivamente se il sogno europeo del poderoso Duvàn Zapata che sfonda la porta, di Ilicic che ondeggia, giganteggia e slalomeggia, di Toloi e Mancini che invadono l’area avversaria e del Papu Gomez regista a tutto campo, può diventare realtà

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    Bonus track
    In Premier è crollato il Chelsea. Il gruppo, già esaurito dagli elettroshock di Mourinho e Conte, sta facendo penare anche Sarri. E’ una squadra più debole delle pretendenti al titolo inglese e pure dei cicli precedenti dei Blues.

media Però il ko inflitto dal profeta Guardiola al discepolo Sarri non è solo tecnico. L’uscita dal campo dell’ex allenatore del Napoli è un segnale di resa inattesa. E’ andato in tilt, ha perso il controllo di sé e delle sue azioni, così tanto da ignorare Pep col quale l’anno scorso si era intrattenuto a parlare a lungo anche dopo Napoli- Manchester City 2-4. Ha sbagliato e se ne è subito reso conto. Ma ha confermato un suo grande, forse irrimediabile, limite di tenuta emotiva.