Dovessimo fare l’elenco di tutto ciò che serve per diventare un milionario pilota di Formula 1 servono tante doti e tra queste il talento non entra certamente nei primi posti della lista: bisogna ricorrere prima di tutto alla tenacia e all’allenamento fisico, senza tralasciare la fortuna - che nella vita diventa cruciale - e soprattutto a un ricco conto in banca e una disponibilità economica importante. Diventare Max Verstappen è il sogno di tanti bambini, ma la strada da percorrere è in salita e molto tortuosa - anche se qualche piccolo segreto per provare ad accorciare il tragitto c’è. La certezza è che, se vi sentite spericolati a sufficienza e pronti ogni volta che vi sedete al volante, sappiate che quelle sono caratteristiche che non incidono nel portarvi a bordo di una monoposto: lo so, non è intuitivo ma è così. Anche se bisogna necessariamente partire dal mettersi al volante, sin da piccoli.

Una tappa fondamentale nella formazione: le corse con i kart

Mettere a bordo di un kart un bambino in tenera età è il modo di fargli prendere confidenza con il concetto di guida, di gara e di velocità. Tutti citano sempre la storia di Fernando Alonso - precoce come pochissimi altri, che già a tre anni premeva il piede sull’acceleratore. Un destino che “va segnato” (o quantomeno indirizzato) in questo modo, ma già da quel momento ci si scontra contro il primo ostacolo economico: partecipare alle gara di kart costa, soprattutto se un bambino vuole farsi notare e prendere parte a quelle più importanti. Si parla anche di 10.000 euro a corsa, oltre al fatto che il kart va comprato. Quello è il primo passaggio di svolta: vincere quelle gare vuol dire acquisire l’opportunità di andare avanti, iniziando a pensare di accedere a quelle che vengono definite delle “Formule addestrative” - delle competizioni che servono a formare (e molto spesso a far finire) le carriere di aspiranti piloti: F3, GP3, GP2 e la Indycar sono alcune di queste.

Brillare in Formula 3 o nella Indycar per “convincere” la Formula 1

Per brevità e sintesi soprassediamo in questa sede a stilare il conto dettagliato delle uscite, ma prendere parte a gare del genere costa milioni di euro. C’è bisogno di tanto denaro e solo a fronte di questo - alle volte veicolato attraverso gli sponsor - si arriva ad avere l’opportunità di mettersi in mostra. Sugli spalti e nei box infatti girano gli osservatori della Formula 1, a caccia di talenti: raggiungere un buon piazzamento davanti a loro può essere un inatteso biglietto da visita. L’altra strada poi sono le “Academy”, una sorta di parco piloti giovani che le stesse scuderie tengono in piedi e nel quale valutano le doti e la crescita sotto pressione di potenziali piloti: è attraverso quel percorso che sono arrivati al vertice campioni come Robert Kubica e soprattutto Lewis Hamilton. Fare un pensierino anche a quello non è un errore, nel caso.

Il trucco per scavalcare la fila: non dipende dal talento, ma dai soldi

Gli appassionati di Drive to Survive - che avranno divorato la quarta stagione della serie - sono entrati in confidenza con il nome di Nikita Mazepin - il russo figlio di un oligarca che la scorsa stagione ha corso per la Haas dopo che suo padre ha acquistato la scuderia. In quel caso non c’è selezione e talento che tenga: il capitale lo mette il papà e nella monoposto ci va il figlio (che di stoffa da pilota non sembrava averne molta). Sono i soldi a generare infatti le scorciatoie: quelli della propria famiglia o garantiti dagli sponsor - magari avendo un Paese di provenienza in grado di fare da “bacino attrattivo” alle spalle.

I figli d’arte, il colpo di fortuna e la “superlicenza” da ottenere

C’è chi come Sebastian Vettel ha esordito per caso nel Gran Premio del Canada per sostituire Robert Kubica - e una volta entrato in una monoposto non è più sceso - oppure c’è un altro grande filone che può portare a guidare in Formula 1 (requisito di cui dispongono in pochi. Piquet, Rosbert, Verstappen e Schumacher sono soltanto alcuni degli esempi dei “figli d’arte”: avere un genitore campione e pilota aiuta. Tocca sicuramente essere capaci, ma a livello di rapporti e contatti nulla vale come quello.

Non demoralizzatevi troppo però: in fondo per ottenere il pass in Formula Uno occorre prima entrare in possesso di una licenza Aci Sport  ossia la patente che permette di prendere parte alle competizioni sportive. Per portarla a casa si devono frequentare dei corsi di formazione, presentare certificati che attestino l’idoneità all’attività agonistica e pagare qualche centinaio di euro per coprire la quota prevista per il rilascio di quella desiderata che si aggira in una forbice tra i 70 e i 300 euro circa (cifre fortunatamente abbordabili rispetto a quelle elencate in precedenza). Superati tutti gli step si deve poi ottenere però quella che viene definita “superlicenza” - un altro paio di maniche, ma l'unico titolo che permette di guidare una monoposto in Formula Uno.

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