‘Nella MLB si gioca praticamente tutti i giorni’, e già così fa impressione. Ma nelle due settimane che conducono verso fine luglio, e verso il nuovo termine definitivo per gli scambi di mercato, che fino al 2018 aveva una specie di appendice fino agli ultimi di agosto, la stagione entra davvero nel vivo, si dirige verso i cosiddetti ‘dog days of summer’. Ora, cosa diavolo sono, visto che vengono spesso nominati nelle narrazioni colte (?) di baseball, ma raramente spiegati? Semplice: sono i giorni più caldi dell’estate, e i cani c’entrano e non c’entrano. Si parte da una considerazione antica: già molti secoli prima di Cristo i popoli più attenti al cielo avevano notato che l’aumento delle temperature in estate coincideva con il periodo di massima visibilità di Sirio, la stella più luminosa di tutto il cielo (e sarà così per altri 210.000 anni, possiamo dormire tranquilli insomma), che in condizioni ideali è addirittura in grado di causare un’ombra degli oggetti. Sirio fa parte della costellazione del Cane Maggiore ed è anche chiamata Stella del Cane o Stella Canicola. Fondamentale per gli Egizi, dai Greci era stata associata appunto alla calura estiva anche per via del doppio significato (seirios: splendente ma anche ardente) e i Romani fecero altrettanto, non per nulla si parla di ‘canicola estiva’. Ecco allora che il periodo più caldo dell’estate nel baseball viene vissuto in maniera molto particolare: giocando praticamente sempre. Anche con orari di primo lancio poco dopo mezzogiorno o le 13, che specialmente in queste settimane producono effetti persino affascinanti, se non si è tra i malcapitati - nonostante stipendio eccetera - che devono cercare di capire dove diavolo stia per atterrare la palla colpita in pop, verticalmente: quante volte avete visto giocatori che attuano la tattica più saggia, ovvero alzano il guanto per schermarsi dal sole e al tempo stesso cercare di prendere la palla prima che arrivi loro in faccia? Si inizia a giocare con le ombre sotto i piedi e il prato nel suo massimo fulgore ed è forse il baseball più ‘vero’, a parte quello dei playoff che per esigenze televisive è serale e - per assurdo - sconfessa con i suoi orari e il buio la meritata nomea di sport estivo per eccellenza.

 

Ok, e quindi? Quindi si gioca, e tanto, e viene un po’ sconfessata un’altra reputazione, quella dei professionisti del baseball che - come dire? - non si ammazzano di lavoro o fatica. Certo, al profano vedere che per interi inning un esterno non deve neppure correre a recuperare una palla battuta al volo, perché non ne arrivano o vanno da un’altra parte, può fare una certa impressione: lo vedi lì, occhiali da sole avvolgenti, mano libera sul fianco e mano sul guanto penzoloni, e pensi che ci siano maniera più faticose di guadagnare un grande stipendio, ma sarebbe ingeneroso. Perché il baseball è sport di sforzi strenui a intervalli e di costanti sforzi mentali e psicologici: una volta che una palla è in gioco non c’è tempo di pensa

 

Ma soprattutto, la posa languida all’esterno arriva solo come risultato finale di giornate in cui c’è poco da scherzare sul piano dell’impegno. Prendiamo il percorso dei New York Yankees dopo l’All-Star Game. Da venerdì 12 a domenica 28 luglio gli Yankees hanno giocato e giocheranno ogni giorno. 17 di fila, di cui quattro alle 13.05, sette alle 19.05, due alle 19.10, due alle 20.10 e una alle 16.05. Però non è che uno arrivi allo stadio mezz’ora prima, no. C’è la cosiddetta batting practice, ovvero il lungo riscaldamento, con i giocatori che a turno si presentano nella gabbia di battuta, avvolgente in modo che qualsiasi palla vada solo verso il campo e non schizzi di lato o alle spalle in maniera pericolosa, e sempre a turno vanno all’esterno per prenderle al volo, abituandosi così a condizioni del vento, visibilità e luce della specifica giornata. In genere, la squadra di casa inizia la sua batting practice due ore e mezzo prima del primo lancio, dunque alle 10.35, 16.35, 16.40, 17.40 e 13.35 rispettivamente, nei casi citati. E di conseguenza per le partite delle 13.05 un giocatore deve arrivare allo stadio entro le 9.30, e via calcolando per le altre gare. Andandosene non prima di un’ora dopo la fine, e si sa bene che il baseball si sa quando inizia ma non si sa quando finisce, per la natura stessa dello sport. Diventa quindi una giornata di lavoro, non necessariamente strenuo e certamente preferibile mille volte a qualsiasi altro, e se moltiplicata per 17 consecutive, come accade ora agli Yankees ma a turno - e più volte - a tutte le altre, dà l’idea della stagione MLB come di un organismo vivente, che respira attraverso i 30 polmoni corrispondenti alle sue squadre, e che nel corso della stagione diffonde la percezione di esserci sempre, insomma di essere una presenza. Passate le 16, qualsiasi americano dotato dell’app necessaria può pensare di poter vedere una tra varie partite in diretta, praticamente ogni giorno da fine marzo a fine settembre, e questo capita solo nel baseball in questo periodo e comunque molto meno per NBA ed NHL durante la loro stagione, visto che in alcune serate il numero di gare disponibili è limitato. Il VERO sport americano, il vero passatempo, anzi, come è stato chiamato, nel senso più completo del termine. Era giusto ribadirlo.

 

FENOMENO. A proposito di Yankees, è loro il miglior bilancio della American League, e solo lievemente inferiore a quello dei Los Angeles Dodgers, leader della National League. Siamo solo in prossimità dei giorni della canicola, giusto ribadirlo, e mancano ancora oltre due mesi di regular season, ma al momento la potenziale World Series sarebbe tra due squadre storiche, che in finale si erano affrontate sette volte quando i Dodgers erano a Brooklyn e dunque si trattava di un ‘derby’ (7-1 per gli Yankees), e si sono poi trovate contro tre volte dal 1958 in poi, anno del passaggio a Los Angeles. Nel 1963 vinse LA, nelle memorabili sfide del 1977 e 1978 vinse NY ma il manager dei losangelini, Tommy Lasorda, si rifece poi nel 1981. Da allora, mai più Yankees-Dodgers in una World Series e non è ovviamente detto che accada in questa stagione. Vero che entrambe le squadre sembrano avere qualcosa in più, dato specialmente impressionante per NY in considerazione dei tantissimi infortuni: a roster ancora incompleto può capitare che un non-specialista dei fuoricampo come Didi Gregorius batta un pepitone da 4 punti (grande slam) per chiudere una partita contro la rivale Tampa Bay, e tutti a casa. Per curiosità, guardate (https://www.mlb.com/video/didi-gregorius-hits-a-grand-slam-5-to-right-center-field-gio-urshela-scores-gary?t=grand-slams) la reazione dei tifosi dietro casa base (settore Legends Suite, biglietti da parecchie centinaia di dollari a partita, e ad esempio se ne trovano da 500 per la gara di domenica contro Colorado) al momento del giro di mazza di Gregorius: saranno anche (ma solo in parte) tifosi che sono lì soprattutto per una serata di svago, ma di baseball capiscono, dato che appena sentono il suono della battuta comprendono che la palla finirà lontano, molto lontano.

Clicca qui per maggiori informazioni su tutte le scommesse online* sulla MLB 

*Si prega di essere consapevoli del fatto che questo link vi rimanderà al sito scommesse