Chi ha detto che la Serie A non è allenante? La Juve si allena per la Champions, il Napoli per l’Europa League, Atalanta e Fiorentina per la Coppa Italia, le milanesi per il derby che può segnare la loro stagione…

1) Su quali parametri vanno giudicati il lavoro di Ancelotti e la stagione del Napoli? Ci sono dati oggettivi: abbandonata la Coppa Italia, restano il piazzamento in campionato e il percorso in Europa League. Rispetto alla 27ma giornata dello scorso campionato gli azzurri sono a -12 punti, -14 gol segnati e +2 subiti. Numeri però in linea con le prime due stagioni di Sarri, con punti e differenza reti praticamente identici. In questi anni la Juventus si è sempre rafforzata, ha tolto al Napoli il suo goleador Higuain, ha acquistato Cristiano Ronaldo. E di conseguenza ha migliorato costantemente ogni anno il suo score in campionato. Perchè, come ricorda il manuale di gestione calcistica scritto dal dirigente spagnolo Ferràn Soriano (ora al City e prima al Barcellona) “La pelota no entra por azar”: il pallone non entra per caso. Il Napoli, pur trattenendo gli altri big, ha acquisito un solo top player, non in campo ma in panchina. L’attuale rendimento in campionato resta dunque apprezzabile, combinato alla permanenza in Europa League con vista sui quarti. Certo, nel nuovo sistema ancelottiano non mancano i Il turnover di massa evidenzia i limiti di alcuni interpreti perché, come in ogni gruppo di lavoro, poche sostituzioni vengono assorbite meglio di tanti cambiamenti corposi e simultanei. Nonostante questo, al netto di varie imperfezioni, anche a Reggio Emilia la squadra ha creato tre occasioni enormi nel primo tempo. E Insigne, dopo aver messo in porta Mertens in apertura, ha segnato un gol magnifico quanto difficile. Non perda energie in futili discussioni e lasci parlare il campo: ne trarranno giovamento lui e tutto il Napoli.

2) Milan e Inter arrivano affannate alla meta. Da settimane mostrano il loro volto meno spettacolare. Il Milan ha mantenuto praticità ed efficacia, l’Inter lo ha fatto solo a sprazzi: il peso dell’Europa League si sente nelle gambe e nella testa. La distanza in classifica però è minima e andrà evitato l’errore che venne commesso da più parti prima del match di andata, cui il Milan arrivò incensato di elogi per un gioco che in realtà non era stato così convincente. Rispetto ad allora, però, ci saranno Paquetà e Piatek e non ci sarà Higuain. Calano ogni ora, invece, le possibilità di rivedere Icardi. Non uno scenario sorprendente, tale è la dissociazione tra le parole, i post e le foto di Wanda Nara e i comportamenti suoi e dell’ex capitano. E’ inutile e improduttivo parlare di “familia interista” e postare foto dei figli in maglia nerazzurra: la maturità si dimostra con i ‘omportamenti (cit. Spalletti) e quelli attuali di Icardi e del suo entourage non sono all’altezza di un capitano vero.

3) Alla vigilia del suo nuovo inizio sulla panchina giallorossa, Claudio Ranieri aveva chiesto una Roma “allegra, sorridente, che lotta e non si arrende mai”. Le sue richieste sono state esaudite solo nella seconda parte, peraltro non trascurabile. Colma di assenze e ansie, ha resistito all’assalto finale dell’Empoli, al momento la più propositiva e offensiva tra le squadre in lotta per la salvezza. La Restaurazione per una Roma “romana e romanista” in ufficio (Totti) panchina e campo (De Rossi e Florenzi) è solo all’inizio e ha un profilo di rischio molto alto per questo finale di stagione. La condizione atletica non è scintillante, la fase difensiva resta traballante, quella offensiva la più incoraggiante. Il (ri)lancio al top di Schick sarebbe la vera vittoria, tecnica ed economica, di Ranieri. E’ un patrimonio della società, svalutatosi per l’apatia del giocatore e l’eccessivo rigore tattico di Di Francesco. Il talento resta però purissimo: a 23 anni il Gioiello di Boemia è ancora in tempo per brillare di luce propria.

4) Dopo l’allenamento contro l’Udinese, ecco il giorno della verità per la Juventus. La caccia al Sacro Graal passa da un ostacolo poderoso e, a differenza dell’andata, la partita allo specchio non è più una strada percorribile. Che poi. Già al Wanda era un rischio enorme, pagato infatti nel quarto d’ora finale. Il training autogeno di queste tre settimane è stato incessante e Allegri ha fatto da punching ball. Estremizzando la sua serenità fino al fatalismo (“le ultime scelte le farò in mattinata”) e cercando di allentare la pressione su se stesso e sulla squadra. Gli scenari emotivi sono infiniti e dipenderanno da atteggiamento iniziale, pazienza e capacità di interpretare i momenti della partita. Quelli tecnici e tattici, invece, dalle scelte più o meno obbligate dei due allenatori.

5) Sul piano individuale, pur con caratteristiche diverse, le due formazioni titolari hanno valori molto simili. La Juventus ha un organico più profondo, anche se su entrambe le panchine stasera ci saranno due giovanissimi. Le assenze di Filipe Luis e Lucas Hernandez condizionano la linea difensiva dell’Atleti. Il colombiano Arias, terzino destro designato, veloce e propositivo ma limitato sul piano fisico e difensivo, sarebbe l’anello debole anche nel gioco aereo. Dalla sua parte affondò il Real Madrid nel derby vinto al Wanda poco prima dell’andata di Champions e su di lui potrebbe svettare Mandzukic come ha fatto su Santon e Asamoah quest’anno in campionato e su Carvajal l’anno scorso al Bernabeu due volte, interrompendo un digiuno di gol ancora più lungo di quello attuale: oltre tre mesi allora, più di due oggi. La corsa e la qualità tecnica di Cancelo, crossatore eccellente e regista laterale, saranno quindi fondamentali. L’assenza di Thomas Partey è per me un vantaggio per l’Atletico. Centrocampista irruente, incapace di gestire i momenti più caldi delle partite, da diffidato si è fatto ammonire nel recupero del primo tempo all’andata. Per sostituirlo, Simeone pensa anche al rientro di Savic al centro della difesa, con l’avanzamento di Gimenez a centrocampo. Non una novità assoluta e nemmeno improvvisata. Con lui in quella posizione, in Liga, i colchoneros hanno ottenuto molti risultati positivi. Sarebbe un’altra pietra miliare da disintegrare per la Juve, contro un avversario che con Simeone alla guida è stato abbattutto nelle sfide a eliminazione diretta in Europa solo dal Real di Ronaldo, la criptonite del Cholo. Anzi, “quasi” solo. Nell’Europa League 2012/13 ci riuscirono anche i russi del Rubin Kazan. Precedente curioso cui aggrapparsi, forse pure più dello 0-4 di Dortmund nel girone di questa Champions. Il risultato fu eclatante e servirebbe alla Juve per volare agli ottavi. Ma un simile sviluppo di partita sarebbe molto rischioso per la Juve. Perché il Borussia non dominò affatto: venne salvato da due pali, andò in vantaggio con un tiro fortunoso deviato e dilagò solo nel finale in contropiede, con 2 gol negli ultimi 7’.