Sì, ok, non si vede bene il disco. 

No, dai.

Ma se anche fosse - e comunque la qualità video delle telecronache, che in Italia sono su Dazn, è altissima - c’è tutto il resto, c’è la finale di una lega che dà giri di pista alla celebrata NBA per la varietà e la competitività vera dei suoi playoff, e senza che i suoi protagonisti sfilino ammirati dai media prima della partita. Boston contro St.Louis, da questa notte, su sette partite, con eventuale bella al TD Garden, dove tra l’altro è già partito l’assalto gastronomico: uno dei piatti introdotti per l’occasione è il Big Bad Burger, doppio cheeseburger zeppo di roba gustosa e letale, e che al posto del pane ha due mezze… ciambelle glassate (allo zucchero). O magari i biscotti Oreo (in parole povere i nostri Ringo, che tra l’altro furono così chiamati in onore di Ringo Starr, batterista dei Beatles) fritti in pastella e coperti da gelato alla vaniglia, caramello, crema di cioccolato e panna: e tutti a mangiare, con la scusa del freddo che emana dal ghiaccio, come se non ci fosse un domani. E del resto, con quelle calorie, grassi e carboidrati, un domani è difficile che ci possa essere.

Non ci sarà neanche per la squadra sconfitta, nel senso che dal giorno dopo la gara decisiva si parlerà di lei solo nella città delusa, lasciando tutta la scena alla vincitrice. Facile pensare ai Bruins, squadra esperta e in striscia vincente di sette partite, ma è rischioso buttarsi su pronostici nei playoff NHL, specialmente quando una delle finaliste viene da cinque mesi miracolosi. St.Louis, infatti, il 2 gennaio era la peggior squadra della lega. Lo sapete già, ma è giusto ripeterlo: nella storia, mai un club ultimo dopo l’1 gennaio aveva nemmeno vinto una serie di playoff, mentre questi rischiano di portare a casa la prima Stanley Cup dalla nascita, il 1967, l’anno del raddoppio delle squadre NHL. Come già scritto qui, Jordan Binnington, il portiere al debutto lo scorso 7 gennaio, è il nome a cui è più facile accostare la rimonta assurda, che per alcune ore nell’ultima giornata di campionato aveva anche portato i Blues al primo posto nella division: basti dire che Binnington ha parato 75 degli ultimi 77 tiri indirizzati verso la sua porta, anche se nei playoff il suo rendimento non è stato pari a quello della regular season. C’è una curiosità sul ragazzo, 25 anni: dato che in quel momento St.Louis non aveva una succursale nell’hockey minore, nel 2017-18 il goalie (=portiere) venne preso in prestito dai Providence Bruins, ovvero il club minore legato a Boston, e c’è caso che in vista della finale i tecnici dello staff siano andati a chiedere ai colleghi qualche consiglio per affrontarlo. Ad esempio, dettaglio banale ma piuttosto evidenziato dai media ‘tifosi’, se sia meglio tirare dal lato del guanto o della stecca, alto o basso, eccetera. Cosa farà Binnington in finale, ovviamente, non è dato saperlo: viviamo in un mondo mediatico in cui un giorno i giocatori dell’Ajax vengono elogiati per l’inesperienza sfacciata che li porta a vincere due trasferte europee consecutive e sette giorni dopo ad essere criticati per… l’inesperienza sfacciata che li porta ad essere eliminati al 95°, per cui nulla di quello che un debuttante ai playoff farà dovrà sorprenderci, se saremo saggi. Ovvero: inesperto è a prescindere, che questo sia un vantaggio (mente sgombra) o uno svantaggio (incapacità di gestire determinati momenti).

Dato che non si vive di sole parate sennò la massima aspirazione sarebbe uno 0-0, St.Louis avrebbe anche altri giocatori. Ad esempio Jaden Schwartz, 26 anni, ala sinistra canadese, che in regular season ha segnato 11 gol in 69 partite e nei playoff 12 in 19. Bingo. Con lui, molto seguito l’ala destra Vladimir Tarasenko, 27 anni, determinato ad essere l’ennesimo russo a vincere la Stanley Cup dopo la prima volta di Alex Ovechkin nel 2018. Per i Blues può davvero finire in gloria, o meglio Gloria: la canzone di Umberto Tozzi che nella versione di Laura Branigan viene eseguita a fine partita, in caso di vittoria.

E Boston? Beh, Boston… Sei Stanley cup vinte, l’ultima nel 2011, e quattro sono i giocatori rimasti da quel successo (4-3 su Vancouver): l’ala sinistra Brad Marchand (31 anni), il centro Patrick Bergeron (33), il centro ceco David Krejci (33, top scorer in quella edizione) e il difensore Zdeno Chara (42, altro ceco). Sono una roccia: squadra esperta, cattiva, vincente, potente. In porta un fenomeno come Tukka Rask, che nei playoff ha dominato la scena, con il 96,1% di parate e solo 1,29 gol subiti nella striscia di sette vittorie della squadra. Si parla sempre tanto di Marchand per il suo atteggiamento da duro, e non per nulla c’è una intera sezione dedicata al suo stile di gioco nel ritratto su Wikipedia, e Marchand è il classico atleta che pesta la linea tra il lecito e l’illecito ma garantisce sempre una carica infinita ai suoi. Ce ne sono in ogni sport: con la maglia altrui li detesti, con la maglia della tua squadra sono ‘guerrieri’. Sperando davvero di parlare di lui, in questa serie, solo per gol e assist.

I dettagli dei playoff di entrambe sono davvero curiosi: per i Bruins 57 gol totali, di cui 16 nel primo periodo, 16 nel secondo e 24 nel terzo più overtime, per i Blues… stessa cosa, periodo per periodo, così come è identico (22) il numero di gol segnati dalle due linee principali (Bergeron, Marchand, Pastrnak per Boston, Tarasenko, Schwartz e Schenn per St.Louis). È dunque difficilissimo fare un pronostico, considerando che nemmeno i due scontri diretti della regular season - casomai uno si affidasse a tale metro di giudizio, imperfetto come pochi - possono raccontare nulla: Boston vinse il primo 5-2, ma in porta nei Blues c’era ancora Jake Allen, mentre St.Louis ha vinto il secondo ma solo 2-1, allo shootout (rigori). Per la serie ‘ottimo aneddoto, ma non serve a niente per capire chi alzerà la Stanley Cup’. Per ora vista solo in tv, alla giornata di incontri delle due squadre con i media, dato che era a… Indianapolis, issata sulla vettura di Mario Andretti in un giro celebrativo delle 500 Miglia vinte dall’oriundo nel 1969. Tempo poche ore e il trofeo ha raggiunto Boston, anche se formalmente non servirà a nulla fino almeno a lunedì prossimo, data di gara4, mentre dopo gara1 di stanotte la scena sarà ancora al TD Garden mercoledì, per trasferirsi a St.Louis sabato.

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