Tutti a Denver sabato, tutti a Chicago domenica. Magari, ovviamente. Magari perché sono previste due partite eccezionali, a dare ulteriore brivido ad un finale di regular season con tanti temi da seguire, forse troppi per questi spazi. Che tutto fosse calcolato dalla NHL o meno è discutibile, vista l’imprevedibilità di molte situazioni. Perché il ‘tutti a Denver e tutti a Chicago’ nasce dalla grande rimonta dei Blackhawks nelle ultime settimane, con le cinque vittorie consecutive che ora li hanno portati a 73 punti, a -5 dal secondo posto Wild Card a Ovest, attualmente in possesso di Arizona, a sua volta a -2 da Dallas. A 74 ci sono appunto i Colorado Avalanche, che giocheranno in casa contro Chicago sabato alle 13 locali e A Chicago 29 ore dopo, giusto il tempo di viaggiare, andare a riposare, fare una pattinata al mattino e prepararsi. Nelle ultime 10 gare i Blackhawks hanno avuto un bilancio di 6-4, mentre i loro avversari del weekend sono andati sul 4-5-1 e vengono da una vittoria contro New Jersey. Nel dettaglio, dopo essere partiti con un bilancio di 6-6-3, ai primi di novembre avevano scelto di sollevare dal suo incarico Coach Q alias Joel Quinneville, 60 anni, a cui non erano servite le glorie passate di tre Stanley Cup vinte con Chicago, nel 2010, 2013 e 2015. Al suo posto era stato scelto il 42enne Jeremy Colliton, che in quei giorni stava guidando i Rockford IceHogs, la squadra minore di livello più alto tra quelle sotto l’ombrello dei Blackhawks. Partita 4-13-3 nelle prime 20 gare sotto Colliton e ritenuta ragionevolmente fuori dalla corsa per i playoff, nelle ultime 22 gare Chicago ha avuto 16 vittorie e sei sconfitte ed è tornata prima di tutto una squadra di alto rendimento, e con il vantaggio di una partita in meno rispetto a tutte le avversarie. A prescindere dalla conquista o meno di un posto Wild Card, che a questo punto potrebbe semplicemente essere la tappa prematura di un percorso di ricrescita. Nell’ultima delle cinque vittorie di fila, domenica sera a Montreal, ci sono volute ben 48 parate di Corey Crawford, il portiere che nelle ultime quattro uscite è 4-0 con una percentuale di parate del 97,5% e 0,82 gol presi. Vero che aver concesso un totale di 96 tiri nella doppia canadese (la prima era stata a Montreal) racconta di una squadra ancora incostante, visto che in realtà nelle partite della settimana scorsa la difesa era parsa nettamente migliorata, ma il segnale è chiaro: Chicago tornerà presto ai livelli della metà di questo decennio.

Tutti bei discorsi, ma ovviamente parliamo della quinta nella graduatoria Wild Card. Al primo posto Dallas, che ha vinto la cruciale partita a Minnesota ed ha ora 80 punti: in più, questa settimana gli Stars hanno tre partita in casa, tutte però contro squadre in corsa per i playoff o un posto Wild Card e dunque difficili da affrontare. Florida e Colorado rispettivamente mercoledì e giovedì, e dunque una disperata e un’altra… quasi, e la terza della Metropolitan Division, che al contrario di Dallas ha invece tre trasferte nei prossimi cinque giorni. Durissime già le prime due: a Raleigh contro Carolina, che con 88 punti è la prima squadra Wild Card a Est e deve mantenere i confortanti sette punti sulla terza (Montreal, 4-6 nelle ultime 10), e a Nashville contro i Predators, che hanno un punto di ritardo da Winnipeg nella Central Division e a fine settimana avranno proprio la trasferta canadese, una delle partite che a fine stagione e a tabellone playoff deciso potranno aver fatto la differenza.

Di fatto, l’unica division in cui l’attuale prima è pressoché certa di essere tale anche a fine regular season è la Atlantic, con 19 punti a dividere Tampa Bay (114) da Boston (95), 7-3-0 nelle ultime 10. In tutte le altre, come si è visto nel caso della Central, prima e seconda sono separate da un punto, cioé praticamente nulla. Adesso, perlomeno. In un caso c’è addirittura parità: succede nella Metro, dove New York Islanders e Washington hanno 91 punti e 38 vittorie (si calcolano solo quelle ottenute prima dell’overtime o shootout, per dirimere questioni di parità) ma i newyorkesi hanno una differenza reti di +33, 10 meglio dei diretti avversari. A testimoniare il fatto che pochissime partite in questo periodo dell’anno non portano conseguenze, gli Islanders ieri hanno battuto Minnesota in overtime, impedendo ai Wild (77 punti) di superare Arizona (78), che la sera prima aveva perso contro Edmonton, sempre al supplementare. Ora New York ha una settimana con quattro partite, e sarà favorita a Montreal, a Philadelphia e in casa contro Arizona, mentre martedì sera è facile che i Boston Bruins abbiano qualcosa in più nella sfida al Nassau Coliseum. Di fatto, Boston non ha speranze di raggiungere Tampa Bay ma deve proteggere la seconda posizione della Atlantic, anche se Toronto viene da un mediocre 4-5-1 nelle ultime 10 partite e ha, tra domani e mercoledì, trasferte a Nashville e a Buffalo. E già lo avete letto: Nashville non può mollare rispetto a Winnipeg e Buffalo, con 71 punti, è a -14 da Columbus e dunque non può permettersi di perdere mai, anzi deve vincere sempre e sperare che molte avversarie perdano senza raggiungere l’overtime. Si raschia il fondo del barile, insomma.

 LA NOTIZIA DELLA SETTIMANA - Tirata un po’ per i capelli, la novità più rilevante degli ultimi giorni è la qualificazione ufficiale ai playoff dei Calgary Flames. Che solo un’altra volta nella loro storia (originata nel 1972 ad Atlanta, prima dell’approdo canadese nel 1980) ci avevano messo meno partite delle attuali 72 per raggiungere i 90 punti. La division l’hanno vinta per l’ultima volta nel 2005-06, lo scorso anno hanno fallito la postseason chiudendo la stagione con -30 di differenza reti e ora tornano su grazie ad un ottimo rendimento di squadra, al di là delle statistiche: quarti per gol segnati (256), secondi con 96,2% nella percentuale di vittorie ottenute dopo aver chiuso in vantaggio il terzo periodo. Non sorprende, guardando ai dati dei terzi periodi, che dicono di un +49 nella differenza reti. E se proprio bisogna nominare qualcuno ecco (ancora) Johnny Gaudreau, il celebre Johnny Hockey che potrebbe - per quel che conta agli effetti del successo nei playoff, cioé zero - vincere il titolo di Mvp, che nell’hockey si chiama Hart Trophy in memoria di David Hart, il cui merito è stato quello di essere padre di un celebre general manager e coach dei Montreal Canadiens e di avere… donato nel 1923 alla NHL il trofeo stesso. Che ha il peso apparente di una trentina di chili, come tutte le coppe della Lega: se sei mingherlino e non ne sai tenere uno in mano, del resto, nella NHL non ci puoi nemmeno giocare.

 

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