Sarri è forse l’allenatore che, dalla stagione 2011-2012 - anno del primo dei 9 scudetti consecutivi dei bianconeri - più di tutti ha deluso. Ci si aspettava, oltre alle vittorie, quel bel gioco che secondo gli juventini Allegri non aveva fatto mai vedere, e con cui l’allenatore originario di Napoli aveva incantato il San Paolo ai tempi proprio del Napoli. Quell’anno in bianconero Sarri portò a casa un solo titolo, il campionato: la società non lo ritenne abbastanza e si decise per l’esonero. La scelta di puntare su Pirlo per quest’anno non convince ancora del tutto, anche se dopo un inizio stagione negativo la squadra sta lasciando intravedere buone cose, anche in controtendenza con le scommesse calcio* che danno i bianconeri leggermente sfavoriti.

Ma l’ex centrocampista di Milan e Juventus sta conducendo la squadra da poco più di metà stagione e pure Sarri l’ha avuta in mano per 1 anno solo. Niente a che vedere con le gestioni Conte e Allegri, durate rispettivamente 3 e 5 anni: questi ultimi hanno avuto più tempo a disposizione per valutare il proprio operato, ma anche la responsabilità di dare continuità e mantenere costante il rendimento di ottimo livello.

E quindi, proviamo a toglierci qualche interrogativo che sorge del tutto spontaneo dopo una stagione, questa, non all’altezza delle aspettative per la Juventus; e, soprattutto, dopo una scelta per la  panchina che, almeno a inizio stagione, ha destato qualche perplessità, considerate le mire espansionistiche europee della società juventina. Per farlo, mettiamo a confronto i 4 allenatori responsabili della rinascita dell’ultimo decennio della Vecchia Signora. 

La Juventus di Pirlo dopo 33 giornate di Serie A

E partiamo proprio da qui. Alla 33ª di campionato la squadra bianconera non era mai stata così lontana dalla vetta: 4° posto, a -13 dall’Inter, dopo un inizio col freno a mano tirato, e stagione cominciata rincorrendo come mai era successo nei precedenti 9 anni. E anche il totale di punti totalizzati dopo queste 33 giornate, direttamente proporzionale alla posizione in classifica, è il più basso dal 2011 (66 di Pirlo contro i 71 del primo Conte): questo vuol dire che il posto in classifica occupato dai bianconeri è dipeso solo dai propri risultati e non da un netto miglioramento delle concorrenti: risultati che, semplicemente, hanno portato meno punti ai Campioni d’Italia in carica.

Certamente il dato dei gol subiti è uno di quelli da porre maggiormente sotto la lente d’ingrandimento: 30 in 33 giornate, peggio solo nella stagione scorsa con Sarri in panchina, quando erano 35 i palloni raccolti in fondo al sacco dal portiere bianconero di turno. Conseguenza: una differenza reti (25) non esageratamente invidiabile. Le ultime uscite poi hanno confermato questo trend, con i bianconeri che hanno subito almeno una rete addirittura nelle ultime 10 partite, considerando anche le coppe.

Le stesse coppe in cui Pirlo non ha particolarmente brillato, con l'uscita agli ottavi di Champions League per mano del Porto che ha deluso praticamente tutto l'ambiente bianconero.

Quella sconfitta (maturata nonostante il successo bianconero per 3-2 al ritorno) rappresenta il secondo consecutivo abbandono agli ottavi; è bene ricordare che nei 3 anni precedenti i risultati degli ottavi d’andata furono questi: Juventus-Tottenham 2-2, Atletico Madrid Juventus 2-0, Lione-Juventus 1-0. 

Per concludere, Pirlo si giocherà la finale di Coppa Italia, il 19 maggio, per vincerla (con una delle migliori Juve in difesa in Coppa Italia di tutti i precedenti 9 anni), e mettere in bacheca quel trofeo mai ottenuto da Antonio Conte, ma arrivate ben 4 volte su 5 anni con mister Allegri in panchina. Di fronte si ritroverà però un Atalanta che nel recente incontro in Serie A ha già dimostrato di non temere la Vecchia Signora, dominandola e riuscendo a batterla, seppure con un pizzico di fortuna, per 1 rete a 0.

 

Dov'era Sarri dopo 33 giornate

Ed eccoci alla Juve di Sarri, quella della stagione 2019-2020. Quella che, probabilmente, la dirigenza voleva fosse la Juve del bel gioco e dei tanto attesi risultati in Europa. Maurizio Sarri, infatti, si presentò a guidare la Vecchia Signora forte della vittoria in Europa League con il suo Chelsea nella stagione appena conclusa. Ma dove si trovava l’ex tecnico del Napoli alla stessa giornata con la quale abbiamo analizzato la Juventus di Pirlo?

