È entrato nell’Olimpo dei grandi tennisti in punta di piedi, dopo una stagione tennistica a dir poco spettacolare. Matteo Berrettini è, ad oggi, il miglior tennista italiano, nonché numero 8 al mondo, roba che qualche anno fa avrebbero faticato a credere anche i più fervidi appassionati di scommesse online*. Per intenderci, meglio di lui, soltanto gente del calibro di Nadal, Djokovic, Federer, Thiem, Medvedev, Tsitsipas e Zverev.

Ma cosa si nasconde dietro ad una crescita sportiva di tali proporzioni? Faremmo meglio a domandarci chi, trovando una facile risposta in Vincenzo Santopadre. L’ex tennista italiano è difatti diventato l’allenatore di Matteo Berrettini con il quale dal 2011 ha intrapreso un lungo percorso che oggi ha portato i primi risultati, in attesa di tanti altri. Lo abbiamo intervistato in esclusiva noi de L’Insider per analizzare nel dettaglio la persona e l’atleta che si cela dietro uno dei migliori sportivi italiani del momento.

Il punto di partenza non poteva che essere questo 2020, che per Matteo suona un po’ come un banco di prova, intensificando aspettative e speranze; tant’è che quando chiediamo se si possa sognare di migliorare ancora, Santopadre dimostra subito calma e sangue freddo ricordandoci che “dobbiamo renderci conto e prendere coscienza che stiamo facendo qualcosa di eccezionale. Quindi, secondo me, bisogna essere contenti dei risultati ottenuti fino a qui, però con l’ambizione e lo stimolo di fare ancora meglio”.

Insomma prudenza ma mica tanto, anche perché le potenzialità ci sono, specie se abbinate ad un piano di allenamenti regolare e serio che Santopadre prova a esemplificare con un “bisogna essere attentissimi, a 360 gradi, nel monitorare tanti aspetti e mantenere saldi quelli che sono stati i valori che ti hanno portato fino a qui”.

Quindi allenarsi, tanto e bene, senza dimenticare però uno degli aspetti più critici della stagione tennistica: l’off-season o, per noi mortali, il più che meritato riposo. Ma come si calcolano i tempi di recupero e come si pianifica un buon riposo? “Anche qui bisogna essere bravi a lavorare, a programmarsi con i tornei, perché delle piccole pause ci vogliono, fanno parte di tutto quello che è una gestione complessiva delle proprie energie. Ritagliarsi dei giorni di recupero, dei periodi di stacco, anche minimi, dai tornei”. La risposta minuziosa e attenta dell’allenatore di Berrettini.

Un mix di talento, precisione e responsabilità che difficilmente trova riscontro negli sportivi, perché mescola aspetto tecnico e umano; una riflessione che suggerisce una domanda spontanea sul turning point, punto di svolta, nella carriera di Matteo Berettini. Su questo tema Santopadre sottolinea più volte i meriti del n°8 ATP che all’età di 17 anni “ha scelto d’imparare a fare questo mestiere” e da lì “lui ha deciso di voler fare il giocatore di tennis professionista e quindi anch’io mi sono adattato alle sue esigenze, come secondo me va fatto quando c’è un sincero rapporto tra giocatore e allenatore”.

C’è spazio infine per un pensiero anche all’anno che verrà; un 2020 nei confronti del quale Vincenzo Santopadre nutre grandi aspettative, in virtù di un professionismo tale che, se perseguito, inevitabilmente garantirà risultati e prestazioni. D’altro canto per Berrettini il “binario” è quello giusto e in quest’anno “sicuramente c’è da rinsaldare alcune cose [...] continuando ad allenare le qualità, sia umane che tecniche, che alla fine sono quelle che porti in campo”.

 

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