14 partite giocate su 162, insomma un 9% della stagione, per i Seattle Mariners. Più di tutte le altre tranne Oakland, compagna di viaggio in Giappone per le due sfide giocate in anticipo rispetto al resto della regular season, iniziata il 28 marzo. Pochino in assoluto per fare valutazioni, ma un dato che salta rabbiosamente fuori da questa prima tranche è che i Mariners sparano fuoricampo come mai nessuno prima: 34 in 14 partite e dunque record di uno sport che ha cominciato a conteggiarli nel 1871, pareggiando poi gli Indians del 2002 per il numero di partite consecutive di inizio stagione con almeno un pepitone, come li chiama l’inarrivabile Faso, bassista di Elio e Le Storie Tese e giocatore, allenatore e dirigente. Ci sono anomalie statistiche ovvie, perché non è umano pensare che Jay Bruce possa mantenere a lungo una situazione in cui il 77% delle sue battute valide è stato un fuoricampo (in inglese: home run), ma è altrettanto naturale credere che l’attuale combinazione di giocatori possa restare comunque a un livello tale da raggiungere i playoff e di conseguenza scompaginare i pronostici, che nella American League West davano credito - logicamente - a Houston Astros. La sorpresa per un inizio così è aumentata dal fatto che verso metà agosto dello scorso anno il general manager Jerry Dipoto aveva convocato altri dirigenti e la proprietà ed enunciato questa tesi: «amici, siamo in corsa per i playoff ma la nostra squadra, così com’è, non dà garanzie a lunga durata. Che ne dite se finita la stagione mandiamo via alcuni dei migliori, che guadagnano tanto e non reggeranno ancora molto?». Perplessità, discussioni, dialoghi poi il via libera all’operazione Step Back, sostanzialmente ‘un passo indietro’: perdere molto nel 2019 utilizzando però una miscela di giocatori giovani e giocatori di media esperienza per dare ai tifosi il segnale di ripresa, con prospettive concrete. Tutto eseguito, con la cessione dei pesanti - contrattualmente - Robinson Canò ed Edwin Diaz, la non conferma di Nelson Cruz e Mike Zunino e l’arrivo di personaggi come Jay Bruce e Omar Narvàez, da poco affacciatosi alla MLB dopo otto anni nelle leghe minori. Miscela che shakerata evidentemente al punto giusto ha prodotto risultati sensazionali già adesso, a prescindere da come andrà il resto della stagione. E la quasi-certezza che le partite dei Mariners avranno sempre tanti fuoricampo.

Di certezze invece non ne sta dando la squadra più affidabile, Boston. Campione in carica, è partita con un bilancio di 3-9 e nella notte tra mercoledì e giovedì è giunto davvero al momento giusto un giorno di sosta. Per i Red Sox vale, a rovescio, il discorso fatto sui Mariners: mancano 150 (!) partite alla fine e la situazione non solo è migliorabile, ma radicalmente modificabile, visto che il roster è ricco e i giocatori sono gli stessi che lo scorso anno hanno fatto cose belle, concrete e non casuali. Semmai, preoccupa che Chris Sale, il lanciatore che aveva chiuso gara5 della finale 2018 e mantenuto le altissime attese, sia partito perdendo tre partite su tre, con una media (ERA, in inglese) di 9,00, cioé nove punti concessi a uscita: in più, nella prima partita in casa, quella preceduta dalla cerimonia per la consegna degli anelli di campioni, Sale non ha saputo impedire a Lourdes Gurriel Jr di rubare casa base, l’equivalente in chiave baseball di un portiere che in fase di rinvio si faccia togliere la palla da dietro da un avversario di cui non si è accorto. Non che sia l’unico in difficoltà, Sale: ritenuta dal proprio allenatore Alex Cora, con motivi fondati, la rotazione (ovvero, il gruppo di lanciatori partenti) più forte della MLB, quella di Boston è al momento la peggiore per ERA (8,78) ed è 0-8 come vittorie. Si dice - lo ha scritto in modo esplicito Ian Browne sul sito della mlb - che sia frutto della scelta dello staff di non sovraccaricare di inning i titolari durante lo spring training, cioé il precampionato, per averli magari meno elastici all’inizio ma più tonici verso la fine. Chissà: il guaio, per chi deve fare attenzione ad ogni partita, è capire in quale momento i Red Sox riprenderanno la rotta. Che la riprendano è pressoché certo, ma il QUANDO deciderà l’esito della stagione.

Tra l’altro nella American League East non sono partiti benissimo neanche i New York Yankees, che in settimana hanno perso a zero la serie contro Houston, risalita da 2-5 a 8-5 con un 6-0 in casa tra Athletics e Yankees. Ora NY torna a casa per tre serie consecutive contro Boston (!), Chicago sponda White Sox e Kansas City, tre squadre non proprio in grande forma, ma se continueranno le assenze per infortunio gli ostacoli saranno maggiori: al momento sono fuori Giancarlo Stanton, Troy Tulowitzki, Jacoby Ellsbury, Didi Gregorius, Aaron Hicks, Miguel Andujar, e tra i lanciatori Luis Severino, Jordan Montgomer, Dellin Betances e CC Sabathia, che peraltro dovrebbe tornare per la partita di sabato contro Chicago. Ecco anche perché, con Red Sox e Yankees così malmessi per un motivo o per l’altro, Tampa Bay è in testa comoda alla AL East.

FENOMENI - Stop-and-go per Mike Trout. L’esterno centro dei Los Angeles Angels, che a fine marzo aveva firmato un rinnovo contrattuale da 12 anni e 425 milioni di sterline, ha avuto un problema muscolare nella partita di martedì sera contro Milwaukee ed è uscito, con la prospettiva di tornare solo nel weekend, trasferta a Chicago contro i Cubs. Prima dell’intoppo, Trout aveva battuto un fuoricampo in quattro partite consecutive, ed era salito al primo posto della MLB per percentuale di arrivo in base e nella OPS, che calcola la capacità di un giocatore di aggiungere alla prima caratteristica anche la potenza. Dall’inizio della stagione aveva anche ricevuto 11 basi su ball ed era andato strikeout solo tre volte, segnale importante di maturità e calma: non giri la mazza per colpire qualsiasi lancio ma sai attendere e valutare. Tirando le somme, se l’infortunio è roba breve, mai pensare che Trout non possa continuare su questi ritmi fenomenali e dare quindi agli Angels maggiori probabilità di vincere partite. E creare un’altra minaccia, dopo i Mariners, per gli Astros.

 

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