-10: come le giornate che mancano alla fine della Serie A e come il distacco che separa la Juventus dall’Inter con una partita da recuperare per entrambe. Lo scudetto resta ancora appeso alle maglie bianconere ma inizia a sfilacciarsi, a perdere aderenza. Dopo 10 anni Milano aspetta e spera di tornare capitale del calcio italiano. E ormai le condizioni ci sono tutte: nerazzurra o rossonera (Milan a-6 con una partita in più e svantaggio negli scontri diretti) la casacca su cui verrà cucito sarà comunque milanese. Il viaggio a ritroso negli ultimi due mesi di campionato non poteva che partire da qui.

    1. Lautaro Martinez – Tra dicembre e gennaio aveva segnato a Verona, Crotone (tripletta) e Benevento. Negli ultimi 40 giorni prima della sosta ha messo il suo marchio su tre successi fondamentali: rete alla Lazio a San Siro, doppietta poderosa nel derby e colpo di testa in sospensione a Torino.

      Il Toro si è scatenato nel momento clou della stagione, dopo passaggi a vuoto che sono stati fatali anche in Champions. L’Europa era rimasta folgorata dalle sue prove al Camp Nou e contro il Borussia Dortmund nel 2019, non replicate in questa edizione. Il pensiero (stupendo) di volare da Messi nell’estate 2020 gli aveva tolto energie, probabilmente facendogli credere di essere già pronto per un salto di qualità che invece richiedeva più tempo e che ora sembra più vicino. Come lo scudetto.

    2. Luis Muriel – Più gol (16) che partite da titolare (11). Un rapporto eccellente qualità/quantità delle reti segnate. Appena una doppietta, a Crotone all’andata. Ovvero ha timbrato in 15 partite diverse, con gol spettacolari contro Spezia, Cagliari, Napoli… A 29 anni il talento colombiano ha trovato la sua dimensione più completa grazie a una condizione fisica mai così scintillante, con un triplice effetto: limitarne gli infortuni, renderlo sempre pronto all’uso e supportarne l'immensa tecnica con una brillantezza imparabile. Con 10 partite ancora a disposizione è già a -2 dal primato personale di reti in un singolo campionato, raggiunto l’anno scorso, giocando meno gare da titolare (10). Completata l’opera, lo aspettano la Copa America in casa e, chissà, l’approdo in un club super top.

    3. Rino Gattuso – Febbraio è stato vissuto nella tormenta tra la sfiducia presidenziale e l’eliminazione in Europa League contro il Granada, realtà nuova eppure solida della Liga ma comunque non superiore al Napoli. Allo schock europeo è seguito il pareggio concesso nei secondi finali al Sassuolo, un colpo che avrebbe potuto tramortire definitivamente gli azzurri. E invece Gattuso, da capitano abituato a governare ogni tipo di tempesta, ha ribaltato il banco con tre vittorie consecutive. Le ultime due, senza gol subiti negli scontri diretti con Milan e Roma, possono davvero cambiare la stagione del Napoli. La sfida con la Juventus è alle porte e la zona Champions nuovamente lì, a pochi passi. Il ritorno di Osimhen e Mertens e la rinnovata compattezza del gruppo hanno ricordato a tutti che l’obiettivo iniziale della stagione era fondato su basi solide e credibili.

      Marzo è stato anche il mese del Festival di Sanremo. E qualche nota stonata è uscita pure in campionato…

    4. Zlatan Ibrahimovic – A Firenze è tornato decisivo dopo un periodo contraddittorio. Aveva creato la tela del sogno scudetto e poi ha contribuito a disfarla con scelte e prestazioni discutibili. Pur mantenendo un sostanziale distacco dall’iniziativa personale di Ibra, il Milan ha cercato di smorzare gli effetti della sua partecipazione a Sanremo. Però resta la sensazione che la vicenda abbia tolto energie preziosissime, forse addirittura decisive, all’ambiente e alla squadra proprio nel momento cruciale della stagione. I giovani che nei mesi precedenti tanto erano cresciuti (am)mirandolo, hanno perso d’improvviso il loro totem di riferimento.

      Pur con lui in campo, il Milan è crollato contro Spezia e Inter. E l’infortunio subìto alla vigilia del Festival è sembrato il culmine della tensione fisica ed emotiva che aveva caratterizzato il periodo di avvicinamento di Ibra alla kermesse sanremese.

    5. Ciro Immobile – Ha perso efficacia proprio nelle settimane in cui gli è stata consegnata la Scarpa d’Oro 19/20. Nessuna sindrome di appagamento, anzi. Bensì un fastidioso problema al tendine d’Achille che ha condizionato sia lui sia Simone Inzaghi, che gli ha dato un po’ di riposo e gli ha anche risparmiato la sfida di ritorno in Champions contro il Bayern. Tra febbraio e marzo ha segnato solo una rete col club, l’1-0 decisivo al Cagliari. Poi 6 partite a secco, in cui la Lazio ha subìto 3 sconfitte contro Inter, Bologna e Juventus. Alla fine del girone d’andata aveva realizzato 13 gol ed era secondo nella classifica marcatori del campionato a -2 da Ronaldo. Nel ritorno ha segnato solo ai sardi, è stato raggiunto da Lautaro e superato da Ibra, Muriel e Lukaku. Per la Lazio la Champions è più lontana ma non impossibile: la rimonta, ancora una volta, passerà dai piedi del suo centravanti.