Questo sarà il 34° GP che si disputa negli Stati Uniti, il nono sul tracciato di Austin: gli altri circuiti utilizzati in precedenza sono stati Daytona (2 volte), Laguna Seca (15) e Indianapolis (8). Il “GP delle Americas” di Austin entrò in calendario nel 2013, un anno dopo il primo GP di F1 disputato qui e si è corso ininterrottamente fino al 2019. Presente nel calendario originale del 2020, fu cancellato a causa della pandemia da COVID-19 e vi fece ritorno l’anno scorso, spostato ad ottobre rispetto all’usuale collocazione di aprile (alla quale finalmente torna quest’anno). La prima gara statunitense del motomondiale si disputò il 2 febbraio 1964 a Daytona, vinse Mike Hailwood su MV Agusta.

Austin è il regno di Marc Marquez: sette vittorie su otto GP

Il bilancio parla chiaro, 16 a 1: nelle ultime 17 gare MotoGP corse negli Stati Uniti, solo Austin 2019 (Rins su Suzuki) non è stata una vittoria Honda. Fino al successo di Rins, la Honda aveva conquistato successi ininterrottamente negli USA dalla vittoria di Pedrosa a Indy nel 2010. Grazie a Marc Marquez, la Honda è il team più vincente ad Austin (7 vittorie su 8). Più in generale, il team giapponese ha ha vinto più della metà delle gare della top-class corse negli U.S.A .: 19 su 33. Segue la Yamaha con 9 successi.

Praticamente a senso unico il bilancio di vittorie per pilota ad Austin : 7 per Marc Marquez , 1 per Alex Rins (grazie a una caduta di Marc Marquez mentre era in testa nell’edizione 2019). Il campione spagnolo è il recordman di podi qui: 7. I suoi più immediati inseguitori sono Pedrosa e Rossi con meno della metà del suo bottino: 3 ciascuno. La Honda detiene il record di podi: 10 (7 di Marc Marquez), seguita dalla Yamaha (7), Ducati (5) e Suzuki (2). Solo due piloti in pole qui: Marquez 7 volte e Bagnaia l’anno scorso. Statisticamente va poi sottolineato il curioso caso della pole del 2018: il poleman in qualifica fu Marc Marquez, ma ricevette una penalità di 3 posizioni per guida irresponsabile. Secondo l’approccio della MotoGP, la sua pole resta nelle statistiche (al contrario di quanto accade in Formula 1).

La vittoria ad Austin, al momento, è un monocolore spagnolo (7 Marquez, 1 Rins). I piloti della nazione iberica fanno la voce grossa riguardo alle presenze sul podio: 15 su 24 ad Austin. Seguono i piloti italiani con 8 podi. Solo 4 le nazioni a podio in totale (1 podio per l’australiano Miller e 1 per il francese Quartararo) I piloti statunitensi hanno vinto in totale 154 gare nella top-class. L’ultimo a vincere fu Ben Spies, ad Assen 2011: la sua unica vittoria in MotoGP. Gli americani hanno vinto in totale 15 mondiali, l’ultimo con Nicky Hayden nel 2006.

MotoGP delle Americhe: alcune curiosità riguardo il circuito di Austin

Le curve sono deliberatamente molto larghe per incoraggiare i piloti a scegliere traiettorie diverse - un trucco nell’ormai abbandonato circuito di Buddh, dove il tracciato si allarga in corrispondenza di alcune curve. La tribuna principale inoltre è stata disegnata dagli architetti “Mirò Rivera” di Austin, è alta venti metri e potrà ospitare 9000 spettatori. La “Torre di Osservazione”, anch’essa disegnata dai “Mirò Rivera”, è alta 77 metri e dovrebbe essere il simbolo del circuito. Dalla piattaforma di osservazione, situata a 70 metri, si vede tutto il circuito e parte della città di Austin. Attorno alla torre è stato costruito un anfiteatro (The Tower Amphitheater) che ospita spettacoli e concerti.