I bianconeri sotto la sua guida si presentarono convincendo decisamente poco sotto il profilo del gioco, ma comunque vincendo - e battendo - anche Napoli e Inter nelle prime 7 giornate: le 2 "anti-Juve" dichiarate a inizio anno. Questo ha significato primo posto, a +6 sull'Inter alla fine della 33a giornata. Classifica poi mantenuta con il primato in solitaria fino alla fine del campionato e che ha significato, dunque, Scudetto ad agosto.

Era una Juve con diverse difficoltà sul piano del gioco ma ancora abbastanza pragmatica in termini di risultati: 70 reti fatte e 35 subite, per un totale di 77 punti raccolti. Simile invece il destino amarissimo in Champions, con l'uscita agli ottavi di finale per mano dell'Olympique Lione, sicuramente non una delle squadre più irresistibili di quella competizione. È stata proprio questa, probabilmente, la goccia che ha fatto traboccare il vaso in sede di decisione, a fine stagione, di esonero del tecnico ex Napoli e Chelsea. Un'eliminazione agli ottavi era capitata anche nella stagione 2015-2016, dove una delle migliori Juve di Allegri venne sconfitta, però, da un allora già devastante Bayern Monaco. In quella stagione Allegri, a differenza di Sarri, oltre allo scudetto portò a casa anche la Coppa Italia, oltre ai 91 punti totali finali in Serie A.

I record di Max Allegri e Antonio Conte

Due Juve diverse, quelle di Max e Antonio, ma entrambe da record. Da record, in modo diverso.

Allegri ha avuto a disposizione l’organico dal valore più alto in assoluto degli ultimi 9 anni e, probabilmente, di sempre. Il che in linea teorica significa la rosa più forte di tutte quelle messe a disposizione dalla società. Nell'ultimo anno della gestione Allegri, complice anche l'acquisto record di Cristiano Ronaldo, la rosa ha raggiunto gli € 871.050.000 di valore totale, secondo quanto riporta Transfermarkt.

Max ha avuto dunque l'onore di guidare una squadra di fenomeni, ma anche l'onere di portarla ad obiettivi mai ottenuti gli anni precedenti. Tradotto: vincere la Champions. Non ci è mai riuscito, ma ci è andato vicinissimo, nel 2015 perdendo in finale solo dal Barcellona dell'astronomica MSN (Messi-Suárez-Neymar). Ironia della sorte, quella era la Juve "meno forte", sempre dal solito punto di vista del valore di mercato della rosa (€ 329.000.000), che ha guidato Allegri nel corso del suo mandato quinquennale.

Champions a parte, la Juventus del tecnico livornese è da record: oltre ad aver vinto il campionato per cinque anni di fila e aver vinto 4 volte su 5 la Coppa Italia, anche per aver viaggiato durante la stagione 14/15 subendo l'inverosimile cifra di 14 gol in 25 giornate. Inoltre, la media-punti in campionato dalla stagione 14/15 alla stagione 18/19 è di 90,8 punti. E mantenere questa media per 5 anni consecutivi è un altro risultato da record.

Se i bianconeri di Allegri si sono distinti per una difesa impenetrabile, la Juve di Antonio Conte del campionato 2013-2014 ha ottenuto, nello stesso anno, secondo miglior attacco (60 gol fatti dopo 25 giornate) e record di punti in una singola annata (102). La semifinale raggiunta in Europa League, la "seconda" competizione europea, e la sconfitta ai quarti negli unici 2 anni europei di quella Juve, sono forse le uniche note leggermente negative durante la guida di Conte. Ma, ricordiamo, quelli erano i primi anni di rifondazione della grande società torinese, e il nativo di Lecce ha avuto il complicatissimo compito di prendere in braccio una squadra formata sì da tanti ragazzi interessanti e motivati, ma di certo non da campionissimi. E lui ce l'ha fatta fin dal primo anno, quando l'organico non era probabilmente da Scudetto e forse neanche da podio.

Per quantificare tutto questo, basti notare che Conte ha avuto a disposizione rose di valore inferiore rispetto a (quasi) tutte quelle avute a disposizione da Allegri, Sarri e, adesso, Pirlo. Il "vero" record di Conte, è stato dunque quello di rilanciare sul palcoscenico nazionale ed europeo una squadra che da troppi anni non aveva rispettato il proprio nome, portandola ad avere una mentalità vincente che - al giorno d’oggi- sembra non aver più abbandonato. Per la felicità dei propri tifosi.

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