Nonostante porti la firma di Hermann Tilke, uomo di fiducia dello storico boss della F1 Bernie Ecclestone, sembra che l’input del tedesco sia stato minimo: il circuito è un mix di idee di Tavo Hellmund e Kevin Schwantz, con un’“ispirazione europea”: alcune curve copiano o imitano (spudoratamente) pezzi storici di altri tracciati. Pare che il layout della pista sia balenato nella mente di Tavo Hellmund (ex pilota e promotore dell’iniziativa) cinque-sei anni prima della costruzione dell’impianto: lo avrebbe disegnato nella cucina di Ecclestone a Londra, mentre era in visita con suo padre, Gustavo (fautore dell’arrivo della F.1 in Messico negli anni ’80).

La curva 1 sarebbe un omaggio a Zeltweg: una curva secca dopo una salita. La curva è stata modificata dal disegno originale di Hellmund, dopo che Wurz l’ha provata al simulatore McLaren: un allargamento si è reso necessario perché prendendo una traiettoria larga, un pilota sarebbe potuto uscire di pista o rallentare restando in traiettoria, diventando un potenziale pericolo. La curva due sarebbe un omaggio alla curva Senna di Interlagos. Le curve 4-5-6 sono la copia di Maggotts-Becketts-Chapel: in queste curve i piloti di F 1 sopportano circa 3.7 G laterali. Laddove a Silverstone si accelera dopo Chapel, ad Austin si frena: le curve 7 ed 8 servono a rallentare i piloti per prepararli alla curva 10: una curva cieca.

L’idea di avere lo scollinamento dopo l’apice è di Kevin Schwantz. Dopo la curva cieca si punta dritti in discesa verso il tornante 11, quindi si riparte per il rettilineo di 1.2 km. Non perfettamente dritto e con dei saliscendi. Segue una “sezione Hockenheim” voluta da Schwantz: Hellmund afferma che questa porzione di tracciato è più lenta di Hockenheim e consente ai fan di gustarsi più a lungo le auto e le moto. Dalla Germania alla Turchia: le curve 16-18 sono la copia della curva 8 di Istanbul, a triplo apice, disegnata specularmente rispetto al tracciato turco e leggermente in discesa (ad Istanbul è in salita) quindi particolarmente veloce. Le due ultime curve non hanno ispirazioni particolari e servono praticamente a riportare i piloti sul rettilineo d’arrivo.

MotoGP delle Americhe: i record e i primati da tenere d’occhio

Le 7 pole di Marquez ad Austin sono già un record: nell’era moderna (dal 1971) nessuno ha registrato otto pole in un circuito in top-class. Cinque gare consecutive senza vittorie di marche giapponesi : non succedeva da Assen 1973 – Clermont-Ferrand 1974 (una sequenza da otto quella volta). Tre vittorie di costruttori europei nelle prime tre gare : non succedeva dal 1952 (AJS, Norton, Gilera) ed è solo la 4^ volta nella storia aggiungendo il 1949 e 1951. Se la sequenza si allunga, il riferimento è sempre il 1952: quell’anno vinsero solo costruttori europei (8 su 8).

Per la prima volta l’Aprilia comanda il mondiale piloti, mentre sono 9 gare a podio consecutive per la Ducati: nella sua storia solo una sequenza migliore - 17, da Turchia 2007 a Qatar 2008. Bastianini, Quartararo, Aleix Espargarò: se non vincerà uno di loro ad Austin avremo 4 vincitori diversi nelle prime 4 gare per la prima volta dal 2008 (Stoner, Pedrosa, Lorenzo, Rossi). Sono ugualmente tre i costruttori vincenti nelle prime tre gare: non è mai successo che 4 team diversi abbiano vinto le prime 4 gare. Anche per le pole la situazione è simile: 3 marche in pole nelle prime 3 qualifiche; non è mai successo che 4 team diversi abbiano messo a segno le prime 4 pole di una stagione. Nove piloti a podio nelle prime 3 gare, è molto improbabile che si tocchi quota 12 nelle prime 4: sarebbe la prima volta nella storia. La Dorna festeggerà i 20 anni della MotoGP a 4 tempi (7 aprile 2002, Suzuka, vittoria di Valentino Rossi).

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